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Italiano popolare

L italiano popolare rappresenta quella variet dell'italiano parlato o scritto dagli incolti (o analfabeti) e dai semicolti (persone, queste ultime, che pur avendo ricevuto un'istruzione di base, non hanno una piena competenza dell'italiano scritto, poich di rado si trovano a produrre testi, soprattutto scritti, "e rimangono pertanto sempre legati alla sfera dell'oralit "). L'italiano popolare si colloca nelle posizioni pi basse dell'asse diastratico; in direzione del parlato per quanto riguarda l'asse diamesico (ma troviamo delle tracce anche nello scritto) e rappresenta il registro pi alto per chi di solito parla il dialetto. L'etichetta di italiano popolare fu introdotta nel 1970 da Tullio De Mauro e Manlio Cortelazzo. Il primo lo definiva il modo d'esprimersi di un incolto che, sotto la spinta di comunicare e senza addestramento, maneggia quella che ottimisticamente si chiama la lingua nazionale , il secondo come il tipo di italiano imperfettamente acquisito da chi ha per madrelingua il dialetto . Alcuni studiosi, partendo dalla concezione di De Mauro in cui si mette in dubbio l'effettiva presenza di un italiano standard, hanno valutato positivamente l'italiano popolare, considerandolo la ricchezza di quelle classi sociali aventi una competenza linguistica minima, ma pura e autentica. Altri studiosi, partendo dalla concezione di Cortelazzo e riconoscendo ampio vigore all'italiano standard, hanno evidenziato l'inferiorit dell'italiano popolare, sostenendo la necessit di estirparlo.

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