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Maria Luisa Cicci, detta anche Maria Luigia Cicci e nota come Erminia Tindaride e l'Incognita, (Pisa, 14 settembre 1760 – Pisa, 8 marzo 1794) è stata una poetessa italiana dallo stile anacreontico. Non è rimasto quasi niente dei suoi scritti: chiese di darli alle fiamme poco prima di morire. Alcuni compagni della Colonia degli Arcadi Alfei le dedicarono delle poesie. Secondo Giovanni Domenico Anguillesi, che scrisse la sua biografia in Poesie di Maria Luisa Cicci tra gli Arcadi Erminia Tindaride, Maria Luisa Cicci fu una poetessa di grande talento letterario, paragonabile ad Antoinette Des Houlières, e Giovanni Rosini la indicò come il suo primo punto di riferimento per avvicinarsi alla poesia.
Il Canzoniere, meno comunemente conosciuto con il titolo originale in latino Rerum vulgarium fragmenta (o, comprensivo del nome dell'autore, Francisci Petrarchae laureati poetae Rerum vulgarium fragmenta, "Frammenti di componimenti in volgare di Francesco Petrarca, poeta coronato d'alloro"), la storia, raccontata attraverso la poesia, della vita interiore di Francesco Petrarca. Composto a pi riprese nel corso di tutta la vita del poeta, il Canzoniere comprende 366 componimenti in versi italiani ed una delle opere principali della letteratura italiana.
Questa è una lista di persone presenti nell'enciclopedia che hanno il prenome Giovanni e come attività principale sono Poeti
Questa è una lista di persone presenti nell'enciclopedia che hanno il prenome Giovanni, suddivise per attività principale.
Giorgio Santi (Montieri, 15 aprile 1746 – Pienza, 30 dicembre 1822) è stato un naturalista, chimico, botanico, viaggiatore, geologo e zoologo italiano. Fu professore di Scienze naturali a Pisa dal 1782 al 1822 e direttore del Museo di Storia Naturale e Prefetto dell'orto botanico di Pisa dal 1782 al 1814.
Conte Giacomo Leopardi (al battesimo Giacomo Taldegardo Francesco di Sales Saverio Pietro Leopardi; Recanati, 29 giugno 1798 – Napoli, 14 giugno 1837) è stato un poeta, filosofo, scrittore, filologo italiano. È ritenuto il maggior poeta dell'Ottocento italiano e una delle più importanti figure della letteratura mondiale, nonché una delle principali del romanticismo letterario, sebbene criticherà sempre la corrente romantica di cui rifiuta l'arido vero, ritenendosi vicino al Classicismo. La profondità della sua riflessione sull'esistenza e sulla condizione umana – di ispirazione sensista e materialista – ne fa anche un filosofo di spessore. La straordinaria qualità lirica della sua poesia lo ha reso un protagonista centrale nel panorama letterario e culturale europeo e internazionale, con ricadute che vanno molto oltre la sua epoca. Leopardi, intellettuale dalla vastissima cultura, inizialmente sostenitore del classicismo, ispirato alle opere dell'antichità greco-romana, ammirata tramite le letture e le traduzioni di Mosco, Lucrezio, Epitteto, Luciano ed altri, approdò al Romanticismo dopo la scoperta dei poeti romantici europei, quali Byron, Shelley, Chateaubriand, Foscolo, divenendone un esponente principale, pur non volendo mai definirsi romantico. Le sue posizioni materialiste – derivate principalmente dall'Illuminismo – si formarono invece sulla lettura di filosofi come il barone d'Holbach, Pietro Verri e Condillac, a cui egli unisce però il proprio pessimismo, originariamente probabile effetto di una grave patologia che lo affliggeva ma sviluppatesi successivamente in un compiuto sistema filosofico e poetico. Morì nel 1837 poco prima di compiere 39 anni, di edema polmonare o scompenso cardiaco, durante la grande epidemia di colera di Napoli. Il dibattito sull'opera leopardiana a partire dal Novecento, specialmente in relazione al pensiero esistenzialista fra gli anni trenta e cinquanta, ha portato gli esegeti ad approfondire l'analisi filosofica dei contenuti e significati dei suoi testi. Per quanto resi specialmente nelle opere in prosa, essi trovano precise corrispondenze a livello lirico in una linea unitaria di atteggiamento esistenziale. Riflessione filosofica ed empito poetico fanno sì che Leopardi, al pari di Schopenhauer, Kierkegaard, Nietzsche e più tardi di Kafka, possa essere visto come un esistenzialista o almeno un precursore dell'Esistenzialismo.
Francesco Caiani (Montevarchi, ... – Firenze, ...) è stato un medico italiano. Nonostante nelle cronache il suo patronimico sia stato storpiato più volte fino ad assumere la forma definitiva di Caiani con cui è divenuto celebre, Francesco in realtà apparteneva alla famiglia Catani di Montevarchi e per questo era detto anche Francesco da Montevarchi o Francesco Montevarchi. Comunque sia Francesco Catani o Caiani fu, nella Firenze del '500, il medico più famoso del suo tempo tanto che Giorgio Vasari lo definì «fisico eccellentissimo». Era amico personale di Benedetto Varchi, suo conterraneo, che per questo lo nomina anche ne L' Ercolano come «l'eccellentissimo maestro Francesco Caiani col quale sono con molti e strettissimi nodi indissolubilmente legato». Medico delle star di Firenze veniva consultato dalle famiglie più nobili e facoltose. Come gli Strozzi a cui, oltre a quella del padre Filippo Strozzi, affidarono la salute della contessina Luisa, moglie di Luigi Capponi, avvelenata dal duca Alessandro perché non voleva cedere alle sue avances. «Chiamato subito Francesco da Montevarchi, fisico eccellente che nell'arte Ippocratica aveva in Italia in quei tempi pochi pari o nessuno, dal colore del volto e degli occhi si accorse che minacciata era da una sollevazione di bile, sicché prescrisse i farmachi e raccomandò la quiete e la tranquillità dell inferma». Ma la sua fama si estendeva anche al de la' degli Appennini come ricorda sempre Benedetto Varchi «essendo ito maestro Alessandro Menchi, mio nipote, a Ferrara con maestro Francesco Catani [sic] da Montevarchi, che è quel grande e dabbene uomo che voi sapete, per dover medicare l'illustrissima ed eccellentissima signora duchessa»Tra i suoi pazienti più illustri figurò anche Benvenuto Cellini che lo ricorda tre volte nella sua autobiografia perché, con la vita turbolenta che conduceva, aveva spesso bisogno di ricorrere alle sue cure mediche, come quando, nel 1560, fu anche lui vittima di un avvelenamento: «Così malcontento mi stavo in letto, e mi facevo medicare da quell'eccellentissimo uomo di Maestro Francesco da Monte Varchi, Fisico, e insieme seco mi medicava di cerusia Maestro Raffaello de' Pilli; perché quel silimato mi aveva di sorte arso il budello del sesso, che io non ritenevo punto lo sterco. E perché il detto Maestro Francesco, conosciuto che il veleno aveva fatto tutto il male che è poteva (perché ei non era stato tanto, che gli avessi sopraffatta la virtù della valida natura, che lui trovava in me) impero mi disse un giorno: Benvenuto, ringrazia Iddio, perché tu hai vinto; e non dubitare, che io ti voglio guarire per far dispetto ai ribaldi, che t' hanno voluto far male. Allora Maestro Raffaellino disse: Questa sarà una delle più belle e delle più difficil cure, che mai ci sia stato notizia; sappi, Benvenuto, che tu hai mangiato un boccone di silimato. A queste parole Maestro Francesco gli dette in su la voce, e disse: Forse fu egli qualche bruco velenoso? Io dissi, che certissimo sapevo che veleno gli era, e chi me l'aveva dato: e qui ognuno di noi tacette. Eglino mi attesono a medicare più di sei mesi interi; e più di un anno stetti, innanzi chi io mi potessi prevalere della vita mia». Caiani «che come il primo fisico della città [era] chiamato ed accarezzato dai più grandi e potenti», oltre a potersi permettere di essere un appassionato e un collezionista di opere d'arte, era anche un fine letterato che frequentava salotti importanti come quello di Laura Battiferri Ammannati e un protagonista del jet set fiorentino tanto che fu uno degli invitati al matrimonio di Francesco I de' Medici e di Giovanna d'Austria.