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La lingua egizia (in egizio (traslitterato) r n kmt, letteralmente bocca della Terra Nera ossia ciò che si parla lungo le rive del Nilo), nota anche come egiziano antico (questa espressione è però ambigua, perché propriamente l'egiziano (o egizio) antico sarebbe la fase storica della lingua parlata durante l'Antico Regno), è una lingua che appartiene alla famiglia delle lingue afro-asiatiche, imparentata con il gruppo delle lingue berbere e con quello delle lingue semitiche. Le prime testimonianze scritte della lingua dell'Antico Egitto risalgono all'incirca al 3200 a.C. e la lingua sopravvisse fino al V secolo nella forma del demotico e fino al medioevo nella forma della lingua copta; la sua lunga durata, oltre quattro millenni, la rende una delle lingue storiche più antiche conosciute agli uomini moderni. La lingua ufficiale dell'Egitto è oggi l'arabo, nella variante egiziana, che progressivamente, nei secoli successivi alla conquista arabo-musulmana nel VII secolo, si sostituì alla lingua copta come lingua quotidiana. Il copto viene ancora usato come lingua liturgica della Chiesa cristiana copta.
Con lingua ebraica (in ebraico israeliano: עברית, ivrit) si intende sia l'ebraico biblico (o classico) sia l'ebraico moderno, lingua ufficiale dello Stato di Israele e dell’oblast autonoma ebraica in Russia, che conta circa 7 milioni di locutori (oltre che un cospicuo numero di ebrei della Diaspora); l'ebraico moderno, cresciuto in un contesto sociale e tecnologico molto diverso da quello antico, contiene molti elementi lessicali presi in prestito da altre lingue. L'ebraico è una lingua semitica e quindi parte della stessa famiglia che comprende anche le lingue araba, aramaica, amarica, tigrina, maltese e altre. Per numero di locutori, l'ebraico è la terza lingua di tale ceppo dopo l'arabo e l'amarico.
La lingua cinese (漢語T, 汉语S, hànyǔP), nella sua accezione più generica (e non per indicare il cinese moderno standard o un particolare dialetto come lo shanghainese o una famiglia di dialetti come il cantonese, l'Hakka e i Minnan), è una vasta e variegata famiglia linguistica composta da centinaia di varietà linguistiche locali distinte e spesso non mutuamente intelligibili (come ad esempio il dialetto di Pechino e il dialetto cantonese). Queste varianti fanno parte della famiglia delle lingue sino-tibetane, evolutesi a partire dalla fine del III secolo a.C. nell'area geografica grossomodo corrispondente alla Cina continentale durante l'affermazione, espansione e successiva decadenza delle Dinastie Qin e Han (alcuni linguisti, tra cui Bernhard Karlgren, hanno ipotizzato che la diversificazione dei vari dialetti sia avvenuta dopo l'VIII secolo d.C.). Sono dunque note anche come "lingue sinitiche", nate da una probabile divisione del Proto-Sino Tibetano/Trans-Himalayano rispettivamente in ceppo sinitico (lingue delle culture neolitiche e Old Chinese/OC, attestato nel periodo tra la Dinastia Shang e Han e di cui esistono alcune ricostruzioni, e.g. Baxter-Sagart, 2014, ed evoluto in Primo Cinese Medio/EMC, da cui discendono gran parte dei dialetti eccetto per le lingue Bai e il Min, che discendono dall'Old Chinese) e in Tibeto-Birmano (Proto-Tibeto-Birmano, di cui esiste una ricostruzione proposta da James Matisoff. Da esso discende il birmano antico e l'Old Tibetan, da cui derivano le lingue tibetiche). Le lingue sinitiche sono poi suddivisibili in vari gruppi di dialetti (e.g. il Min a cui appartiene l'hokkien, i dialetti Wu a cui appartiene lo shanghainese, lo Yue a cui appartiene il cantonese standard/varietà prestigiosa di Hong Kong...). Già durante l'Old Chinese si registra una suddivisione in varietà locali. Lo standard ISO 639-3 identifica il cinese come un macrolinguaggio. Ciascuna varietà locale del cinese ha comunque delle caratteristiche in comune con le altre: è caratterizzata dal fatto di essere una lingua tonale, isolante (ha perso la morfologia dopo l'Old Chinese), in cui vige l'ordine dei costituenti SVO, la cui evoluzione è stata influenzata e determinata in maniera importantissima dall'esistenza di un sistema di scrittura standard basato sui caratteri cinesi. Il cinese ha la grande pecularità di non avere un alfabeto, ma di essere scritto con un corpus di decine di migliaia di caratteri detti "sinogrammi" o "caratteri cinesi" (i più diffusi comunque sono 3000/3500) nati in origine per essere incisi sulle ossa oracolari messe a crepare sul fuoco per effettuare delle divinazioni (1250 a.C., Dinastia Shang). Sono basati su un sistema di unità minime, i radicali, di cui esistono due versioni/liste/sistemi fondamentali: i 214 radicali Kangxi (康熙部首; 1615, 1716), che sono lo standard pure nelle lingue sino-xeniche, e i loro antenati, i 540 radicali Shuowen (说文解字部首, 100 d.C.). Con queste unità minime, la scrittura, ricerca su dizionari cartacei e digitali e memorizzazione è molto più agevole, come anche la ricerca filologica e paleografica a partire dalle ossa oracolari e dai bronzi del periodo Shang e Zhou, laddove già attestati. La pronuncia viene oggi indicata con un sistema di romanizzazione, il pinyin, che però non è un alfabeto. I caratteri cinesi sono stati pure esportati in Corea, Giappone e Vietnam (hanja, kanji e chu' Nom usati raramente in lingua coreana, tuttora usati in lingua giapponese e in disuso in lingua vietnamita). Queste tre lingue, le lingue sino-xeniche (lingue della sinosfera), ritengono molte caratteristiche della pronuncia in Primo Cinese Medio, come gli stop senza rilascio udibile di suono *-p, *-t e *-k e la codina nasale *-m. Il cinese, stando a Ethnologue 2020, è parlato da 1,3 miliardi di persone e la varietà mandarina/settentrionale ha 1,12 miliardi di parlanti (gran parte lo parla come lingua nativa); quest'ultima è la prima famiglia linguistica con maggior numero di parlanti nativi al mondo. Come parlanti totali, è al secondo posto, appena sotto l'inglese.
La lingua accadica (akkadû, in cuneiforme 𒅎𒀝𒂵𒌈) era una lingua semitica orientale parlata nell'antica Mesopotamia, in particolare dagli Assiri e dai Babilonesi. L'accadico è la più antica lingua semitica mai attestata, che utilizza i caratteri cuneiformi come sistema di scrittura (utilizzati inizialmente dai Sumeri). La lingua è stata chiamata "accadico" dalla città di Akkad, forse una fondazione di Sargon, maggior centro abitato dell'impero accadico, ancora oggi non rintracciata con certezza. L'influenza reciproca tra accadico e sumero ha reso le due lingue una lega linguistica. I primi ritrovamenti di testi in accadico sono infatti nei testi sumeri e risalgono al XXIX secolo a.C.. Dalla metà del terzo millennio a.C. inizia l'apparizione di testi interamente in accadico (paleo-accadico). Risalenti da questo periodo in poi, sono poi stati ritrovati numerosi testi e frammenti in accadico di carattere scientifico, militare, politico e mitologico. Dal II millennio a.C. si riscontrano due varianti dell'accadico: l'assiro e il babilonese (che è una delle versioni presenti nelle iscrizioni di Bisotun). Grazie all'espansione dell'antico impero assiro, di quello babilonese e del medio impero assiro l'accadico si diffuse in tutto il Vicino Oriente. Gli ultimi testi accadici ritrovati risalgono al 100 d.C. circa.