Accedi all'area personale per aggiungere e visualizzare i tuoi libri preferiti
I guelfi bianchi e i guelfi neri furono le due fazioni in cui si divisero intorno alla fine del XIII secolo i guelfi di Firenze, ormai il partito egemonico in città dopo la cacciata dei ghibellini. Le due fazioni lottavano per l'egemonia politica, e quindi economica, in città. A livello della situazione extracittadina, seppur entrambe sostenitrici del papa, erano opposte per carattere politico, ideologico ed economico. I guelfi bianchi, favorevoli alla signoria, erano un gruppo di famiglie aperte alle forze popolari, perseguivano l'indipendenza politica ed erano fautori di una politica di maggior autonomia nei confronti del pontefice, rifiutandone l'ingerenza nel governo della città e nelle decisioni di varia natura. I guelfi neri, invece, che rappresentavano soprattutto gli interessi delle famiglie più ricche di Firenze, erano strettamente legati al papa per interessi economici e ne ammettevano il pieno controllo negli affari interni di Firenze, incoraggiando anche l'espansione dell'autorità pontificia in tutta la Toscana. La rivalità tra i guelfi bianchi e i guelfi neri fu al centro della vita sociale e politica, tra la fine del XIII secolo e il primo decennio del Trecento a Firenze, a Pistoia e in altre città della Toscana. Episodi storici legati ai contrasti nati all'interno del Partito guelfo sono ampiamente trattati nella Divina Commedia, che proprio in quegli anni veniva scritta da Dante Alighieri.
Dino Compagni (Firenze, 1246/1247 – Firenze, 26 febbraio 1324) è stato un politico, scrittore, storico e mercante italiano.
La Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi è un trattato di carattere storiografico del fiorentino Dino Compagni.
Piero di Lorenzo de' Medici, detto il Fatuo o lo Sfortunato (Firenze, 15 febbraio 1472 – Castelforte, 28 dicembre 1503), è stato un politico e militare italiano, figlio primogenito di Lorenzo de' Medici e Clarice Orsini e fratello di Giovanni de' Medici, il futuro Papa Leone X.
La Nova Cronica è la cronaca storica in 13 libri, scritta per i primi 11 libri e 102 capitoli da Giovanni Villani, e, dopo la morte di quest'ultimo nel 1348, per i capitoli restanti dai parenti Matteo e Filippo.
Guelfi e ghibellini erano le due fazioni contrapposte nella politica italiana del Basso Medioevo, in particolare dal XII secolo sino alla nascita delle Signorie nel XIV secolo. Le origini dei nomi risalgono alla lotta per la corona imperiale dopo la morte dell'imperatore Enrico V, avvenuta nel 1125, fra le casate bavaresi e sassoni dei Welfen, da cui la parola «guelfo», con quella sveva degli Hohenstaufen, signori del castello di Waiblingen, anticamente Wibeling, da cui la parola «ghibellino». Successivamente – dato che la casata sveva acquistò la corona imperiale e, con Federico I Hohenstaufen, cercò di consolidare il proprio potere nel Regno d'Italia – in questo ambito politico la lotta passò a designare chi appoggiava l'impero (ghibellini) e chi lo contrastava sostenendo il papato (guelfi). Nei castelli del tempo i merli delle mura erano guelfi se squadrati e ghibellini se a coda di rondine.
Giovanni Villani (Firenze, 1280 – Firenze, 1348) è stato un mercante, storico e cronista italiano, noto soprattutto per aver scritto la Nuova Cronica, un resoconto storico della città di Firenze e delle vicende a lui coeve.
Buondelmonte de' Buondelmonti (... – Firenze, 1216) è un personaggio storico fiorentino del primo Duecento. Giovanni Villani lo descrisse come un personaggio rissoso, fidanzato con una donna di casa Amidei, per sanare una zuffa di pochi mesi prima. Quando Buondelmonte ruppe il fidanzamento perché si era nel frattempo innamorato di una donna di casa Donati, il mancato matrimonio fu visto come una terribile offesa per gli Amidei, i quali giurarono di vendicarsi. Gli Amidei tennero consiglio sul da farsi e, nonostante le molte indecisioni, venne decisa la strada più dura, quella di vendicare l'offesa con l'omicidio di Buondelmonte (famosa è la frase di Mosca dei Lamberti che disse Cosa fatta capo ha, nel senso che una risoluzione per quanto drastica era sempre meglio di uno stallo nell'indecisione). Così Buondelmonte venne assassinato la mattina di Pasqua di quello stesso anno, mentre si recava alle nuove nozze. Il Villani addita quest'episodio di sangue come la prima scintilla che portò la città a spaccarsi nelle fazioni di guelfi e ghibellini attraverso le vendette incrociate delle consorterie. Dante credette ciecamente a questa versione dei fatti e più volte indica il mancato matrimonio e la vendetta degli Amidei come la causa primaria della rovina di Firenze, per esempio nell'episodio di Mosca dei Lamberti (Inf. XXVIII, vv. 103-111) o in quello di Cacciaguida (Pd. XVI, vv. 140-141) dove cita espressamente anche Buondelmonte. La vicenda di Buondelmonte è inoltre narrata da Matteo Bandello in una sua Novella e da Brunetto Latini nelle sue cronache. La vicenda viene narrata anche nell'opera di Dino Compagni, Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi.