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Una parola macedonia, detta anche portmanteau, mashup, neologismo sincratico o composto aplologico, è un neologismo formato dalla fusione (sincrasi o aplologia) di due parole diverse, che il più delle volte hanno un segmento (fonema o lettera) in comune. Può essere considerata una sottocategoria o estensione dell'acronimo.
Un neologismo (temine della lingua italiana derivato dal francese néologisme, a sua volta dal composto greco νέος-λόγος (neos-logos, letteralmente "nuova parola")), nella linguistica, indica le parole di nuova formazione presenti in una lingua, mentre l'insieme dei processi che portano alla formazione di neologismi è definito neologia. La neologia è uno dei principali modi in cui una lingua si rinnova. Il ricorso ai neologismi deriva solitamente dall'esigenza di identificare invenzioni, fenomeni, scoperte e realizzazioni di recente comparsa o diffusione, per cui la ricognizione dei neologismi aiuta a rapportare la lingua oggetto d'esame e la cultura che fa uso di quella lingua.
Lo spagnolo (in spagnolo español), detto anche castigliano (castellano), è una lingua appartenente al gruppo delle lingue romanze della famiglia delle lingue indoeuropee. Secondo un'indagine di SIL International è la terza lingua più parlata al mondo (dopo l'inglese e il cinese mandarino), con oltre 550 milioni di persone che la parlano. Secondo uno studio del 2020 dell'Instituto Cervantes lo spagnolo è la seconda lingua madre al mondo (dopo il cinese) con 463 milioni di persone di lingua madre, mentre più di 538 milioni (o 585, secondo Informe 2020) sono coloro che lo parlano in tutto il mondo. Il suo lessico è molto simile a quello dell'italiano (82%) e al portoghese (89%).
L'italiano ([itaˈljaːno] ) è una lingua romanza parlata principalmente in Italia. È classificato al 27º posto tra le lingue per numero di parlanti nel mondo e, in Italia, è utilizzato da circa 58 milioni di residenti. Nel 2015 era la lingua materna del 90,4% dei residenti in Italia, che spesso lo acquisiscono e lo usano insieme alle varianti regionali dell'italiano, alle lingue regionali e ai dialetti. In Italia viene ampiamente usato per tutti i tipi di comunicazione della vita quotidiana ed è largamente prevalente nei mezzi di comunicazione nazionali, nell'amministrazione pubblica dello Stato italiano e nell'editoria. Oltre ad essere la lingua ufficiale dell'Italia, è anche una delle lingue ufficiali dell'Unione europea, di San Marino, della Svizzera, della Città del Vaticano e del Sovrano militare ordine di Malta. È inoltre riconosciuto e tutelato come "lingua della minoranza nazionale italiana" dalla Costituzione slovena e croata nei territori in cui vivono popolazioni di dialetto istriano. È diffuso nelle comunità di emigrazione italiana, è ampiamente noto anche per ragioni pratiche in diverse aree geografiche ed è una delle lingue straniere più studiate nel mondo.Dal punto di vista storico l'italiano è una lingua basata sul fiorentino letterario usato nel Trecento.
La lingua araba (الْعَرَبيّة, al-ʿarabiyya o semplicemente عَرَبيْ, ʿarabī) è una lingua semitica, del gruppo centrale. È comparsa per la prima volta nell'Arabia nord-occidentale dell'Età del Ferro e ora è la lingua franca del mondo arabo.L'arabo classico è la lingua liturgica di 1,9 miliardi di musulmani e l'arabo standard moderno è una delle sei lingue ufficiali delle Nazioni Unite. Si parla di forse ben 274 milioni di persone che la parlano nel mondo arabo, rendendola la quinta lingua più parlata del mondo.
L'inglese (in inglese English, /ˈɪŋglɪʃ/) è una lingua indoeuropea appartenente al ramo occidentale delle lingue germaniche, assieme all'olandese, all'alto e basso tedesco e al frisone. Conserva ancora un'evidente parentela col basso-tedesco continentale. Secondo alcuni studiosi scandinavi, l'inglese, almeno dalla sua fase media, è invece più affine alle lingue germaniche settentrionali (scandinave) che non a quelle continentali. Ogni Paese o territorio in cui l'inglese è parlato come lingua madre viene detto anglofono. È la prima lingua più parlata al mondo per numero di parlanti totali (nativi e stranieri) ed è la terza per numero di parlanti madrelingua (L1) totali (la prima è il cinese).
Il giapponese (日本語 Nihongo?) è una lingua parlata in Giappone e in numerose aree di immigrazione giapponese. Insieme alle lingue ryūkyūane forma la famiglia linguistica delle lingue nipponiche. Poco si conosce della preistoria della lingua, o di quando essa apparve per la prima volta in Giappone. I documenti cinesi del III secolo registravano alcune parole giapponesi, ma testi sostanziali non apparvero prima dell'VIII secolo. Durante il periodo Heian (794-1185), il cinese ebbe considerevole influenza sul vocabolario e sulla fonologia del giapponese antico. Il giapponese tardomedio/tardo giapponese medio (1185–1600) vide cambiamenti nelle caratteristiche che lo portarono più vicino alla lingua moderna, nonché la prima apparizione di prestiti linguistici europei. Il dialetto standard si spostò dalla regione di Kansai alla regione di Edo (la moderna Tokyo) nel periodo del Primo giapponese medio (inizio del XVII secolo-metà del XIX secolo). In seguito alla fine nel 1853 dell'isolamento autoimposto del Giappone, il flusso dei prestiti linguistici dalle lingue europee aumentò significativamente. I prestiti linguistici inglesi in particolare sono diventati frequenti e le parole giapponesi con radici inglesi sono proliferate. Dal punto di vista filogenetico il giapponese si considera solitamente una lingua isolata, per l'impossibilità di ricostruire con sicurezza la sua origine. Alcune delle teorie proposte ipotizzano che il giapponese possa avere origini comuni con la lingua ainu (parlata dalla popolazione indigena Ainu tuttora presente nell'isola di Hokkaidō), con le lingue austronesiane oppure con le lingue altaiche. Le ultime due ipotesi sono attualmente le più accreditate: molti linguisti concordano nel ritenere che il giapponese sarebbe costituito da un substrato austronesiano a cui si è sovrapposto un apporto di origine altaica. Evidenti sono le somiglianze sintattiche e morfologiche con il coreano, trattandosi di lingue agglutinanti (che formerebbe con il giapponese il gruppo macro-tunguso), da cui differisce sul piano lessicale. Vari studiosi utilizzano il termine protogiapponese per indicare la protolingua di tutte le varietà delle lingue moderne del Giappone, ovvero la lingua moderna giapponese, i dialetti del Giappone e tutte le forme di lingua parlata nelle isole Ryukyu. Dal punto di vista tipologico il giapponese presenta molti caratteri propri delle lingue agglutinanti del tipo SOV, con una struttura "tema-commento" (simile a quella del coreano). La presenza di alcuni elementi tipici delle lingue flessive ha spinto tuttavia alcuni linguisti a definire il giapponese una lingua "semi-agglutinante".
Il cinese standard, talvolta detto anche mandarino standard (dall'inglese Standard Mandarin), mandarino moderno standard e cinese moderno standard, è la varietà standard per la lingua cinese, ufficializzata per la prima volta nel 1932 in quella che era allora la Repubblica di Cina. È una delle sei lingue ufficiali dell'ONU ed è attualmente adottata come lingua ufficiale dalla Repubblica Popolare Cinese (in base alla Costituzione del 1949), da Taiwan e da Singapore. In quanto varietà standard, è dotata di un vocabolario, grammatica e pronuncia standardizzati. Sebbene si tratti della stessa lingua, essa ha nomi ufficiali diversi a seconda dello stato: nella Repubblica Popolare Cinese, si chiama Putonghua (普通話T, 普通话S, pǔtōnghuàP, letteralmente "lingua, parlata comune"), a Taiwan si chiama Guoyu (國語T, 国语S, guóyǔP, Kuo-yüW, letteralmente "lingua nazionale"), mentre a Singapore e in Malaysia viene chiamata Huayu (華語T, 华语S, huáyǔP, letteralmente "lingua cinese"). Il cinese standard, siccome si basa come pronuncia sul Dialetto di Pechino, viene solitamente raggruppato nella famiglia detta "cinese mandarino", parlata nel settentrione. Questa varietà, secondo Ethnologue 2020, ha 1,12 miliardi di parlanti (la lingua cinese in totale ne ha 1,3 miliardi) e, come numero di parlanti madrelingua L1, è la lingua più diffusa al mondo. Come parlanti totali, al 2020 è appena dietro l'inglese.
La lingua cinese (漢語T, 汉语S, hànyǔP), nella sua accezione più generica (e non per indicare il cinese moderno standard o un particolare dialetto come lo shanghainese o una famiglia di dialetti come il cantonese, l'Hakka e i Minnan), è una vasta e variegata famiglia linguistica composta da centinaia di varietà linguistiche locali distinte e spesso non mutuamente intelligibili (come ad esempio il dialetto di Pechino e il dialetto cantonese). Queste varianti fanno parte della famiglia delle lingue sino-tibetane, evolutesi a partire dalla fine del III secolo a.C. nell'area geografica grossomodo corrispondente alla Cina continentale durante l'affermazione, espansione e successiva decadenza delle Dinastie Qin e Han (alcuni linguisti, tra cui Bernhard Karlgren, hanno ipotizzato che la diversificazione dei vari dialetti sia avvenuta dopo l'VIII secolo d.C.). Sono dunque note anche come "lingue sinitiche", nate da una probabile divisione del Proto-Sino Tibetano/Trans-Himalayano rispettivamente in ceppo sinitico (lingue delle culture neolitiche e Old Chinese/OC, attestato nel periodo tra la Dinastia Shang e Han e di cui esistono alcune ricostruzioni, e.g. Baxter-Sagart, 2014, ed evoluto in Primo Cinese Medio/EMC, da cui discendono gran parte dei dialetti eccetto per le lingue Bai e il Min, che discendono dall'Old Chinese) e in Tibeto-Birmano (Proto-Tibeto-Birmano, di cui esiste una ricostruzione proposta da James Matisoff. Da esso discende il birmano antico e l'Old Tibetan, da cui derivano le lingue tibetiche). Le lingue sinitiche sono poi suddivisibili in vari gruppi di dialetti (e.g. il Min a cui appartiene l'hokkien, i dialetti Wu a cui appartiene lo shanghainese, lo Yue a cui appartiene il cantonese standard/varietà prestigiosa di Hong Kong...). Già durante l'Old Chinese si registra una suddivisione in varietà locali. Lo standard ISO 639-3 identifica il cinese come un macrolinguaggio. Ciascuna varietà locale del cinese ha comunque delle caratteristiche in comune con le altre: è caratterizzata dal fatto di essere una lingua tonale, isolante (ha perso la morfologia dopo l'Old Chinese), in cui vige l'ordine dei costituenti SVO, la cui evoluzione è stata influenzata e determinata in maniera importantissima dall'esistenza di un sistema di scrittura standard basato sui caratteri cinesi. Il cinese ha la grande pecularità di non avere un alfabeto, ma di essere scritto con un corpus di decine di migliaia di caratteri detti "sinogrammi" o "caratteri cinesi" (i più diffusi comunque sono 3000/3500) nati in origine per essere incisi sulle ossa oracolari messe a crepare sul fuoco per effettuare delle divinazioni (1250 a.C., Dinastia Shang). Sono basati su un sistema di unità minime, i radicali, di cui esistono due versioni/liste/sistemi fondamentali: i 214 radicali Kangxi (康熙部首; 1615, 1716), che sono lo standard pure nelle lingue sino-xeniche, e i loro antenati, i 540 radicali Shuowen (说文解字部首, 100 d.C.). Con queste unità minime, la scrittura, ricerca su dizionari cartacei e digitali e memorizzazione è molto più agevole, come anche la ricerca filologica e paleografica a partire dalle ossa oracolari e dai bronzi del periodo Shang e Zhou, laddove già attestati. La pronuncia viene oggi indicata con un sistema di romanizzazione, il pinyin, che però non è un alfabeto. I caratteri cinesi sono stati pure esportati in Corea, Giappone e Vietnam (hanja, kanji e chu' Nom usati raramente in lingua coreana, tuttora usati in lingua giapponese e in disuso in lingua vietnamita). Queste tre lingue, le lingue sino-xeniche (lingue della sinosfera), ritengono molte caratteristiche della pronuncia in Primo Cinese Medio, come gli stop senza rilascio udibile di suono *-p, *-t e *-k e la codina nasale *-m. Il cinese, stando a Ethnologue 2020, è parlato da 1,3 miliardi di persone e la varietà mandarina/settentrionale ha 1,12 miliardi di parlanti (gran parte lo parla come lingua nativa); quest'ultima è la prima famiglia linguistica con maggior numero di parlanti nativi al mondo. Come parlanti totali, è al secondo posto, appena sotto l'inglese.