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Lucio Anneo Seneca (in latino Lucius Annaeus Seneca; Corduba, 4 a.C. Roma, 65), anche noto semplicemente come Seneca o Seneca il giovane, stato un filosofo, drammaturgo e politico romano, esponente dello stoicismo eclettico di et imperiale, o nuova Sto , attivo in molti campi, compresa la vita pubblica, alla quale, in qualit di senatore e questore, diede un impulso riformatore. Condannato a morte da Caligola, ma graziato, esiliato da Claudio che poi lo richiam a Roma, divenne tutore e precettore del futuro imperatore Nerone, su incarico della madre Giulia Agrippina Augusta. Quando Nerone e Agrippina entrarono in conflitto, Seneca approv l'esecuzione di quest'ultima come male minore. Dopo il cosiddetto "quinquennio di buon governo" o "quinquennio felice" (54-59), in cui Nerone govern saggiamente sotto la tutela di Seneca, l'ex allievo ed il maestro si allontanarono sempre di pi , portando il filosofo al ritiro politico che aveva sempre desiderato. Tuttavia Seneca, forse implicato in una congiura contro di lui (nonostante si fosse ritirato a vita privata), cadde vittima della repressione, e venne costretto al suicidio dall'imperatore. Seneca influenz profondamente lo stoicismo romano di epoca successiva: suoi allievi furono Gaio Musonio Rufo (maestro di Epitteto) e Aruleno Rustico, nonno di Quinto Giunio Rustico, che fu uno dei maestri dell'imperatore filosofo Marco Aurelio.
Logos (in greco antico: λόγος, lógos, corrispondente al latino verbum e all'ebraico דבר davar), deriva dal greco légο (λέγω), che significa scegliere, raccontare, enumerare, parlare, pensare. I termini latini corrispondenti (ratio, oratio) si rifanno con il loro significato di calcolo, discorso al senso originario della parola che successivamente ha assunto nella lingua greca molteplici significati: «stima, studio (come suffisso), apprezzamento, relazione, legame, proporzione, misura, ragion d'essere, causa, spiegazione, frase, enunciato, definizione, argomento, ragionamento, ragione, disegno».
Il termine pahlavi si riferisce alla lingua medio persiano usata anche nei testi religiosi della tradizione zoroastriana . Esso rappresenta la fase media della storia della lingua persiana, quindi, la continuazione diretta dell’antico persiano d’epoca Achemenide (secoli VI- IV a. C.) e l’antecedente del neopersiano. Diffuso inizialmente nell’Iran sud-occidentale (Pārs) divenne la lingua ufficiale e letteraria dell'impero sasanide (secoli III-VII d.C.). Ben presto, si espanse in direzione settentrionale e nordorientale, soppiantando gradualmente lingue e dialetti iranici. Al termine di questi processi plurisecolari, il medio persiano già all’epoca della conquista araba (secoli VII-VIII d.C.), era diffuso in una cospicua parte del territorio degli odierni Iran, Afghanistan e Asia Centrale, comprese le distese del Khorasan. Il medio persiano, insieme al partico o arsacide, lingua dell’impero arsacide (secoli III a. C. III d.C.), costituisce il gruppo occidentale delle lingue medio iraniche. In realtà, il termine Pahlavi è denominazione impropria poiché Pahlavīk è la continuazione settentrionale dell’etnonimo antico iranico parthava “partico” e quindi si presta meglio ad indicare il dialetto nord-occidentale (partico o arsacide). Invece, il dialetto che è alla base del medio persiano dei testi zoroastriani è fondamentalmente affine al parsik “persiano”, dialetto sud-occidentale. Fra tutte le lingue medio iraniche, il medio persiano è quella che offre il maggior numero di documenti. Sono conservate monete con legende, iscrizioni su vasi, sigilli, gemme ecc. Dal III-IV secolo si conservano iscrizioni scolpite in nome dei sovrani sasanidi e di personalità politiche e religiose di quell’epoca in Iran. Tuttavia, la documentazione principale per lo studio del medio persiano è fornita dalla vasta letteratura di contenuto religioso (zoroastriano) e profano, composta all’epoca del dominio sasanide e nei primi secoli successivi alla conquista araba (sec. VII-VIII d. C.). Grande è anche l’importanza dei documenti manichei rinvenuti all’inizio del XX secolo nell’oasi di Turfan (Turkestan cinese). Tra questi, il manoscritto del Salterio (sec. VII d.C.) rappresenta il più antico manoscritto esistente di letteratura Pahlavi. Tracce del medio persiano sono state ritrovate anche in una collezione di papiri redatti in Egitto durante l’occupazione sasanide per mano di Kosrow II (619-629 d. C.).
Fides et ratio (in italiano Fede e ragione) è una lettera enciclica pubblicata da papa Giovanni Paolo II il 14 settembre 1998. L'enciclica venne diffusa e presentata ai vescovi, sacerdoti e fedeli il 15 ottobre 1998 in una conferenza stampa alla quale parteciparono il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, Joseph Ratzinger, l'arcivescovo di Lublino Józef Życiński, il vescovo ausiliare di Roma Rino Fisichella e il Teologo della Casa Pontificia Georges Cottier.
L'accento latino, benché a tutt'oggi manchino delle testimonianze precise sulla sua effettiva natura, si ritiene sia stato un accento melodico.