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Negli Stati Uniti d'America una riserva indiana (in inglese: Indian reservation) è una denominazione legale che indica una porzione di terra gestita da una tribù nativa americana riconosciuta dal governo federale, sotto il controllo del Bureau of Indian Affairs (Agenzia degli Affari indiani) o dei governi degli stati federali nei quali le riserve si trovano. Ciascuna delle 326 riserve indiane degli Stati Uniti è associata a una particolare Nazione. Non tutte le 567 tribù riconosciute del paese hanno una riserva — alcune tribù hanno più di una riserva, alcune condividono le riserve, mentre altre non ne hanno. In aggiunta, a causa delle assegnazioni di terre del passato, che hanno condotto ad alcune vendite ad Americani non nativi, alcune riserve sono notevolmente frammentate, con ciascuna porzione di terra tribale, individuale e detenuta privatamente che costituisce un'enclave separata. Questo miscuglio di proprietà immobiliari pubbliche e private crea significative difficoltà amministrative, politiche e legali.Complessivamente l'area di tutte le riserve è di 56 200 000 acri (227 000 km²), circa la dimensione dell'Idaho. Benché la maggior parte delle riserve siano piccole rispetto agli stati statunitensi, ci sono 12 riserve indiane più grandi del Rhode Island. Quella più grande, la Riserva della Nazione Navajo, è simile nelle dimensioni alla Virginia Occidentale. Le riserve sono distribuite in modo irregolare in tutto il paese; la maggioranza si trovano ad ovest del fiume Mississippi e occupano terre che furono prima riservate per trattato o "concesse" dal pubblico demanio.Poiché le tribù possiedono il concetto di sovranità tribale, anche se limitata, le leggi in vigore sulle terre tribali variano rispetto a quelle dell'area circostante. Queste leggi, per esempio, possono permettere casinò legali nelle riserve, che attraggono i turisti. Spesso il consiglio tribale, non il governo locale né il governo federale, ha la giurisdizione sulle riserve. Riserve diverse hanno sistemi di governo diversi, che possono o meno replicare le forme di governo che si trovano fuori dalla riserva. La maggior parte delle riserve native americane furono istituite dal governo federale; un numero limitato, principalmente nell'Est, devono la loro origine al riconoscimento statale.Il nome "riserva" proviene dal concezione delle tribù native americane come sovrane, al tempo in cui fu ratificata la Costituzione statunitense. Così, i primi trattati di pace (spesso firmati sotto coercizione) nei quali le tribù native americane cedevano grandi porzioni di terra agli Stati Uniti, designavano anche le particelle che le tribù, come sovrani, "riservavano" a sé stesse, e quelle particelle vennero ad essere chiamate "riserve". Il termine rimase in uso anche dopo che il governo federale cominciò a ricollocare con la forza le tribù in porzioni di terra con le quali esse non avevano alcun legame storico. Oggi la maggioranza dei Nativi americani e dei Nativi dell'Alaska vivono in luoghi diversi dalle riserve, spesso in città occidentali più grandi come Phoenix e Los Angeles. Nel 2012, vi erano oltre 2,5 milioni di Nativi americani, di cui circa 1 milione vivevano nelle riserve.Il 9 luglio 2020, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito nella sentenza McGirt v. Oklahoma che quasi la metà del territorio dell'Oklahoma deve considerarsi una riserva indiana ai fini della legge penale federale statunitense.
Con l'espressione nativi americani si intende indicare le popolazioni che abitavano il continente americano prima della colonizzazione europea e i loro odierni discendenti. L'etnonimo indiani d'America (anche pellirosse) era utilizzato per indicare i nativi americani ma non è univoco ed è stato spesso oggetto di discussione. Nei paesi ispanofoni dell'America Latina si usa prevalentemente il termine indios, mentre negli Stati Uniti d'America si usa l'espressione indiani d'America, benché ormai non sia più considerata un'espressione politicamente corretta. L'uso del termine indiano si deve a Cristoforo Colombo che, in cerca di una rotta che consentisse di raggiungere l'Asia attraversando l'oceano Atlantico, credette di aver raggiunto le Indie Orientali, ignaro invece di aver toccato le coste di un continente allora sconosciuto agli Europei; gli Spagnoli battezzarono quindi il nuovo mondo "Indie occidentali", e solo successivamente America, in onore di Amerigo Vespucci.Secondo l'ipotesi scientifica più accreditata, 13.000 anni fa l'uomo sarebbe migrato dall'Asia verso l'America attraverso la Beringia, una lingua di terra che all'epoca univa i due continenti. Questi uomini si sarebbero poi spostati più a sud fino ad abitare tutto il continente e diversificandosi in migliaia di etnie e tribù differenti. In Centro e Sud America i nativi americani si organizzarono in grandiose civiltà come i maya e gli aztechi nell'odierno Messico e gli incas sulla cordigliera delle Ande mentre in America del Nord i Nativi americani rimasero prevalentemente popolazioni nomadi o seminomadi. Parecchie aree del continente sono ancora popolate da nativi americani; specialmente in America Latina dove, insieme ai mestizo, costituiscono la maggioranza della popolazione. Negli Stati Uniti d'America e in Canada i nativi americani, invece, costituiscono ormai soltanto un'esigua minoranza. Ancora oggi nei paesi dell'America si parlano almeno un migliaio di lingue indigene diverse. Alcune fra queste, come ad esempio il quechua, l'aymara, il guaraní, le lingue maya e il nahuatl, sono parlate da milioni di persone. Molti, inoltre, conservano pratiche e usanze culturali di vario grado, incluse pratiche religiose, di organizzazione sociale e pratiche di sussistenza. Alcuni popoli indigeni vivono ancora in uno stato di relativo isolamento dalle società moderne e altre addirittura non sono mai entrate in contatto con esse o con l'uomo occidentale.I nativi americani presentano caratteristiche somatiche affini alle popolazioni asiatiche: occhi allungati, zigomi sporgenti, con in più la quasi assenza di barba e capigliature perlopiù scure e lisce. Questi caratteri portarono gli antropologi a ipotizzare la loro origine ereditata dagli antichi asiatici, che avevano attraversato lo stretto di Beriin durante l'epoca preistorica, ipotesi confermata da successivi studi linguistici e, soprattutto, genetici.
Per genocidio dei nativi americani, detto anche genocidio indiano, olocausto americano (in inglese Indian Holocaust, American Holocaust) o catastrofe demografica dei nativi americani alcuni storici e divulgatori intendono il calo demografico e lo sterminio dei nativi americani (detti anche indiani d'America nel nord America o, indios e amerindi, nel centro e nel sud America), avvenuto dall'arrivo degli europei nel XV secolo alla fine del XIX secolo. Si ritiene che tra i 55 e i 100 milioni di nativi morirono a causa dei colonizzatori, come conseguenza di guerre di conquista, perdita del loro ambiente, cambio dello stile di vita e soprattutto malattie contro cui i popoli nativi non avevano difese immunitarie, mentre molti furono oggetto di deliberato sterminio poiché considerati barbari. Secondo Thornton, solo nel nord America morirono 18 milioni di persone. Per altri autori la cifra supera i 100 milioni, fino ad arrivare a 114 milioni di morti in 500 anni.