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La storia dell'Italia repubblicana riguarda gli eventi attinenti alla storia della Repubblica Italiana che si sono succeduti a partire dal 1946; la storia repubblicana viene generalmente divisa nelle le fasi della prima e della seconda Repubblica.
Silvio Berlusconi (Milano, 29 settembre 1936) è un politico e imprenditore italiano, conosciuto anche come il Cavaliere, soprannome assegnatogli dal giornalista sportivo Gianni Brera, in ragione dell'onorificenza a cavaliere del lavoro, conferitagli nel 1977 dal presidente della Repubblica Giovanni Leone e alla quale ha rinunciato nel 2014.Ha iniziato l'attività imprenditoriale nel campo dell'edilizia. Nel 1975 ha costituito la società finanziaria Fininvest e nel 1993 la società di produzione multimediale Mediaset, nelle quali convergono altre società come Arnoldo Mondadori Editore e Silvio Berlusconi Communications, rimanendo figura simbolo dell'omonima famiglia Berlusconi. Nell'ottobre dello stesso anno entra in politica lanciando il partito politico di centro-destra Forza Italia, strutturatosi nel gennaio successivo, confluito nel 2008 ne Il Popolo della Libertà e poi rifondato nel 2013, segnando la vita politica italiana dalla metà degli anni novanta in poi con un atteggiamento tipico che è stato definito berlusconismo, ampiamente sostenuto dai suoi seguaci politici e dai suoi elettori, entrando fortemente anche nella cultura di massa e nell'immaginario collettivo italiano ed estero, ma suscitando anche un duro antiberlusconismo da parte degli oppositori, che ne hanno più volte sottolineato il conflitto di interessi sotto forma di emanazione di leggi ad personam. Eletto alla Camera dei deputati nel marzo 1994, è stato confermato nelle successive quattro legislature, mentre nella XVII, a seguito delle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio 2013, è stato eletto per la prima volta senatore a Palazzo Madama. Ha ottenuto quattro incarichi da presidente del Consiglio: il primo nella XII legislatura (1994-1995), due consecutivi nella XIV (2001-2005 e 2005-2006) e, infine, nella XVI (2008-2011). Con 3340 giorni complessivi (corrispondenti ad oltre nove anni) è il politico che è rimasto in carica più a lungo nel ruolo di presidente del Consiglio dell'Italia repubblicana, superato in epoche precedenti solo da Benito Mussolini e Giovanni Giolitti; inoltre ha presieduto i due governi più duraturi dalla proclamazione della Repubblica. È stato l'unico leader politico mondiale ad aver presenziato a 3 vertici del G7/G8 come Presidente del Paese ospitante (20º G7 del 1994 a Napoli, il 27º G8 del 2001 a Genova e il 35º G8 del 2009 a L'Aquila). Secondo la rivista americana Forbes, con un patrimonio personale stimato in 7,3 miliardi di dollari USA (circa 6 miliardi di euro), Berlusconi è, nel 2021, il sesto uomo più ricco d'Italia e il 318º più ricco del mondo. Nel 2009, Forbes lo ha classificato 12º nella sua lista delle persone più potenti del mondo per via della sua dominazione della politica italiana.È stato imputato in oltre venti procedimenti giudiziari. Il 1º agosto 2013 è stato condannato a quattro anni di reclusione (con tre anni condonati dall'indulto del 2006) per frode fiscale, con sentenza passata in giudicato nel cosiddetto "processo Mediaset". Il 19 ottobre dello stesso anno gli è stata irrogata la pena accessoria dell'interdizione ai pubblici uffici per due anni, a seguito dello stesso processo.A causa della suddetta condanna, il 27 novembre 2013 il Senato della Repubblica ha votato a favore della sua decadenza dalla carica di senatore. Berlusconi ha quindi cessato di essere un parlamentare dopo quasi vent'anni di presenza ininterrotta nelle due camere (dall'aprile 1994 al novembre 2013). Tornato candidabile il 12 maggio 2018, viene eletto parlamentare europeo alle elezioni europee del 2019. Ad oggi risulta essere l'eurodeputato più anziano.
Il Senato della Repubblica (spesso abbreviato semplicemente in Senato), nel sistema politico italiano, è un'assemblea legislativa che – unitamente alla Camera dei deputati – costituisce il Parlamento italiano. I due rami del Parlamento (o Camere) si rapportano secondo un sistema bicamerale perfetto, cioè svolgono in pari grado le stesse funzioni, anche se separatamente. La Costituzione italiana, in seguito alla riforma costituzionale del 1963, stabiliva che il numero dei membri elettivi del Senato della Repubblica fosse di 315, di cui, dopo la riforma costituzionale del 2001, 6 in rappresentanza degli italiani residenti all'estero; con la riforma costituzionale del 2020, però, tale numero è stato ridotto a 200, di cui 4 eletti nella circoscrizione Estero. Il mandato elettorale dei senatori elettivi coincide con la legislatura e dura pertanto 5 anni, salvo dimissioni anticipate del senatore o scioglimento anticipato delle Camere da parte del Presidente della Repubblica, sentita l'opinione dei loro presidenti. In aggiunta ai senatori elettivi, fanno parte del Senato come senatori a vita gli ex Presidenti della Repubblica, di diritto e salvo rinunzia, ed anche fino a cinque senatori di nomina presidenziale, ossia nominati autonomamente dal Presidente della Repubblica per altissimi meriti in campo sociale, scientifico, artistico e letterario. Dal 19 gennaio 2018 i senatori a vita in carica sono sei, uno di diritto e cinque di nomina presidenziale, cosicché il plenum dell'assemblea è pari attualmente a 321 membri.
Regno di Napoli (in latino: Regnum Neapolitanum, in catalano Regne de Nàpols, in spagnolo Reino de Nápoles) è il nome con cui è conosciuto nella storiografia moderna l'antico Stato esistito dal XIV al XIX secolo ed esteso a tutto il meridione continentale italiano. Il suo nome ufficiale era Regnum Siciliae citra Pharum, vale a dire “Regno di Sicilia al di qua del Faro”, in riferimento al Faro di Messina, e si contrapponeva al contemporaneo Regnum Siciliae ultra Pharum, cioè “Regno di Sicilia al di là del Faro”, che si estendeva sull'intera isola di Sicilia. In epoca normanna, il Regno di Sicilia era organizzato in due macro-aree: la prima, che includeva i territori siciliani e calabresi, costituiva il Regno di Sicilia propriamente detto; la seconda, che includeva i restanti territori peninsulari, costituiva il Regno di Puglia, allorquando il territorio era parte integrante del Regno normanno di Sicilia. Quest'ultimo Stato fu istituito nel 1130, con il conferimento a Ruggero II d'Altavilla del titolo di Rex Siciliae dall'antipapa Anacleto II, titolo confermato nel 1139 da papa Innocenzo II. Il nuovo Stato insisteva così su tutti i territori del Mezzogiorno, attestandosi come il più ampio degli antichi Stati italiani. Alla stipula della Pace di Caltabellotta (1302) seguì la formale divisione del regno in due: Regnum Siciliae citra Pharum (noto nella storiografia come Regno di Napoli) e Regnum Siciliae ultra Pharum (anche noto per un breve periodo come Regno di Trinacria e noto nella storiografia come Regno di Sicilia). Pertanto questo trattato può essere considerato l'atto di fondazione convenzionale dell'entità politica oggi nota come Regno di Napoli. Il regno, come Stato sovrano, vide una grande fioritura intellettuale, economica e civile sia sotto le varie dinastie angioine (1282-1442), sia con la riconquista aragonese di Alfonso I (1442-1458), sia sotto il governo di un ramo cadetto della casa d'Aragona (1458-1501); allora la capitale Napoli era celebre per lo splendore della sua corte e il mecenatismo dei sovrani. Nel 1504 la Spagna unita sconfisse la Francia, e il regno di Napoli fu da allora unito dinasticamente alla monarchia spagnola, insieme a quello di Sicilia, fino al 1707: entrambi furono governati come due vicereami distinti ma con la dicitura ultra et citra Pharum e con la conseguente distinzione storiografica e territoriale tra Regno di Napoli e Regno di Sicilia. Benché i due regni, nuovamente riuniti, ottennero l'indipendenza con Carlo di Borbone già nel 1734, l'unificazione giuridica definitiva di entrambi i regni si ebbe solo nel dicembre 1816, con la fondazione dello Stato sovrano del Regno delle Due Sicilie. Il territorio del Regno di Napoli inizialmente corrispondeva alla somma di quelli delle attuali regioni italiane di Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e comprendeva anche alcune aree dell'odierno Lazio meridionale ed orientale appartenenti fino al 1927 alla Campania, ovvero all'antica provincia di Terra di Lavoro (circondario di Gaeta e circondario di Sora), ed all'Abruzzo (circondario di Cittaducale).
La famiglia Iosa (nota anche come Josa o Sosa) prende il nome dal paese spagnolo di origine, Josa, dove godeva di antica nobiltà. La sua presenza in Italia risale all'anno Mille ed è dovuta al barone - di nomina normanna - Roderigo Sosa, il quale, per aver combattuto la guerra santa di liberazione a fianco di Ruggero I di Sicilia contro i Musulmani, ebbe nel 1098 in feudo Raululia (oggi Camastra, in provincia di Agrigento), feudo che la famiglia riuscì a conservare ininterrottamente per trecento anni, nel periodo normanno, nel periodo svevo, nel periodo angioino e in quello aragonese.Tra i discendenti siciliani di Roderigo Sosa troviamo il dominus Eximenio (Scimene) Sosa, feudatario con i suoi eredi di Camastra, nonché di Bordonaro (1292-1345), in provincia di Palermo, di Rafaulica (1292-1345) e di Rambici (1335-1342), in provincia di Enna (antica Castrogiovanni). Altri discendenti del barone Roderigo e di Eximenio (Scimene) Sosa erano i Sosa di Messina e quelli di Catania. Tra gli eredi di Eximenio (Scimene) Sosa c'era anche Macalda Sosa, a cui era assegnato il feudo di Camastra, la quale si imparentava con i principi di Palagonia. Matteo Palagonia, figlio di Francesco Palagonia e di Macalda Sosa, e i suoi eredi continuarono a possedere il feudo di Camastra (1098-1398). A Messina si trovavano anche il barone Bernardo Josa, morto nel 1400, e sua figlia Filippa, che nel 1396 andò in sposa a Pier Antonio de Filesio, giurato prima e in seguito ambasciatore della città di Agrigento presso il Viceré. Tra i Sosa di Catania figuravano Siminello, Eleonora e Roderigo jr, figli del miles Roderigo e di Elisabetta Sosa. Un altro ramo molto importante della famiglia era quello dei fratelli Asnarus e Montaneiro Sosa. Asnarus Peris Sosa, milite, era nel 1309 Stratigoto di Messina. Montaneiro, barone, era dal 1292 feudatario di Gagliano Castelferrato (1292-1350), in provincia di Enna (antica Castrogiovanni), nonché padrone dell'antico Castello di Gagliano. I due fratelli Sosa ottenevano i privilegi feudali perché parteciparono alla guerra dei Vespri siciliani. Nel 1282 con re Pietro III d'Aragona, detto il Grande, marito di Costanza di Svevia, misero fine al dominio francese in Sicilia di Carlo I d'Angiò, alleato di Papa Clemente IV. Montaneiro Sosa passò inoltre alla storia per il cosiddetto "Fatto di Gagliano", in cui, con un gioco di astuzie, riuscì ad attirare in una trappola l'esercito francese che subì una pesante sconfitta, ed è più volte indicato nelle fonti narrative come familiare dei reali di Aragona, essendo in effetti un familiare fedelissimo di re Federico III di Sicilia (o di Trinacria), celebrato da Dante Alighieri nella Divina Commedia come "l'onor di Cicilia e d'Aragona". Nel 1345 il feudo di Gagliano passava nelle mani di Martino Sosa, figlio di Montaneiro. Il giovane barone Martino, morto in battaglia nel 1350, lasciando vedova la contessa Anna, figlia di Scaloro degli Uberti, parente di Farinata degli Uberti e conte di Assoro e barone di Gatta, Condrò e Raffadali durante il Vespro siciliano, fu anche tutore di Siminello o Ximinello Sosa, figlio del miles Roderigo e di Elisabetta Sosa di Catania. I Sosa si trasferivano nel Regno di Napoli dopo che re Alfonso V d'Aragona nel 1443 unificò il Regno di Sicilia e il Regno di Napoli. La famiglia Sosa passava a Solopaca, in provincia di Benevento, e successivamente a Campobasso in Contado di Molise. Nel 1580 Cola Josa (Sosa) nasceva a Celenza Valfortore, in provincia di Capitanata. Il medico Giuseppe Antonio Josa, nipote di Cola, nel 1670 si sposava in Carlantino, allora Casale di Celenza, e qui fissava la sua nuova dimora. Battezzato in Celenza Valfortore in data 1º agosto 1648 e deceduto in Carlantino in data 1º ottobre 1677, sposava il 6 ottobre 1670 Chiara Olivelli, figlia di Giambattista e di Angela Coscia, appartenente ad un'antica e nobile famiglia del Regno di Napoli, proprietaria di diversi terreni ex Feudo in zona di Capitanata.. Nel 1711 l'arcivescovo di Benevento, Cardinale Orsini, futuro Papa Benedetto XIII, restava a lungo ospite nella casa di Carlantino della famiglia Josa. Il magnifico Giuseppe Josa di Carlantino era avvocato fiscale, banchiere e vicario amministratore del Regio Demanio di Campobasso. Figlio di Giovanni (nato nel 1671 e morto nel 1714) e di Angela Orsi, nasceva a Carlantino il 23 Febbraio 1699, dove moriva il 29 Aprile 1776. Sposava il 18 Giugno 1720 Eleonora Pinto. Il Demanio Regio era, per la dottrina giuridica meridionale, il patrimonio della Corona che non era stato oggetto di alienazione o di concessione. In questo senso il termine demanium era riservato dalle fonti legislative ai beni non concessi in feudo. Giuseppe Josa svolse la prestigiosa ed influente funzione di reggente della Vicarìa di Campobasso in un momento storico delicato per la vita di questa città. Infatti, Marcello Carafa [1], erede del duca Mario Carafa, da poco era entrato in possesso dei feudi di Jelsi e di Campobasso. Si trattava di un'eredità gravata da moltissimi debiti, che si aggiravano complessivamente intorno ai 70-80.000 ducati. L'apprezzo dei beni feudali, fatto dal Regio ingegnere Giuseppe Stendardo alla morte di Mario Carafa, risultava essere di 29.318 ducati per il feudo di Jelsi e di 102.841 ducati per il feudo di Campobasso. Per questi motivi, nel 1738, i cittadini di Campobasso si ribellarono e chiesero l'annessione della loro città al Demanio Regio, dichiarandosi pronti a pagare il valore stabilito dall'apprezzo. In pratica, un buon numero di borghesi campobassani decise di sfidare il possidente Marcello Carafa, esercitando il diritto di prelazione e cioè offrendo alla Regia Corte la stessa somma per far sì che la città diventasse demaniale e, una volta dipendente direttamente dal potere Regio, potesse essere ricomprata – come consentiva la legislazione vigente – dagli stessi cittadini con il proprio denaro. La causa venne risolta nel 1740 in favore della città molisana, nonostante la dura opposizione del duca Marcello Carafa, rimasto nel frattempo feudatario di Jelsi. Così il 04 Marzo 1742 la comunità di Campobasso riscattava la città e si liberava definitivamente dal feudatario Carafa, eleggendo un semplice cittadino a tutela della vita della collettività: Salvatore Romano, contadino di umili origini, garante di una discendenza di ben dodici figli maschi. I cittadini demanisti di Campobasso, finanziati anche dal Banco Josa, anticiparono in questo modo sia la rivoluzione francese che la successiva abolizione della feudalità del 1806. Tra i successori di Giuseppe si distinguevano nel 1700 i figli Michele e Nicola Josa, entrambi banchieri. Il primo era dotto giureconsulto e avvocato napoletano, il secondo noto dottore in filosofia e medicina. Giuseppe Josa, primo figlio di Michele, era medico in Campobasso. Giambattista Josa, fratello di Giuseppe, era dottor fisico di Scuola Salernitana, protomedico di Campobasso, capitano della Guardia Civica e sindaco di Carlantino, in provincia di Foggia, nel 1813, nel 1827 e nel 1830. Nicola Josa di Michele, nato nel 1786, era medico e sindaco di Carlantino nel 1838 e nel 1848. Elisabetta Josa, figlia di Nicola e di Anna Maria Marsico, era la bisnonna paterna di Donato Menichella, direttore generale dell'IRI e governatore della Banca d'Italia dal 1948 al 1960. Pasquale Josa, figlio di Giambattista e di Maria Giuseppa Marsico, era avvocato e sindaco per più mandati di Gambatesa, in provincia di Campobasso. Guglielmo Josa, nipote di Pasquale Josa, nasceva a Gambatesa il 22 dicembre 1870 ed ivi moriva a 91 anni il 20 settembre 1961. Era figlio di Giambattista Josa, medico chirurgo, e di Erminia Rosaria Guglielmi. Aveva una sola sorella, Maria Elisa Josa, nata a Gambatesa il 24 agosto 1872. Quest'ultima sposava il 20 ottobre 1895 Francesco Giacinto Salvatore D'Alessandro, medico chirurgo, figlio del notaio Giovannantonio, proprietario del castello di Capua di Gambatesa [2], e di Adelaide Petruccelli. Guglielmo Josa nel 1896 si laureava in scienze agrarie presso la Scuola superiore di agricoltura di Portici e dal 1899 era chiamato a dirigere per 39 anni la cattedra di agricoltura a Campobasso, sede distaccata di quella dell'Università di Napoli. Il 6 aprile 1924 veniva nominato deputato del Regno nella XXVII Legislatura, il 24 marzo 1929 veniva nominato deputato del Regno nella XXVIII Legislatura, il 1º marzo 1934 veniva nominato senatore del Regno nella XXIX Legislatura e il 23 marzo 1939 veniva di nuovo nominato senatore del Regno nella XXX Legislatura. Nel luglio 1928, nel governo Mussolini, era sottosegretario di Stato per l'Agricoltura al Ministero dell'economia nazionale, ministro Alessandro Martelli. Nel settembre 1929, nel governo Mussolini, era sottosegretario di Stato al Ministero delle corporazioni, ministro Giuseppe Bottai. Era membro del Consiglio Superiore dell'Economia e del Consiglio Nazionale delle Ricerche, nonché membro della Commissione per le petizioni nel 1936, della Commissione dell'economia corporativa e dell'autarchia nel 1939 e segretario della Commissione dell'agricoltura dal 1939 al 1943. Era Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia, Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia, Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia, Grande Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia e Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Era stato negli anni 1931-1934 presidente del Consiglio Provinciale del Molise. Era stato presidente del Consorzio agrario cooperativo molisano. Era stato, inoltre, membro del Consiglio superiore per l'istruzione agraria (1919-1920), della Commissione permanente per le risaie, della Commissione per le case operaie. Aveva fondato l'istituto agrario di Larino. Guglielmo Josa, Accademico dei Georgofili di Firenze, era amico personale di Giovanni Agnelli (1866-1945), patriarca delle famiglia Agnelli e fondatore della FIAT, di Dino Grandi, ministro degli Affari Esteri, Guardasigilli e ambasciatore a Londra, di Renato Angiolillo, fondatore, editore e direttore del quotidiano Il Tempo, di Giovanni Giuriati, presidente della Camera dei deputati e più volte ministro durante il ventennio fascista, nonché di Giuseppe Bottai, governatore di Roma, governatore di Addis Abeba, ministro delle Corporazioni e ministro dell'Educazione Nazionale. Autore di numerose monografie di scienze agrarie e di molteplici interventi in Parlamento per l'agricoltura italiana. Innovatore delle pratiche agrarie, dal 1899 in poi, pubblicava più di un centinaio di trattati di agricoltura ed agraria sperimentale. A partire dal 1937 collaborava a diverse riviste di agricoltura. I suoi sforzi scientifici si concentrarono verso l'allevamento del bestiame, l'ovicoltura e la frutticoltura. Il risultato migliore di questi saggi resta il “frutteto sperimentale” da lui istituito in agro di Gambatesa. Personalità ancorata ai sani principi, era stato uno dei pochi a rifiutare la pensione di deputato elargita dalla Repubblica Italiana. In omaggio al suo grande valore tecnico ed alla sua integrità di uomo, il comune di Gambatesa intitolava la Scuola Media Statale in sua memoria. Gaetano Josa, ultimo figlio di Giambattista e di Maria Giuseppa Marsico, era vice pretore del Regno e più volte sindaco di Carlantino. Giambattista Josa, figlio di Gaetano e di Giovannina De Simone, era professore universitario, Cav. medico ufficiale dell'Aquila Reale, medico della Croce Rossa e capo reparto degli Ospedali Militari. Alfonso Josa, fratello più piccolo di Giambattista, era avvocato, vice prefetto vicario di Foggia, di Pieve di Cadore e di Reggio Calabria, membro della deputazione provinciale di Foggia e presidente della Reale Commissione per la ricostruzione di Messina e Reggio Calabria, distrutte dal catastrofico terremoto del 1908. Tra i rappresentanti dell'illustre ramo di Carlantino, ricco anche di uomini di Chiesa, figurano Gaetano, Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana e Ufficiale superiore delle Forze Armate, e Girolamo, nato nel 1944, figli di Gennaro Carlo Domenico Josa, ultimogenito di Gaetano Josa. Tra gli esponenti più importanti della famiglia si menzionano Massimo Iosa Ghini, architetto e designer di fama internazionale, figlio di Renzo Ghini e Lucia Iosa, ambasciatore del design italiano nel mondo [3]; Antonio Iosa, fondatore e presidente del Circolo culturale Carlo Perini, al quale il Comune di Milano nel 2002 conferiva l'Ambrogino d'oro[4]; Marco Iosa, scienziato della Fondazione Santa Lucia di Roma [5], Ospedale di Neuroriabilitazione, docente di Biomeccanica e Analisi quantitativa all'Università degli studi di Roma Tor Vergata, figlio di Aldo, già consigliere della IX Circoscrizione di Roma, nipote di Nilo e Fausto Iosa, due icone del tifo calcistico dell'AS Roma[6].