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Pietro Paolo Bencini (1669 ca. – Roma, 6 luglio 1755) è stato un compositore italiano.Nacque a Roma nel 1669 ca. Le sue prime cantate furono copiate in manoscritti databili entro il 1696. Nella quaresima del 1698 debuttò al Ss. Crocifisso di San Marcello con l'oratorio Susanna a propheta Daniele vindicata. Due anni più tardi, per l'anno santo 1700, per la confraternita della Pietà dei Fiorentini fu eseguito il suo oratorio L'innocenza protetta su libretto dell'abate Giacomo Buonaccorsi. Il 16 gennaio 1703 fu nominato maestro di cappella della chiesa nazionale tedesca di S. Maria dell'Anima, mantenendo l'incarico fino alla morte. Nel maggio 1705, grazie all'appoggio del cardinale Pietro Ottoboni, divenne maestro di cappella coadiutore a S. Maria in Vallicella, affiancando l'anziano titolare Giovanni Bicilli. Alla morte di quest'ultimo, nell'ottobre 1705 gli subentrò nell'incarico che mantenne fino al 1743. Dal gennaio 1727 alla morte fu anche maestro di cappella a S. Lorenzo in Dàmaso coadiuvato dal figlio Antonio. Nel febbraio 1743 fu nominato maestro della cappella Giulia nella basilica di S. Pietro, subentrando a Giuseppe Ottavio Pitoni, dove ebbe come coadiutore dal 1749 Niccolò Jommelli e poi, dal 1752, Giovanni Battista Costanzi.Morì a Roma il 6 luglio 1755 all'età di 86 anni circa, come riportato nel Diario ordinario di Roma (n. 5928).Restano di lui numerose composizioni sacre: (12 messe, salmi, inni, mottetti, ecc.) in cui adattò sapientemente alle voci le tecniche dello stile concertante e del concerto grosso, con ricchi effetti di contrasto. Compose inoltre 7 oratori, fra cui una Introduzione all'Oratorio della Passione (1706), commissionata dal cardinale Pietro Ottoboni in un stesso ciclo quaresimale che comprendeva oratori di Alessandro Scarlatti e Francesco Gasparini.Il figlio Antonio, compositore di oratori, cantate e intermezzi, morì a Roma il 13 marzo 1748.
Il basso continuo (detto anche basso cifrato o numerato) è la parte musicale di una partitura in cui è notata la linea più grave di una composizione. Esso fu regolarmente utilizzato in tutti i generi musicali vocali e strumentali a partire dall'inizio del XVII secolo fino al cadere del XVIII. Nel basso continuo viene notata in forma sintetica, su un unico rigo, la parte degli strumenti ad esso solitamente destinati (organo, clavicembalo, arpa, viola da gamba, tiorba, arciliuto ecc.). Grazie anche alle indicazioni numeriche (da cui il nome di basso numerato o cifrato), talvolta ma non necessariamente, presenti sulle note del basso continuo, gli esecutori potevano estemporaneamente realizzare per esteso l'armonia del brano mediante una successione di accordi ed altre note di abbellimento. Più esattamente i numeri (semplici, doppi, tripli) indicavano gli intervalli delle note da suonare rispetto alla nota del basso. Nella pratica, altri strumenti gravi, ad arco (violoncello, violone, contrabbasso) o a fiato (trombone, fagotto), potevano raddoppiare la linea del basso continuo. Il basso continuo non fu utilizzato soltanto nella pratica dell'accompagnamento, ma anche come linea-guida di una composizione per strumento a tastiera, elaborata all'impronta dall'organista o dal clavicembalista sulla base del basso numerato. È questa l'arte del suonare sopra al basso, già testimoniata ne L'organo suonarino (1605) di Adriano Banchieri, in cui vengono presentati alcuni versetti per organo da intercalare al canto gregoriano, notati su un «basso in canto figurato suonabile et cantabile», e poi menzionata nei manuali di basso continuo del XVII e XVIII secolo, come si ricava, per esempio, dal titolo del trattato di Francesco Gasparini L'armonico pratico al cimbalo. Regole, osservazioni ed avvertimenti per ben suonare il basso ed accompagnare sopra il cimbalo, spinetta ed organo (Venezia, 1708). Esempi di sonate sopra il basso sono i Bassi continui e le Sonate a due cimbali di Bernardo Pasquini. Grazie alla diffusione nella pratica tastieristica nel corso del XVII secolo, dal secolo seguente i bassi continui divennero anche la base dei partimenti, uno strumento didattico utilizzato per insegnare i fondamenti della composizione (armonia, contrappunto, fuga) nelle scuole di musica dei conservatori di Napoli e in altre scuole italiane dal XVIII secolo fino al XIX.