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Un portolano (il cui nome deriva dalla parola latina portus cioè: porto) è un manuale per la navigazione costiera e portuale o aeronautica basato sull'esperienza e l'osservazione, contenente informazioni relative ad una delimitata regione (per esempio: Portolano del Golfo di Trieste). L'introduzione del portolano risale al XIII secolo, prima in Italia e successivamente in Spagna. La serie dei portolani (validi anche per il diporto nautico) editi dall'Istituto Idrografico della Marina Italiana è formata da due volumi di argomenti generali e 8 volumi che descrivono le coste di Italia, Corsica e Isole Maltesi. I primi due volumi forniscono informazioni di meteorologia e di aspetti generali di carattere normativo, geografico e oceanografico.
Il Periplo di Scilace (titolo completo in greco Σκύλακος Καρυανδέως Περίπλους τῶν ἐκτὸς τῶν Ἡρακλέους στηλῶν, Periplo esterno alle colonne di Eracle) è un antico periplo, risalente alla fine del VI secolo a.C., di cui resta una copia o un'epitome successiva databile al IV secolo a.C., o Periplo dello Pseudo-Scilace (titolo completo in greco Σκύλακος Καρυανδέως Περίπλους τῆς θαλάσσης τῆς οἰκουμένης Εὐρώπης καὶ Ἀσίας καὶ Λιβύης, Periplo dell'ecumene marittima di Europa, Asia e Libia). Molti ritengono, tuttavia, che il nome di Scilace sia piuttosto un richiamo pseudoepigrafo all'autorità di Erodoto, il quale cita uno Scilace di Carianda: navigatore greco già al servizio del Re dei Re di Persia Dario I in qualità di esploratore del basso corso dell'Indo e della costa vicina alla sua foce.
Gallia Cisalpina o Gallia Citeriore è il nome conferito dai Romani in età repubblicana ai territori dell'Italia settentrionale compresi tra il fiume Adige a Levante, le Alpi a Ponente e a Settentrione e il Rubicone a Meridione. Il Po divideva la regione in Gallia Transpadana e Gallia Cispadana. Si trattava dei territori che corrispondevano all'attuale pianura padana, attorno al grande fiume Po, compresi i territori della Liguria a sud-ovest, fino all'attuale Veneto nella sua parte nord-orientale. La regione divenne provincia romana includendo però tutti i territori a ovest del fiume Adige, fino alle Alpi piemontesi.
L'esplorazione (dal latino exploratio, 'osservazione', 'esame', 'perlustrazione (anche a fini militari)', 'spionaggio') è l'atto, comune a tutti gli animali non sessili, di ricercare, attraverso il movimento, informazioni sul proprio ambiente e trarne risorse. Nel caso dell'uomo, l'esplorazione consiste specialmente di operazioni di ricognizione geografica (si parla in questo caso di esplorazioni geografiche), sia per scopi legati alla ricerca scientifica (in particolare geofisica, ma anche archeologia, antropologia, etnologia, economia), sia per lo sfruttamento commerciale (eventualmente coloniale) dei nuovi territori. Uno dei periodi più intensamente caratterizzati dall'esplorazione di nuove terre da parte dell'uomo è detta "età delle scoperte geografiche" (XV-XVIII secolo), quando gli Europei, per svariate ragioni (scientifiche, militari, religiose, commerciali) salparono verso terre a loro sconosciute, determinando un immenso passo avanti nella produzione cartografica. Gli Europei mettevano piede per la prima volta in terre che essi non conoscevano ma che, naturalmente, erano ben note ad abitanti che a loro volta, molto tempo prima, avevano scoperto quei territori dove avevano creato la loro civiltà. Ogni piccola parte della Terra abitata infatti è stata scoperta dai primi uomini che nella preistoria si sono spostati in territori dove si sono stabilizzati. Su queste stesse terre sono poi arrivati gli europei che ne ignoravano l'esistenza e che hanno creduto, dal loro punto di vista, di averle "scoperte". Per i Greci il termine più aderente al concetto di "mondo conosciuto" fu ecumene (dal greco οἰκουμένη, participio medio passivo del verbo οἰκέω, "abitare"), che indicava la porzione di Terra conosciuta e abitata.