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Lingue italo-romanze

Le lingue italo-romanze (o lingue italoromanze o anche, in senso restrittivo, dialetti italo-romanzi o italoromanzi) costituiscono un sottogruppo delle lingue romanze. Nella classificazione proposta da Giovan Battista Pellegrini, gli idiomi italoromanzi sarebbero costituiti da quelle «parlate della Penisola e delle Isole che hanno scelto già da tempo, come lingua guida l'italiano». Secondo la classificazione dei dialetti parlati in Italia proposta dal Pellegrini, come anche riportato da Carla Marcato, i dialetti italo-romanzi sarebbero: I dialetti gallo-italici che, assieme al veneto, costituirebbero il "sistema cisalpino". Il friulano. il toscano. i dialetti italiani centromeridionali, suddivisi a loro volta nei seguenti tronconi: I dialetti italiani mediani; I dialetti italiani meridionali o meridionali intermedi, ai quali si ricollega la lingua napoletana; I dialetti italiani meridionali estremi, ai quali si riallaccia la lingua siciliana. Il sardo.Alcuni linguisti si posizionano in maniera critica rispetto al raggruppamento sistematico del Pellegrini, giacché andrebbe «contro i criteri maggioritari di classificazione delle lingue» escludendo dai criteri primari di classificazione la struttura dell'idioma (morfologia, fonetica, sintassi, lessico) e basandosi esclusivamente su criteri culturali e sociolinguistici aventi, quale unico punto di riferimento, la lingua italiana. Nei manuali di linguistica adottati dalle maggiori università italiane, friulano, ladino e sardo non sono abitualmente inclusi nel gruppo italo-romanzo, essendone stata riconosciuta ormai da tempo a livello internazionale la loro individualità ed autonomia nell'ambito delle lingue romanze. Gerhard Rohlfs non è ugualmente d'accordo con il Pellegrini nel considerare ladino, friulano e sardo come lingue appartenenti al gruppo italo-romanzo. Per Rohlfs, ladino, friulano e sardo possiedono una individualità strutturale e storica e assumono una posizione autonoma nell'ambito delle lingue romanze. Nella prefazione scritta alla edizione in lingua italiana della sua “Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti” (1969), alla nota n.1, scrive infatti: «La Sardegna resta fuori dalla cornice di questa grammatica, come pure i dialetti del Friuli e delle Dolomiti, appartenenti al gruppo del ladino. Del pari non si sono trattati i dialetti provenzali e franco-provenzali del Piemonte occidentale». Di pari opinione è Tullio De Mauro che, chiamato dal Parlamento italiano nel 1973 a predisporre una relazione delle comunità etnico-linguistiche da considerare "minoranze linguistiche", include (relazionando per iscritto tale inclusione) ladino, friulano e sardo tra le tredici minoranze linguistiche da lui selezionate. Tale relazione è depositata nell'archivio del Parlamento italiano e disponibile al pubblico. Secondo il glottologo italiano, Graziadio Isaia Ascoli, ladino dolomitico, friulano e sardo sono «varietà linguistiche autonome». L'Ascoli riconobbe a esse «una grandezza idiomatica a sé stante» e pertanto le ritenne «divergenti dal sistema italiano vero e proprio» e «non peculiari all'Italia». Nella classificazione proposta da Glottolog, gli idiomi italoromanzi sarebbero, invece, uno specifico ramo delle lingue italo-dalmate, rappresentato dalle seguenti parlate: gruppo dell'italiano; gruppo dell'italiano meridionale continentale; gruppo del siciliano.

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