Accedi all'area personale per aggiungere e visualizzare i tuoi libri preferiti
La storia degli Stati Uniti d'America, come Stato sovrano, ebbe inizio formalmente il 4 luglio 1776, quando fu votata la dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti d'America dai delegati al secondo congresso continentale. Il territorio in questione venne toccato dagli esploratori europei già nel 1513, durante una spedizione guidata da Juan Ponce de León. Gli esploratori e coloni europei successivamente approdati sul continente nordamericano incontrarono numerose popolazioni di nativi americani (denominati poi impropriamente indiani o indiani d'America), che vennero decimati nel corso della colonizzazione promossa da varie potenze europee cui parteciparono, tra gli altri, britannici, francesi, olandesi, portoghesi e spagnoli. Dopo la guerra d'indipendenza americana, gli Stati Uniti si espansero ad ovest, mentre nel contempo si svolgeva la guerra di secessione americana. Completata la conquista dell'attuale territorio, la federazione divenne una potenza economica e politica mondiale, rafforzandosi notevolmente dopo la seconda guerra mondiale e ancora di più dopo la fine della guerra fredda.
Gli Stati Uniti d'America (comunemente indicati come Stati Uniti, in inglese: United States of America o anche solo United States; in sigla USA o anche U.S. e impropriamente con la sineddoche America) sono una repubblica federale dell'America settentrionale composta da cinquanta Stati e un distretto federale. I quarantotto stati contigui e il distretto di Washington D.C. (la capitale federale) occupano la fascia centrale dell'America settentrionale tra il Canada e il Messico e sono bagnati dall'oceano Atlantico a est e dall'oceano Pacifico a ovest. Con 9850476 km² in totale e circa 330 milioni di abitanti gli Stati Uniti sono il quarto paese al mondo per superficie e il terzo per popolazione. La geografia e il clima degli Stati Uniti sono estremamente vari, con deserti, pianure, foreste e montagne che sono anche sede di una grande varietà di fauna selvatica. È una delle nazioni più multietniche e multiculturali al mondo, prodotto di larga scala dell'immigrazione da molti Paesi. Storicamente i paleoamericani migrarono dall'Asia verso quelli che sono gli Stati Uniti circa 12 000 anni fa. La colonizzazione europea cominciò intorno al 1600 e venne per lo più dall'Inghilterra. Gli Stati Uniti d'America ebbero origine dalle tredici colonie britanniche situate lungo la costa atlantica. Le controversie tra la Gran Bretagna e le colonie sfociarono in un conflitto: il 4 luglio 1776 i delegati delle tredici colonie redassero ed approvarono all'unanimità la dichiarazione di indipendenza, che diede ufficialmente vita ad un nuovo Stato federale. La guerra di indipendenza americana, conclusasi con il riconoscimento dell'indipendenza degli Stati Uniti dal Regno di Gran Bretagna, è stata la prima guerra per l'indipendenza da una potenza coloniale europea. La Costituzione fu adottata il 17 settembre 1787 e da allora è stata emendata ventisette volte. I primi dieci emendamenti, collettivamente denominati «Dichiarazione dei diritti» (Bill of Rights), furono ratificati nel 1791 e garantiscono diritti civili e libertà fondamentali. Gli Stati Uniti intrapresero una vigorosa espansione per tutto il XIX secolo, spinti dalla controversa dottrina del destino manifesto. L'acquisizione di nuovi territori e l'ammissione di nuovi stati membri causarono anche numerose guerre con i popoli nativi. La guerra civile americana si concluse con l'abolizione della schiavitù negli Stati Uniti. Alla fine del XIX secolo gli Stati Uniti si estesero fino all'oceano Pacifico. La guerra ispano-americana e la prima guerra mondiale hanno confermato lo stato del paese come potenza militare globale. Gli Stati Uniti sono usciti dalla seconda guerra mondiale come una superpotenza globale, il primo paese dotato di armi nucleari e quale uno dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Dopo una grave crisi politica e sociale negli anni sessanta e settanta come conseguenza anche della sconfitta nella guerra del Vietnam, che sembrava minare il predominio mondiale statunitense, l'inattesa fine della guerra fredda e la dissoluzione dell'Unione Sovietica negli anni novanta hanno invece riconfermato il ruolo dominante degli Stati Uniti che sono rimasti l'unica superpotenza militare e politica mondiale. Gli Stati Uniti sono un Paese sviluppato, con una stima nel 2017 del prodotto interno lordo (PIL) di 19,39 migliaia di miliardi di dollari (il 23% del PIL mondiale a parità di potere di acquisto, a partire dal 2011). Il PIL pro capite degli Stati Uniti è stato il sesto più alto del mondo dal 2010, anche se la disparità di reddito del continente americano è stata anche classificata la più alta all'interno dell'OCSE e i paesi dalla Banca Mondiale. L'economia è alimentata da un'abbondanza di risorse naturali, numerose infrastrutture ed elevata produttività. Il paese rappresenta il 39% della spesa militare mondiale, essendo la prima potenza economica e militare, una forza politica guida nel mondo e al primo posto nel settore della ricerca scientifica e dell'innovazione tecnologica, ma anche uno stato sociale ridotto rispetto a molti altri paesi del mondo occidentale.
Gli storici che concentrano le loro indagini sulle cause e origini della guerra di secessione americana studiano e discutono sulle motivazioni che indussero 7 Stati federati degli Stati Uniti d'America del profondo Sud a proclamare la propria secessione dall'Unione, sul perché si unirono per formare gli Stati Confederati d'America ed infine perché il Nord si rifiutò di lasciarli andare pacificamente per la loro strada. Mentre la maggior parte degli studiosi concorda sul fatto che i conflitti ideologici sul tema dello schiavismo e della sua possibilità di estensione, trascinatisi per decenni, crearono di fatto le condizioni per l'esplosione del conflitto bellico, essi non sono però unanimemente d'accordo su quali tipologie - economiche, prettamente politiche o più eminentemente sociali - siano state più importanti nel radicamento della divisione. Il principale catalizzatore per la dichiarazione di secessione fu la questione della schiavitù negli Stati Uniti d'America, in particolar modo la battaglia politica condotta dai sudisti sul "diritto" di esportare la pratica schiavista anche nei Territori federali liberi del West. Un altro fattore che si incise profondamente nell'idea secessionista fu il nazionalismo bianco meridionale ("White Southerners"). La ragione principale per cui il Nord rifiutò in toto il "diritto alla secessione" sarà quello della preservazione dell'unità nazionale, anch'essa una delle cause del nazionalismo statunitense prese di petto. La maggior parte del dibattito continua però a concernere la prima domanda: sul perché cioè alcuni Stati del Sud abbiano ad un certo momento scelto unilateralmente di separarsi. Abraham Lincoln vinse le elezioni presidenziali del 1860 riuscendo a conquistare la maggioranza assoluta dei Grandi elettori, pur senza entrare in competizione in ben 10 Stati meridionali. La sua vittoria innescò dichiarazioni di secessione da parte di 7 Stati schiavisti del Sud le cui economie - via fiume o via mare - erano tutte fondate sul cotone coltivato utilizzando il lavoro gratuito dato dagli schiavi afroamericani. Prima ancora che il Presidente eletto degli Stati Uniti d'America avesse la possibilità di entrare ufficialmente in carica venne quindi creata la "Confederazione del Sud"; i nazionalisti settentrionali, ma anche coloro che rimasero unionisti nel meridione, rifiutarono di riconoscere come legittimi i proclami di secessione. Per tutta la durata della guerra civile nessun governo straniero riconobbe mai ufficialmente i secessionisti. La Presidenza di James Buchanan, oramai in scadenza, rifiutò di rinunciare alle proprie fortezze - situate al Sud ma su terreni di proprietà federale - le quali vennero nonostante ciò immediatamente rivendicate per sé dai dirigenti confederati. Il primo colpo deflagrò il 12 aprile del 1861, quando le forze sudiste dettero il via al bombardamento e relativa battaglia di Fort Sumter, un importante fortino dell'Union Army posto all'entrata del porto di Charleston (Carolina del Sud). Come ben evidenziato da una giuria di storici nel 2011 "mentre la questione della schiavitù, con i suoi molteplici e sfaccettati malcontenti, fu la causa primaria della disunione, sarà lo stesso principio di disunione regionalistica (provincialismo e particolarismo localistico) a creare le condizioni per lo scoppio effettivo della guerra". L'autore vincitore del Premio Pulitzer, lo storico David Potter, scrive che: Altri fattori decisivi saranno: la politica apertamente schierata da una parte contro l'altra durante il secondo sistema partitico; l'attivismo dell'abolizionismo negli Stati Uniti d'America che faceva sempre più sentire la propria voce in capitolo; l'idea di "nullificazione" risalente alla Presidenza di Andrew Jackson e la conseguente teoria dei diritti degli Stati; lo scoperto nazionalismo meridionale dagli obiettivi completamente antitetici rispetto a quelli settentrionali; la dottrina dell'espansionismo in direzione del West (il Destino manifesto) e, con l'espansione nei Territori, anche l'espansione del lavoro schiavista; le due economie radicalmente contrapposte; ed infine l'avviarsi prorompente della modernizzazione tecnico-industriale nel periodo immediatamente pre-bellico.
Le ingerenze degli Stati Uniti in politica estera hanno compreso azioni sia esplicite sia segrete volte a modificare, sostituire o preservare governi stranieri. Gli Stati Uniti hanno eseguito almeno 81 interventi noti, tra espliciti o sotto copertura, in politica internazionale durante il periodo 1946-2000. Successivamente alla seconda guerra mondiale, il governo degli Stati Uniti ha organizzato operazioni per favorire cambi di regime, nel contesto della guerra fredda, per contendersi l'influenza e la leadership a livello globale con l'Unione Sovietica.Operazioni significative comprendono il colpo di Stato iraniano del 1953 (operazione Ajax) orchestrato da Stati Uniti e Regno Unito, l'invasione della baia dei Porci del 1961 contro Cuba, il favoreggiamento del genocidio indonesiano e il sostegno alla "guerra sporca" argentina, oltre all'area tradizionale delle operazioni degli Stati Uniti, quali l'America centrale e i Caraibi. Inoltre, gli Stati Uniti hanno interferito nelle elezioni nazionali di molti paesi, tra cui il Giappone negli anni '50 e '60 per mantenere al potere il Partito Liberal Democratico di centro-destra utilizzando fondi segreti, nelle Filippine organizzando la campagna per la presidenza di Ramón Magsaysay nel 1953, in Libano per aiutare i partiti cristiani nelle elezioni del 1957 usando finanziamenti segreti, in Italia per favorire la Democrazia Cristiana in funzione anticomunista durante le elezioni politiche del 1948.Verso la fine della seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti nel 1945 ratificarono la Carta delle Nazioni Unite, la quale vincolava legalmente il governo degli Stati Uniti alle disposizioni della carta, compreso l'articolo 2 (paragrafo 4), che proibisce la minaccia o l'uso della forza nelle relazioni internazionali, tranne in circostanze molto limitate, pertanto qualsiasi rivendicazione legale avanzata per giustificare il cambio di regime da parte di una potenza straniera comporta un onere particolarmente pesante.