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Gano di Maganza

Gano di Maganza, o Magonza, è un personaggio della "Chanson de Roland", poema del ciclo carolingio. Gano è il patrigno di Orlando quindi cognato di Carlo Magno, avendo sposato la madre di Orlando, Berta, sorella di Carlo Magno, dopo la morte del marito, Milone, per mano dei Saraceni. Pur essendo uno dei paladini del re, Gano tradisce la propria patria svelando ai Saraceni il modo per cogliere di sorpresa a Roncisvalle la retroguardia franca di ritorno dalla Spagna. A capo di essa c'è Orlando, suo figliastro e oggetto di odio, che esita a suonare l'olifante per chiedere soccorso, causando così la propria morte e quella dei suoi compagni. La retroguardia viene sconfitta, ma Gano avrà una punizione orribile per il suo tradimento: egli sarà squartato vivo e i suoi resti bruciati e sparsi al vento. La storia e il personaggio di Gano hanno dato adito alla leggenda della presunta disonestà dei Maganziesi. Dante Alighieri lo colloca nell'ultimo cerchio dell'Inferno tra i traditori della patria. Gano è presente anche nell' Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, col nome di Ganellone; qui combatte nell'assedio di Parigi contro i Saraceni invasori, ma il narratore accenna al tradimento di cui si macchierà in seguito. Nei Cinque Canti si vede peraltro già un Gano piuttosto subdolo, disposto ad aiutare le fate cattive Alcina e Morgana. Gano di Maganza fa inoltre parte dell'opera dei pupi siciliana.

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