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Wittgenstein è un film del 1993 diretto da Derek Jarman. La pellicola è ispirata al famoso filosofo Ludwig Wittgenstein. Il film ha più l'aspetto di un'opera teatrale filmata in cui gli attori agiscono in una scenografia minimalista. Non si tratta di una ricostruzione della vita del filosofo, bensì di una messa in scena del suo pensiero, inserito nel contesto della sua vita. Il dialogo con sé stesso passa così attraverso l'intermediazione di un interlocutore immaginario che non è altri che un extraterrestre verde, ingenuo, logico e beffardo.
La teoria dei giochi linguistici è stata elaborata da Ludwig Wittgenstein nelle Ricerche filosofiche (1953), capovolgendo completamente la visione del linguaggio espressa in una delle sue precedenti pubblicazioni Tractatus logico-philosophicus (1921). Ad una visione del linguaggio, "specchio del mondo", "immagine della realtà" (teoria dell'immagine) se ne sostituisce una in cui il carattere denotativo del linguaggio è solo una delle tante sue funzioni, dei suoi impieghi, è soltanto uno degli infiniti giochi linguistici. Creare nuovi linguaggi equivale a creare nuove "forme di vita". Ciò che conta infatti è l'uso che del linguaggio si fa, è questo il suo significato, non ha quindi senso studiare i fenomeni linguistici in modo generale e generalizzante prescindendo dagli infiniti usi possibili delle parole e considerando solo i nomi come, secondo Wittgenstein, aveva fatto Agostino pensando "ai rimanenti tipi di parole come a qualcosa che si accomoderà".
Ludwig Josef Johann Wittgenstein (Vienna, 26 aprile 1889 – Cambridge, 29 aprile 1951) è stato un filosofo, ingegnere e logico austriaco, autore in particolare di contributi di capitale importanza alla fondazione della logica e alla filosofia del linguaggio e considerato da alcuni, specialmente nel mondo accademico anglosassone, il massimo pensatore del XX secolo. Unico libro pubblicato in vita da Wittgenstein fu il Tractatus logico-philosophicus, dedicato alla memoria del suo amico David Pinsent, e la cui prefazione venne curata dal filosofo e matematico Bertrand Russell. Le raccolte di appunti, lezioni, diari, lettere – che costituiscono tutto il resto della sua vastissima opera, detta nel complesso il secondo Wittgenstein – vennero pubblicati solo dopo la sua morte.
Il nipote di Wittgenstein. Un'amicizia è un romanzo semi-biografico dello scrittore austriaco Thomas Bernhard. Siamo nel 1967, in un ospedale viennese. In padiglioni separati, due uomini si trovano a letto infermi: il narratore, di nome Thomas Bernhard, è colpito da malattia polmonare; il suo amico Paul, nipote del celeberrimo filosofo Ludwig Wittgenstein, soffre uno dei suoi periodici attacchi di follia. Iniziando con i suoi ricordi della degenza nella clinica psichiatrica Am Steinhof, Bernhard descrive la crescita di una profonda amicizia tra questi due eccentrici, ossessivi personaggi che condividono la passione per la musica, uno strano senso dell'umorismo, onestà brutale e un grande disgusto per la borghesia viennese. Parte invenzione e parte diario di ricordi reali, l'autore evoca le paure e il desiderio di intimità spirituale che questi due amici condividono di fronte al dolore e alla morte. Il libro è cronaca della simmetrica interiorità che li unisce per dodici anni e il tradimento emotivo che scaturisce dall'eulogia di Bernhard, nel rimorso di aver abbandonato Paul negli ultimi tristi momenti prima che morisse. Confessione quindi, e colpevole omaggio alla loro amicizia, quest'opera prende il posto del discorso funebre che l'autore mai tenne sulla tomba del nipote di Wittgenstein.