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La notte (romanzo)

La notte è un romanzo autobiografico di Elie Wiesel (Eliezer Wiesel) che racconta le sue esperienze di giovane ebreo ortodosso deportato insieme alla famiglia nei campi di concentramento di Auschwitz e Buchenwald negli anni 1944-1945, al culmine dell'Olocausto, fino alla fine della seconda guerra mondiale. In poco più di 100 pagine di narrazione frammentaria Wiesel descrive come l'orrore vissuto nei campi di concentramento e di sterminio gli abbia fatto perdere la fede in Dio e nell'umanità; tale perdita si riflette nell'inversione dei ruoli padre-figlio, poiché egli, da adolescente, dovrà badare a suo padre, divenuto via via più debole, fino alla morte. "Se solo potessi sbarazzarmi di questo peso morto [...] Immediatamente mi vergognai di me stesso, per sempre". Nel racconto, ogni cosa viene invertita, ogni valore distrutto. "Qui non ci sono padri, fratelli, amici", gli disse un Kapo. "Ognuno vive e muore in solitudine". Wiesel aveva 16 anni quando Buchenwald venne liberata dagli Alleati nell'aprile 1945, troppo tardi per suo padre, che era morto a causa delle percosse subite, mentre egli assisteva impotente e silenzioso nel letto a castello per paura di essere a sua volta colpito. Per la perdita di fiducia in Dio e nell'umanità, Wiesel non volle parlare della sua esperienza per 10 anni. Nel 1954 Wiesel scrisse un manoscritto di 865 pagine in yiddish, pubblicato poi in una versione di 245 pagine con il titolo און די וועלט האט געשוויגן Un di Velt Hot Geshvign ("E il mondo rimase in silenzio"), quando a Buenos Aires, il romanziere francese François Mauriac lo persuase a scrivere per un pubblico più vasto.Anche con l'aiuto di Mauriac, trovare un editore non fu una cosa semplice perché il libro era ritenuto troppo morboso. Venne comunque pubblicato nel 1958 in Francia in una versione di 178 pagine con il titolo la Nuit, e nel 1960 negli Stati Uniti in una seconda versione di 116 pagine intitolata The Night. A distanza di cinquanta anni il libro è stato tradotto in 30 lingue, ed è considerato, accanto a Se questo è un uomo di Primo Levi e al Diario di Anna Frank, come uno dei capolavori della letteratura sull'Olocausto. Ma a differenza di questi testi, non è palese quanto del racconto di Wiesel sia autobiografico. Gli studiosi ebbero delle difficoltà nel capire la sua opera nuda e cruda. Il critico letterario statunitense Ruth Franklin scrisse che la traduzione spietata del testo dall'yiddish al francese trasformò un'opera rabbiosa in un capolavoro.La notte è il primo libro di una trilogia – La notte, L'alba e Il giorno – che riflette lo stato d'animo di Wiesel durante e dopo l'Olocausto. Il titolo rimarca la transizione dall'oscurità alla luce, secondo la tradizione ebraica di considerare l'inizio di un nuovo giorno il calar della notte. Ne La notte, egli dice, "voglio far vedere la fine, la finalità del tragico evento. Ogni cosa va verso la fine – l'uomo, la storia, la letteratura, la religione, Dio. Non c'è più nulla. Eppure noi ricominceremo con la notte."

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