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Il trattato dell'Aia del 1720 chiuse la Guerra della Quadruplice alleanza, iniziata di fatto nell'estate del 1717 quando un contingente di 8.000 soldati spagnoli sbarcò in Sardegna, allora parte dell'impero asburgico. Il conflitto aveva visto fronteggiarsi le quattro potenze europee, Gran Bretagna, Francia, Austria e Paesi Bassi, contro la Spagna di Filippo V e del cardinale Alberoni. Fu siglato a L'Aia il 20 febbraio 1720. La Spagna usciva sconfitta dalla guerra, principalmente grazie all'intervento della flotta inglese che a Capo Passero (Siracusa) distrusse gran parte di quella spagnola rendendo difficile alla Spagna il sostegno alle sue truppe sbarcate prima in Sardegna e poi in Sicilia. Il trattato fu in gran parte una conferma di quello di Utrecht (marzo-aprile 1713), che aveva chiuso la guerra di successione spagnola. Con il trattato dell'Aia la Spagna perse i suoi territori in Sardegna, nella penisola italiana e nei Paesi Bassi, ancorché Filippo V fosse stato confermato sul trono spagnolo; il sovrano iberico ottenne però che il figlio Carlo, avuto dalla consorte Elisabetta, subentrasse ai Farnese come duca di Parma e Piacenza e granduca di Toscana alla estinzione prossima della linea maschile dei Farnese e di quella dei Medici, dei quali Elisabetta era anche l'erede legittima per parte di nonna. Infatti, il duca Francesco Farnese (1678 – 1727) non aveva figli ed il fratello Antonio (1679 – 1731) all'epoca non era ancora sposato. Nonostante Antonio si fosse preoccupato di sposarsi per assicurare alla dinastia un erede, al subentro come duca al fratello, ciò non avvenne. In Toscana, era allora regnante il granduca Cosimo III de' Medici (1642 – 1723), ormai piuttosto anziano; i possibili discendenti, dopo la morte senza eredi di Ferdinando de' Medici (1663 – 1713), si erano ridotti ad uno, Giangastone de' Medici (1671 – 1737), del quale era nota l'omosessualità, sposato dal 1697 ad Anna Maria Francesca di Sassonia-Lauenburg, ma ormai separato dalla moglie e privo di eredi.Il trattato dispose inoltre che il Regno di Sicilia fosse assegnato all'Austria, anziché rimanere a Vittorio Amedeo II di Savoia, al quale fu assegnato in cambio il Regno di Sardegna.
La Smorfia è il libro dei sogni, usato per trarre dai vari sogni i corrispondenti numeri da giocare al lotto. In ogni smorfia un vocabolo, un evento, una persona o un oggetto è trasformato in uno o più numeri, attraverso una codifica anche abbastanza precisa che prevede un numero diverso a seconda del contesto: per esempio "giocare" fa 79, ma cambia se si gioca ai cavalli (81), al lotto (33), a calcio (50), a carte (17), a scacchi (22) e così via. La smorfia originariamente veniva tramandata oralmente, successivamente trascritta su carta. Vista l'origine popolare della smorfia, non sono poche le edizioni della smorfia che utilizzano le figure, per gli analfabeti, affiancate ai numeri. L'origine del termine "smorfia" è incerta, ma la spiegazione più frequente è che sia legata al nome di Morfeo, il dio dei sogni nell'antica Grecia. Altre teorie sono propense a credere che l'origine della Smorfia risieda all'interno della tradizione cabalistica ebraica, secondo la quale nella Bibbia non esiste parola, lettera o segno che non abbia qualche significato nascosto correlato. La smorfia è tradizionalmente legata alla città di Napoli, che ha una lunga tradizione nel gioco del lotto. È spesso stata fonte di ispirazione anche per il cinema, diventando talvolta protagonista di dialoghi e sketch ideati e proposti soprattutto da attori napoletani.
Eredi Brancusi è un gruppo italiano di artisti attivo dal 1992. Il lavoro degli Eredi Brancusi si è sviluppato nel tempo partendo dal tema della storia e della memoria portando in primo piano il concetto di autenticità dell'opera e del rapporto con la storia dell'arte, giocando col verosimile, visto come collante tra reale e immaginario, e «recuperando con la memoria le avanguardie, rielaborandole con il principio della sottrazione».Uno dei metodi di lavoro degli Eredi Brancusi consiste nell'utilizzare i resti, gli scarti, le scorie di lavorazione degli artisti di questo secolo: non la stessa opera d'arte quindi, ma quello che l'artista ha scartato. «Residui senza valore, beninteso. Resti, scarti, scorie di lavorazione. Come chi, dell'Infinito, recitasse non i quindici limpidi endecasillabi depositati infine dal poeta, ma la ridda di sillabe e parole appuntate e cancellate, pensate e poi dimenticate distillando il testo definitivo. Lasciti di grandissimi, però, asseriscono senza che nessuno si prenda la briga di smentire, meno che mai i critici».Gli Eredi Brancusi raccolgono storie e vi intervengono, le smontano e rimontano, mischiando verità e finzione; le ricostruiscono e poi le espongono. Giocano nel mondo e nei modi dell'arte.