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La monetazione di Petelia riguarda le monete emesse dalla città di Petelia (Πετηλία), un centro del Bruttium, la regione che grosso modo si sovrappone all'attuale Calabria.
La matrona era, nell'antica Roma, una donna che possedeva la cittadinanza romana ed aveva contratto un matrimonio romano con un uomo libero. Durante il periodo della repubblica romana il posto che in prevalenza le era riservato era quello della realtà domestica, col compito di prendersi cura della domus nell'ambito della famiglia romana, sotto la protezione e la tutela del pater familias, fosse esso il padre oppure il marito. Non le era in alcun modo consentito di ricoprire cariche pubbliche o avviare un'attività politica. L'eccezione più eclatante a questo riguardo era però quella costituita dal gruppo delle sei vergini vestali le quali, pur essendo donne, mantenevano un altissimo status sociale nell'ambito della religione romana con offerte a loro espressamente dedicate. Le matrone rappresentavano, nella società romana, quello che raffiguravano le divinità femminili più importanti, soprattutto nel loro ruolo di madri e mogli fedeli. La matrona era la madre (mater familias), dignitosa e rispettabile, responsabile della corretta manutenzione delle casa e della crescita dei figli; esente dal lavoro domestico e agricolo, tranne che per la filatura della lana, una tradizione che i romani facevano derivare dall'episodio storico del ratto delle sabine. In quanto madre di famiglia ha un certo potere all'interno della casa, dirige i servi e gli schiavi e viene chiamata "domina" (padrona). Le matrone romane avevano anche una loro festa appositamente celebrata a Roma, durante le calende di marzo, denominata Matronalia. Tra le donne più ammirate e stimate della storia romana ci sono le matrone Veturia (madre di Gneo Marcio Coriolano) e Cornelia (madre dei due Gracchi, Tiberio Gracco e Gaio Gracco). Durante l'impero romano, il termine è spesso usato in un senso più ampio a titolo onorifico, in particolare per le donne di più illustre lignaggio, quali Antonia minore, Servilia Cepione e Clodia. Sembra anche che le matrone si siano, almeno in certe occasioni, coalizzate e organizzate, come dimostra la loro richiesta di abolizione della Lex Oppia e la loro opposizione alle misure del secondo triumvirato; il tutto anche se agli uomini romani questo comportamento appariva come altamente inappropriato per una matrona rispettabile. Una matrona poteva essere riconosciuta dalla sua stola e dai capelli intrecciati con vittae (fasce), considerate necessarie come oggetti da indossare tra i capelli. Nelle prime chiese cristiane vi era un apposito spazio a loro dedicato, di solito una loggia sopraelevata, chiamato matroneo. Nel linguaggio corrente il termine è venuto col tempo a indicare una signora dalla particolare dignità e gravità ma anche, con accezione dispregiativa, un'anziana sovrappeso. L'accezione dispregiativa è storicamente infondata, vista l'importanza dello "status" di matrona nell'impero romano quale esempio della prima emancipazione femminile. "Matrona", oltre ad essere, nell'impero romano uno status molto importante della donna, con i secoli è anche diventato nome comune di donna e nel V secolo di una santa, la cui ricorrenza è il 25 gennaio (santa patrona di San Prisco (CE)). Durante il medioevo la parola invece indicava la donna matura che aiuta le giovani a partorire, col significato quindi di levatrice.
Gaio Giulio Cesare (in latino: Gaius Iulius Caesar, AFI: [ˈgaj.jʊs ˈjuː.lɪ.ʊs ˈkaɛ̯.sar]; nelle epigrafi C·IVLIVS·C·F·CAESAR e DIVVS IVLIVS; in greco antico: Γάϊος Ἰούλιος Καῖσαρ, Gáïos Iúlios Kaîsar; Roma, 13 luglio 101 a.C. o 12 luglio 100 a.C. – Roma, 15 marzo 44 a.C.) è stato un militare, politico, console, dittatore, pontefice massimo, oratore e scrittore romano, considerato uno dei personaggi più importanti e influenti della storia.Ebbe un ruolo fondamentale nella transizione del sistema di governo dalla forma repubblicana a quella imperiale. Fu dittatore (dictator) di Roma alla fine del 49 a.C., nel 47 a.C., nel 46 a.C. con carica decennale e dal 44 a.C. come dittatore perpetuo, e per questo ritenuto da Svetonio il primo dei dodici Cesari, in seguito sinonimo di imperatore romano. Con la conquista della Gallia estese il dominio della res publica romana fino all'oceano Atlantico e al Reno; portò gli eserciti romani a invadere per la prima volta la Britannia e la Germania e a combattere in Spagna, Grecia, Egitto, Ponto e Africa. Il primo triumvirato, l'accordo privato per la spartizione del potere con Gneo Pompeo Magno e Marco Licinio Crasso, segnò l'inizio della sua ascesa. Dopo la morte di Crasso (Carre, 53 a.C.), Cesare si scontrò con Pompeo e la fazione degli optimates per il controllo dello stato. Nel 49 a.C., di ritorno dalla Gallia, guidò le sue legioni attraverso il Rubicone, pronunciando le celebri parole «alea iacta est», e scatenò la guerra civile, con la quale divenne capo indiscusso di Roma: sconfisse Pompeo a Farsalo (48 a.C.) e successivamente gli altri optimates, tra cui Catone l'Uticense, in Africa e in Spagna. Con l'assunzione della dittatura a vita diede inizio a un processo di radicale riforma della società e del governo, riorganizzando e centralizzando la burocrazia repubblicana. Il suo operato provocò la reazione dei conservatori, finché un gruppo di senatori, capeggiati da Marco Giunio Bruto, Gaio Cassio Longino e Decimo Bruto, cospirò contro di lui uccidendolo, alle Idi di marzo del 44 a.C. (15 marzo 44). Nel 42 a.C., appena due anni dopo il suo assassinio, il Senato lo deificò ufficialmente, elevandolo a divinità. L'eredità riformatrice e storica di Cesare fu quindi raccolta da Ottaviano Augusto, suo pronipote e figlio adottivo.Le campagne militari e le azioni politiche di Cesare sono da lui stesso dettagliatamente raccontate nei Commentarii de bello Gallico e nei Commentarii de bello civili. Numerose notizie sulla sua vita sono presenti negli scritti di Appiano di Alessandria, Svetonio, Plutarco, Cassio Dione e Strabone. Altre informazioni possono essere rintracciate nelle opere di autori suoi contemporanei, come nelle lettere e nelle orazioni del suo rivale politico Cicerone, nelle poesie di Catullo e negli scritti storici di Sallustio.