Incidente della Freedom Flotilla
L'incidente della Freedom Flotilla (o incidente della Mavi Marmara) si è verificato il 31 maggio 2010, quando una flottiglia di attivisti pro-palestinesi, conosciuta come la Freedom Flotilla per Gaza, trasportante aiuti umanitari ed altre merci, tra cui un carico di 10.000 tonnellate di calcestruzzo, ha tentato di violare il blocco di Gaza ed è stata intercettata da forze navali israeliane nelle acque internazionali del Mar Mediterraneo, nell'ambito dell'operazione navale denominata dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF) "Operazione Brezza Marina".
Alcuni giorni prima dell'incidente gli organizzatori avevano preannunciato le proprie intenzioni - non tanto di portare aiuti umanitari quanto piuttosto di forzare il blocco - con l'obiettivo di sollevare l'attenzione dell'opinione pubblica in favore di Gaza. Alla notizia il governo di Israele aveva fatto sapere che non avrebbe acconsentito alla violazione del blocco, ed aveva proposto ed organizzato l'accompagnamento delle navi al porto di Ashdod, ed il conseguente trasporto degli aiuti via terra verso Gaza.
Cinque delle sei navi sono state abbordate con la forza e poste sotto controllo Israeliano.
Gli attivisti a bordo dell'imbarcazione più grande della flottiglia, la MV Mavi Marmara, hanno reagito, aggredendo con coltelli le forze speciali israeliane Shayetet 13 che avevano assaltato la nave. Dieci commando israeliani sono rimasti feriti, di cui due gravemente. I soldati israeliani hanno utilizzato le armi e nove attivisti dell'IHH sono stati uccisi mentre un decimo passeggero è morto dopo a causa delle sue ferite riportate. Ci sono state dozzine di feriti e centinaia di arrestati; nei video ad immagine termica diffusi dall'IDF ed in quelli delle telecamere di sicurezza della nave si vedono i soldati scendere dagli elicotteri e calarsi a bordo della nave, ed un numero elevato di persone presenti sulla tolda della nave prepararsi ad aggredirli con bastoni, coltelli, catene e sbarre metalliche. Funzionari israeliani hanno accusato l'IHH di aver inviato un gruppo di attivisti sulla Mavi Marmara per istigare violenze; la IHH ha respinto le accuse.Il 5 giugno una settima nave, la Rachel Corrie, apparentemente battente bandiera irlandese, ha tentato di forzare il blocco; dopo aver rifiutato per quattro volte di seguire le indicazioni della Marina israeliana, è stata abbordata dalle forze israeliane senza incidenti, ed accompagnata al porto di Ashdod.
L'incidente ha seriamente compromesso le relazioni tra Turchia e Israele.La Corte Penale Internazionale nel 2019 ordina al pubblico ministero di considerare la possibilità di perseguire Israele per l’arrembaggio, costato dieci morti, compiuto nel 2010 ai danni del traghetto turco Mavi Marmara e delle altre imbarcazioni della Freedom Flotilla diretta alla Striscia di Gaza. Fatou Bensouda, la procuratrice, nel 2014 aveva deciso di non perseguire Israele, sostenendo che i fatti non erano «abbastanza gravi» anche se si riteneva «ragionevole pensare» che fossero stati commessi crimini di guerra. Decisione confermata nel 2017. Ora i giudici di appello (tre favorevoli-due contrari), accogliendo il ricorso delle Comore, proprietarie di una delle navi assaltate, hanno ordinato di riconsiderare, prima del 2 dicembre 2019, la necessità di portare Israele in giudizio al tribunale dell’Aia.