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L'arte informale è una corrente artistico-pittorica della fine degli anni '40 (se ne parlava già dieci anni prima), nata in linea con l'espressionismo astratto americano per poi evolversi in varie correnti a dipendere dal territorio. Abbiamo infatti l'informale americano, quello europeo e pure una ristretta cerchia in Giappone detta Gruppo Gutai. L'informale si protrae sino a circa i primi anni Sessanta del Novecento. A seguito delle enormi devastazioni e sofferenze portate dalla seconda guerra mondiale, nemmeno gli artisti hanno più certezze. Non si tratta di un movimento in senso stretto ma dell’atmosfera che si viene a creare in quel momento storico, dominata da una forte critica verso tutto ciò che potesse essere ricondotto a una forma, intesa come concepita a priori, ossia prima dell’esperienza. Passioni, tensioni e disagi devono emergere senza il filtro della ragione astratta. Il termine Informale viene coniato nel 1951 dallo studioso francese Antoni Tàpies e prevale in virtù della sua genericità: le altre denominazioni possibili erano Art Autre, che evidenziava la distanza assoluta di questo tipo di arte dalle precedenti, oppure Tachisme, che fa riferimento a un modo particolare di distribuire il colore a macchie, quest'ultimo solo per quanto riguarda la pittura. Si possono individuare nell’arte Informale varie matrici, tra cui Dada, Espressionismo e Surrealismo. La pittura diventa informale e si sottrae al figurativo, ma anche alla geometria e al rigore matematico che caratterizzano l'astrattismo. E sta proprio qui il vero cambiamento portato avanti da questi artisti, oltre che smontare la forma e renderla un qualcosa di informe appunto applicano alla loro pittura molti materiali diversi come prima di loro non si era fatto, soprattutto materiali poveri come sabbia, sassi, carta di giornale, cocci di vetro e molti altri materiali innovativi con la quale ogni artista nel suo singolo sperimenta. L'informale è una concezione ribelle dell'arte, infatti "rifiuta la forma" per intervenire direttamente nella materia con un segno espressivo e un gesto spontaneo, ma non va intesa come "non forma". Il gesto in particolare è il momento creativo allo stato puro, diviene quasi un momento di culto, come era avvenuto anche nel movimento Dada, da cui riprende questo aspetto: anche un puro gesto di protesta, come realizzare macchie senza un’apparente forma, può generare un’emozione. L’arte diviene lo stesso atto di dipingere, va oltre al dipinto eseguito. Non si tratta di un movimento artistico omogeneo: raccoglie anche tendenze contrapposte dal momento che non presuppone di attenersi a regole o modelli costituiti ma fa riferimento al motto del “quid ed ora”, da esprimere nel modo più libero, spontaneo e violento possibile. Per quanto riguarda la scultura informale invece, si possono applicare gli stessi precetti. Non ci sono molti esempi di scultori prettamente informali ma ci sono esempi in molte opere di Alberto Burri (anche di Land Art) e altri come Umberto Milani e Francesco Somaini. Ai materiali e al colore corrisponde un'idea: ad esempio superfici corrugate e bugnate irregolarmente possono suscitare sgradevolezza o aggressività, mentre al contrario superfici lisce e vellutate richiamano sentimenti di serenità. Nell'espressionismo astratto americano, l'esprimere sentimenti e percezioni era un impegno preso più seriamente rispetto agli artisti informali europei, che però non si sottraevano a questo concetto. Fondamentali erano due fattori: un modo nuovo di trattare le forme e la scelta del colore che passa in secondo piano, perché è più importante capire come stendere il colore rispetto al capire quale colore scegliere. Entra in gioco perciò la materia. Questo è il concetto fondamentale dell'arte informale. Dal punto di vista sociologico questa corrente rappresenta l’arte dell’incomunicabilità in senso pessimistico, o in senso ottimistico il tentativo stesso di una nuova comunicazione.
La storia della pittura è una branca della storia dell'arte che si occupa di dipinti e, più in generale, di opere d'arte bidimensionali realizzate con tecniche legate al disegno e alla stesura di colori. Dalla preistoria fino al mondo contemporaneo, ha rappresentato una continua tradizione tra le più diffuse e significative nell'ambito delle arti figurative, che abbraccia un po' tutte le culture e i continenti. Fino al XX secolo, in Europa e nei paesi da essa influenzati, la rappresentazione pittorica ha avuto principalmente soggetti "figurati", cioè rappresentanti caratteristiche e attività umane, tutt'al più temi religiosi, simbolici e trascendenti, mentre nel XX secolo si sono sviluppati approcci più astratti e concettuali, con la sperimentazione di nuove tecniche in ricerca di nuovi orizzonti. Lo sviluppo della pittura orientale ha avuto un corso proprio, parallelo a quello occidentale, non senza però punti di contatto, soprattutto a partire dell'evo moderno. L'arte africana, islamica, indiana, cinese, e giapponese hanno avuto tutte influenze significative sull'arte occidentale e viceversa.
Il modernismo è un movimento filosofico-estetico che, in linea con i cambiamenti culturali del suo tempo, nacque dalle enormi trasformazioni della società occidentale durante la fine del XIX secolo e l'inizio del XX. Tra i fattori che determinarono il modernismo c'erano lo sviluppo delle moderne società industriali e la rapida crescita dell'urbanizzazione, seguite poi dalle reazioni di orrore alla devastazione della prima guerra mondiale. Il modernismo si contrappose spesso alle certezze del pensiero illuminista, e molti modernisti si opposero alla fede religiosa. Il modernismo, in generale, include le attività e le creazioni di coloro che sentivano le forme tradizionali di arte, architettura, letteratura, fede religiosa, filosofia, organizzazione sociale, attività della vita quotidiana e scienze, si stavano adattando in modo obsoleto al nuovo ambiente economico, sociale e politico di un mondo emergente pienamente industrializzato. L'incitazione del poeta Ezra Pound del 1934 a "rinnovare!" ("Make it new!") fu il termine di paragone dell'approccio del movimento verso ciò che vedeva come la cultura ormai obsoleta del passato. In questo spirito, le innovazioni, come la tecnica del flusso di coscienza, la musica atonale e dodecafonica, la pittura divisionista e l'arte astratta, ebbero dei precursori nel XIX secolo. Una caratteristica degna di nota del modernismo è l'autocoscienza e l'ironia riguardo alle tradizioni letterarie e sociali, che spesso hanno portato a sperimentazioni con la forma, spesso sviluppando tecniche che focalizzavano l'attenzione sui processi e sui materiali usati nella creazione di un dipinto, una poesia, un edificio, ecc., rigettando esplicitamente l'ideologia del realismo e riutilizzando spesso il passato attraverso la ripresa, l'incorporazione, la riscrittura, la ricapitolazione, la revisione e la parodia. Alcuni critici definiscono il modernismo come un modo di pensare, con diverse caratteristiche filosoficamente definite, come autocoscienza o autoreferenzialità, che attraversano tutte le novità nelle arti e nelle discipline. Più comuni, soprattutto in Occidente, sono quelli che la vedono come una tendenza di pensiero progressista che afferma il potere degli esseri umani di creare, migliorare e rimodellare il loro ambiente con l'aiuto della sperimentazione, conoscenza scientifica o tecnologia. Da questa prospettiva, il modernismo ha incoraggiato la rielaborazione di ogni aspetto dell'esistenza, dal commercio alla filosofia, con l'obiettivo di cercare ciò che era d'intralcio al progresso e sostituirlo con nuovi modi per raggiungere lo stesso fine. Altri ancora si concentrano sul modernismo come un'introspezione estetica, facilitando così la considerazione di specifiche reazioni all'uso della tecnologia nella prima guerra mondiale, e aspetti anti-tecnologici e nichilistici delle opere di diversi pensatori e artisti da Friedrich Nietzsche (1844–1900) a Samuel Beckett (1906–1989). Mentre alcuni studiosi vedono il modernismo continuare nel ventunesimo secolo, altri lo vedono evolversi nel tardo modernismo o nell'alto modernismo. Il postmodernismo fu poi l'abbandono delle tesi del modernismo e la confutazione dei suoi assunti di base.
Pollock (Pollock) è un film del 2000, prodotto, diretto e interpretato da Ed Harris; si tratta della sua prima opera da regista. Il soggetto è tratto dal volume Pollock: an American Saga (1989) di Steven Neifeh e Gregory White Smith. Il film di Ed Harris è una delle più recenti "biopic" sull'arte e tra le migliori accolte dalla critica. La pellicola è stata presentata al Festival di Venezia del 2000 in prima mondiale, ma il film è arrivato nelle sale italiane solo nel maggio del 2003. Ed Harris covava il progetto di un film su Pollock da diversi anni, infatti la passione per l'artista deriva da un libro sul pittore regalatogli dal padre in giovane età. Il regista ha cercato di mostrare tutti i risvolti del processo creativo messo in atto dal pittore e per farlo si è messo in gioco in prima persona, esplorando i diversi materiali usati e le tecniche pittoriche. Infatti durante il film l'attore-registra ha dovuto realmente dipingere simulando l'action painting di Pollock, aiutato anche da una impressionante somiglianza fisica con l'artista statunitense.
Il termine arte moderna denota lo stile e la concezione dell'arte propri di quell'epoca e, più in generale, alle espressioni artistiche che esprimono una forma di «rifiuto» per il passato e di apertura alla sperimentazione.Gli artisti moderni sperimentarono nuove forme visive e avanzarono concezioni originali della natura, dei materiali e della funzione dell'arte, alternando periodi più "realisti" (sia per le tecniche adottate che per i soggetti scelti) a periodi più "simbolisti" o "espressionisti" fino all'astrazione. La produzione artistica più recente è spesso definita come arte contemporanea, o arte postmoderna.
L'action painting (letteralmente "pittura d'azione"), a volte chiamata astrazione gestuale, oppure genericamente espressionismo astratto, è uno stile di pittura nella quale il colore viene fatto gocciolare spontaneamente, lanciato o macchiato sulle tele, invece che applicato con attenzione. L'opera che ne risulta enfatizza l'atto fisico della pittura stessa.
Con l'espressione nativi americani si intende indicare le popolazioni che abitavano il continente americano prima della colonizzazione europea e i loro odierni discendenti. L'etnonimo indiani d'America (anche pellirosse) era utilizzato per indicare i nativi americani ma non è univoco ed è stato spesso oggetto di discussione. Nei paesi ispanofoni dell'America Latina si usa prevalentemente il termine indios, mentre negli Stati Uniti d'America si usa l'espressione indiani d'America, benché ormai non sia più considerata un'espressione politicamente corretta. L'uso del termine indiano si deve a Cristoforo Colombo che, in cerca di una rotta che consentisse di raggiungere l'Asia attraversando l'oceano Atlantico, credette di aver raggiunto le Indie Orientali, ignaro invece di aver toccato le coste di un continente allora sconosciuto agli Europei; gli Spagnoli battezzarono quindi il nuovo mondo "Indie occidentali", e solo successivamente America, in onore di Amerigo Vespucci.Secondo l'ipotesi scientifica più accreditata, 13.000 anni fa l'uomo sarebbe migrato dall'Asia verso l'America attraverso la Beringia, una lingua di terra che all'epoca univa i due continenti. Questi uomini si sarebbero poi spostati più a sud fino ad abitare tutto il continente e diversificandosi in migliaia di etnie e tribù differenti. In Centro e Sud America i nativi americani si organizzarono in grandiose civiltà come i maya e gli aztechi nell'odierno Messico e gli incas sulla cordigliera delle Ande mentre in America del Nord i Nativi americani rimasero prevalentemente popolazioni nomadi o seminomadi. Parecchie aree del continente sono ancora popolate da nativi americani; specialmente in America Latina dove, insieme ai mestizo, costituiscono la maggioranza della popolazione. Negli Stati Uniti d'America e in Canada i nativi americani, invece, costituiscono ormai soltanto un'esigua minoranza. Ancora oggi nei paesi dell'America si parlano almeno un migliaio di lingue indigene diverse. Alcune fra queste, come ad esempio il quechua, l'aymara, il guaraní, le lingue maya e il nahuatl, sono parlate da milioni di persone. Molti, inoltre, conservano pratiche e usanze culturali di vario grado, incluse pratiche religiose, di organizzazione sociale e pratiche di sussistenza. Alcuni popoli indigeni vivono ancora in uno stato di relativo isolamento dalle società moderne e altre addirittura non sono mai entrate in contatto con esse o con l'uomo occidentale.I nativi americani presentano caratteristiche somatiche affini alle popolazioni asiatiche: occhi allungati, zigomi sporgenti, con in più la quasi assenza di barba e capigliature perlopiù scure e lisce. Questi caratteri portarono gli antropologi a ipotizzare la loro origine ereditata dagli antichi asiatici, che avevano attraversato lo stretto di Beriin durante l'epoca preistorica, ipotesi confermata da successivi studi linguistici e, soprattutto, genetici.
Jackson Pollock è un film documentario del 1987 diretto da Kim Evans e basato sulla vita del pittore statunitense Jackson Pollock.