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Rina Chiarini (Empoli, 1909 – Empoli, 1995) è stata una partigiana italiana.
Guelfi e ghibellini erano le due fazioni contrapposte nella politica italiana del Basso Medioevo, in particolare dal XII secolo sino alla nascita delle Signorie nel XIV secolo. Le origini dei nomi risalgono alla lotta per la corona imperiale dopo la morte dell'imperatore Enrico V, avvenuta nel 1125, fra le casate bavaresi e sassoni dei Welfen, da cui la parola «guelfo», con quella sveva degli Hohenstaufen, signori del castello di Waiblingen, anticamente Wibeling, da cui la parola «ghibellino». Successivamente – dato che la casata sveva acquistò la corona imperiale e, con Federico I Hohenstaufen, cercò di consolidare il proprio potere nel Regno d'Italia – in questo ambito politico la lotta passò a designare chi appoggiava l'impero (ghibellini) e chi lo contrastava sostenendo il papato (guelfi). Nei castelli del tempo i merli delle mura erano guelfi se squadrati e ghibellini se a coda di rondine.
Giuliano Vanghetti (Greve in Chianti, 8 ottobre 1861 – Empoli, 4 maggio 1940) è stato un medico ortopedico italiano, famoso per aver condotto innovative sperimentazioni di protesi per arti amputati, in particolare quelli superiori. Di un certo rilievo fu anche il suo interesse alla linguistica: conoscitore di molte lingue, si occupò della promozione degli studi sulle lingue ausiliarie internazionali: l'interlingua e il latino sine flexione di Giuseppe Peano.
Il Congresso di Empoli, altrimenti noto - negli annali medioevali - con le denominazioni di Concilio di Empoli, Convenzione di Empoli, Dieta di Empoli, fu una riunione tenuta nel tardo settembre 1260 nell'omonima cittadina toscana in séguito alla sconfitta della Repubblica fiorentina nella battaglia di Montaperti. In tale occasione, si ritrovò convenuto tutto il cosiddetto "Parlamento Ghibellino" per decidere la sistemazione degli equilibri politico - economici della regione. La riunione si tenne al Palazzo Ghibellino in Empoli, proprio di fronte alla "Collegiata", e qui i ghibellini senesi e pisani (acerrimi nemici dei fiorentini, più per ragioni economiche che politiche) chiesero ai legati del re svevo Manfredi di mettere ai voti la proposta di radere al suolo Firenze. A questa richiesta si oppose con tutte le sue forze il capo dei Ghibellini di Firenze, Manente di Iacopo degli Uberti, detto "Farinata". Farinata degli Uberti riuscì a bloccare la votazione ed a salvare così Firenze dalla distruzione praticamente certa. Dante Alighieri celebrerà il merito dell'avversario politico nel celebre passo del Canto X dell'Inferno.