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Il Vangelo secondo Giovanni è uno dei quattro vangeli canonici contenuti nel Nuovo Testamento della Bibbia cristiana. Esso si presenta come la trascrizione da parte di autori anonimi della testimonianza del «discepolo che Gesù amava» (cfr. 21, 20-24; allo stesso risultato si perviene anche confrontando 19, 25 con 19, 35), che la tradizione identifica con l'apostolo Giovanni, figlio di Zebedeo. Oggi gli studiosi fanno comunque spesso riferimento anche a una scuola giovannea nella quale sarebbe maturata la redazione del vangelo e delle lettere attribuite all'apostolo. Scritto in greco, è composto da 21 capitoli e come gli altri vangeli narra il ministero di Gesù. Il Vangelo secondo Giovanni è notevolmente diverso dagli altri tre vangeli, detti sinottici, anche se sembra presupporre la conoscenza almeno del Vangelo secondo Marco, di cui riproduce talvolta espressioni peculiari. Mentre i sinottici si basano sulla predicazione del Regno di Dio da parte di Gesù, il quarto vangelo approfondisce la questione dell'identità del Cristo, inserendo ampie digressioni teologiche. In particolare Gesù viene identificato con il Logos divino, preesistente alla formazione del mondo. Il concetto di "logos" era stato utilizzato in vario modo nella filosofia greca già da alcuni secoli; ne scrivono ad esempio Cleante ed altri filosofi stoici. Giovanni, però, se ne distacca sottolineando ripetutamente anche l'umanità di Gesù, che, per esempio, scoppia in lacrime per la morte di Lazzaro.
La Lettera ai Romani o Epistola ai Romani è un testo in lingua greca del Nuovo Testamento scritto da Paolo di Tarso, l'apostolo dei Gentili (Romani 11,13) e indirizzata ai cristiani di Roma, da lui definiti come noti "in tutto il mondo" (Romani 1,8) per la loro grande fede. La lettera, la più lunga tra quelle composte da Paolo, è considerata la sua più importante eredità teologica. Gli studiosi biblisti concordano che essa fu composta per spiegare che la salvezza è offerta attraverso il Vangelo di Gesù Cristo.
Giuda Iscariota (in ebraico: יהודה איש־קריות?, Yəhûḏāh ʾΚ-qəriyyôṯ in arabo: يهوذا الإسخريوطي; Kerioth, ... – Gerusalemme, 26-36), figlio di Simone, è stato uno dei dodici apostoli di Gesù, quello che secondo il Nuovo Testamento lo ha tradito per trenta denari (Matteo 26:14-16) attraverso il gesto di un bacio. L'Iscariota è stato quindi una figura chiave durante la passione di Gesù (la notte del giovedì santo) e successivamente si è suicidato, essendo perseguitato dalla colpa, tuttavia le fonti che riportano tali eventi sono in contraddizione e non riconosciute come storicamente valide. La comunità cristiana lo ritiene l'uomo simbolo del tradimento, l'esatto significato del nome Iscariota è sconosciuto, anche se alcune interpretazioni hanno suggerito che il termine potrebbe indicare «uomo di Kariot» (ish Kariot). Secondo altri potrebbe derivare dal persiano Isk Arioth, ovvero «colui che serve» oppure «colui che sa». Giuda Iscariota non va confuso con Giuda Taddeo (fratello di Giacomo il Minore) e nemmeno con il quarto figlio di Giacobbe fondatore della tribù di Giuda.
Taddeo o Giuda di Giacomo o Giuda Taddeo Lebbeo (... Persia, 28 ottobre 70) stato uno degli apostoli di Ges e primo Catholicos di tutti gli Armeni, da non confondere con Giuda Iscariota che trad Ges . venerato da tutte le chiese cristiane che ammettono il culto dei santi. Poche sono le informazioni che riguardano questo apostolo e tutte fanno riferimento al Nuovo Testamento. Gli sono attribuiti l'apocrifo Vangelo di Taddeo e, secondo la tradizione, la canonica Lettera di Giuda ritenuta per scritta da Giuda, - come di seguito illustrato - secondo i teologi evangelici e invece pseudoepigrafica da altri studiosi. Giuda Taddeo ebbe come fratello Giacomo, da alcuni identificato come Giacomo il Minore; figlio di Maria di Cleofa, una delle Tre Marie presenti sotto la croce, e di Alfeo, che a sua volta era fratello di Giuseppe; Giuda Taddeo era dunque cugino di Ges .
Il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno come giornata per commemorare le vittime dell'Olocausto. È stato così designato dalla risoluzione 60/7 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005, durante la 42ª riunione plenaria. La risoluzione fu preceduta da una sessione speciale tenuta il 24 gennaio 2005 durante la quale l'Assemblea generale delle Nazioni Unite celebrò il sessantesimo anniversario della liberazione dei campi di concentramento nazisti e la fine dell'Olocausto. Si è stabilito di celebrare il Giorno della Memoria ogni 27 gennaio perché in quel giorno del 1945 le truppe dell'Armata Rossa, impegnate nella offensiva Vistola-Oder in direzione della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.
Giacomo di Zebedeo, detto anche Giacomo il Maggiore (Betsaida, ... Gerusalemme, 44), fa parte della lista dei dodici apostoli di Ges , secondo quanto riportato dai Vangeli e dagli Atti degli Apostoli. detto Maggiore per distinguerlo dall'apostolo omonimo, Giacomo di Alfeo, detto Minore o "il fratello del Signore". Figlio di Zebedeo e di Salome, era il fratello di Giovanni apostolo; secondo i vangeli sinottici Giacomo e Giovanni erano assieme al padre sulla riva del lago quando Ges li chiam per seguirlo. Stando al Vangelo secondo Marco, Giacomo e Giovanni furono soprannominati da Ges Boanerghes, figli del tuono , Giacomo fu uno dei tre apostoli che assistettero alla trasfigurazione di Ges . Secondo gli Atti degli Apostoli fu messo a morte dal re Erode Agrippa I. venerato da tutte le Chiese cristiane che riconoscono il culto dei santi.
Giacomo il Giusto (Nazareth, ... – Gerusalemme, 62) è stato il capo della Chiesa di Gerusalemme dopo la morte di Gesù. Gli è attribuita la paternità della Lettera di Giacomo del Nuovo Testamento. L'esegesi attuale quasi unanimemente lo distingue da entrambi gli apostoli di nome Giacomo (Giacomo il Maggiore e Giacomo il Minore), rispetto ai quali è identificato attraverso vari epiteti: Giacomo il fratello del Signore da Paolo (Galati 1,19 Ga1,19), Giacomo il Giusto da Egesippo e Flavio Giuseppe (i quali - va notato - lo chiamano anche "fratello del Signore", esattamente come Paolo: ciò avvalora l'interpretazione cattolica tradizionale, che identifica il Giusto e il fratello del Signore nella stessa persona), Giacomo di Gerusalemme, Giacomo Adelphotheos e in altri modi ancora. Le informazioni sulla sua vita sono scarse e non sempre concordi; le fonti principali della sua vita, oltre a qualche accenno nei Vangeli (Mc6,3-4; Mt13,55-56), sono gli Atti degli apostoli (At12,17;15,13;21,18), le lettere di Paolo (Gal1,19;2,9), le Antichità giudaiche e san Girolamo (il quale cita la definizione di Egesippo).