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Tiziano Vecellio, noto semplicemente come Tiziano (Pieve di Cadore, 1488/1490 – Venezia, 27 agosto 1576), è stato un pittore italiano, cittadino della Repubblica di Venezia, importante esponente della scuola veneziana. Artista innovatore e poliedrico, maestro con Giorgione del tonalismo, Tiziano Vecellio fu uno dei pochi pittori italiani titolari di una vera e propria azienda, accorto imprenditore della bottega oltre che della sua personale produzione, direttamente a contatto con i potenti dell'epoca, suoi maggiori committenti. Il rinnovamento della pittura di cui fu autore si basò, in alternativa al michelangiolesco «primato del disegno», sull'uso personalissimo del colore. L'accordo fra le diverse zone cromatiche (tonalità di colori caldi e freddi) e l'uso sapiente della luce conferiscono unità alle scene rappresentate. Tiziano usò la forza espressiva del colore materico e poi, entrando nella piena maturità, abbandonò la spazialità bilanciata, il carattere solare e fastoso del colore del Rinascimento, assumendo il dinamismo proprio del manierismo e giocando con libertà nelle variazioni cromatiche in cui il colore era reso "più duttile, più sensibile agli effetti della luce".
La storia dell'Abruzzo riguarda le vicende storiche relative all'Abruzzo, regione dell'Italia meridionale.
La spedizione militare di Skanderbeg in Italia (1460-1462) fu una campagna militare intrapresa dal condottiero albanese Giorgio Castriota Scanderbeg per aiutare il suo alleato Ferdinando I di Napoli, che in seguito alla sua ascesa al trono, con successione non lineare, vide il proprio dominio minacciato dalla dinastia angioina. George Kastrioti Skanderbeg, sovrano dell'Albania (in latino: dominus Albaniae), aveva guidato una ribellione contro l'Impero ottomano nel 1443 e si era alleato con numerosi monarchi dell'Europa occidentale per consolidare i suoi domini, fra i quali la casa reale d'Aragona che governava sul Regno di Napoli. Nel 1458, Alfonso V d'Aragona, sovrano di Sicilia e Napoli e il più importante alleato di Skanderbeg, morì, lasciando suo figlio illegittimo, Ferdinando, sul trono napoletano; René d'Anjou, il duca francese d'Angiò, rivendicò il trono. Il conflitto tra i sostenitori di René e Ferdinando scoppiò presto in una guerra civile. Papa Callisto III, di origini spagnole, poteva fare ben poco per garantire Ferdinando, quindi si rivolse a Skanderbeg per chiedere aiuto. Nel 1457, Skanderbeg aveva conseguito la sua più famosa vittoria sull'impero ottomano ad Albulena (Ujëbardha), successo che fu accolto con grande entusiasmo in tutta Italia. Per ripagare Alfonso dell'assistenza finanziaria e militare che gli era stata data in quella occasione anni prima, Skanderbeg accettò le richieste del papa di aiutare il figlio di Alfonso inviando una spedizione militare in Italia. Prima di partire, Skanderbeg cercò di negoziare un cessate il fuoco con Sultan Mehmed II, il conquistatore di Costantinopoli, per garantire la sicurezza del suo dominio. Mehmed non dichiarò una tregua e inviò i suoi eserciti contro la Bosnia e la Morea. Solo nel 1459, dopo la conquista della Serbia, Mehmed dichiarò una tregua e il cessate il fuoco di tre anni con Skanderbeg. Ciò diede a Skanderbeg la sua opportunità di mandare i suoi uomini in Italia. A causa del timore dell'esercito ottomano in avvicinamento, inizialmente Skanderbeg mandò suo nipote Costantino con 500 cavalieri a Barletta. Furono uniti alle forze di Ferdinando per combattere i suoi rivali angioini. Riuscirono a contenere il nemico per circa un anno, ma non guadagnarono molto terreno fino all'arrivo di Skanderbeg nel settembre 1461. Prima di raggiungere l'Italia, Skanderbeg visitò Ragusa (Dubrovnik) per convincere i suoi rettori a contribuire nel finanziamento della sua campagna. Nel frattempo, i suoi uomini sbarcarono in Italia e le forze angioine tolsero l'assedio da Barletta. All'arrivo, Skanderbeg continuò a inseguire i nemici del suo alleato con grande successo. Gli avversari di Ferdinando iniziarono così a ritirarsi dai suoi territori e Skanderbeg tornò in Albania; una truppa dei suoi uomini rimase fino a quando Ferdinando riuscì a sconfiggere finalmente i pretendenti al suo trono nella Battaglia di Orsara, anche se non c'è certezza storica della partecipazione degli uomini di Skanderbeg alla battaglia.
Sigismondo Pandolfo Malatesta (Brescia, 19 giugno 1417 Rimini, 9 ottobre 1468) fu signore di Rimini e Fano dal 1432, mentre suo fratello Domenico Malatesta lo fu di Cesena. Considerato dai suoi contemporanei come uno dei pi audaci condottieri militari in Italia, partecip a molte battaglie che caratterizzarono quel periodo. Fu un grande patrono delle arti, portando a Rimini, la capitale del suo stato, un considerevole gruppo di artisti e letterati tra i pi autorevoli della penisola. Sempre bisognoso di fondi per finanziare i suoi grandiosi progetti, fu talvolta spregiudicato in guerra, pronto anche a cambiare bandiera in favore di chi gli garantisse il migliore appannaggio. Alla lunga ci gli inimic alcune grandi personalit dell'epoca, che gradualmente lo isolarono e cercarono in ogni modo di piegarlo. A ci si aggiunse uno stato di guerra logorante e pressoch perenne col vicino e rivale Federico da Montefeltro, che da Urbino governava l'ambita citt di Pesaro, con la quale il Malatesta avrebbe potuto unificare i suoi territori romagnoli e marchigiani. Nonostante i numerosi tentativi di conquistare la citt vicina, il suo progetto non and mai definitivamente in porto. Alla fine, escluso dalla pace di Lodi e scomunicato da papa Pio II, fu marginalizzato e attaccato da pi parti, perdendo gran parte dei suoi territori e finendo i suoi ultimi giorni tra progetti di riscatto incompiuti. Ezra Pound lo defin il miglior perdente della storia .
Ranuccio II Farnese (Cortemaggiore, 17 settembre 1630 – Parma, 11 dicembre 1694) è stato il sesto duca di Parma e Piacenza, dall'11 settembre 1646 alla morte e il settimo e ultimo duca di Castro, dall'11 settembre 1646 al 1649.
Questa voce raggruppa tutti i personaggi della serie di videogiochi Assassin's Creed, creata e sviluppata da Ubisoft Montreal.
Un condottiero è una persona che guida un esercito o un popolo. Il termine ha forte utilizzo e connotazione militare, ma il ruolo e la funzione ha a volte acquisito, nel corso della storia, anche funzioni politiche e religiose.