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Lorenzo Bonechi (Figline Valdarno, 12 aprile 1955 – Figline Valdarno, 23 novembre 1994) è stato un artista italiano.
Pittura colta è un movimento artistico italiano teorizzato agli inizi degli anni ottanta dal critico d'arte Italo Mussa nell'ambito del postmodernismo come contraltare alla transavanguardia. Con pittura colta s'intende un ritorno alla pittura in chiave postmodernista che, rifiutando ogni facile sperimentalismo, si propone un rigore sia nella ricerca della forma che nelle tecniche di esecuzione. Inoltre i motivi di ispirazione delle arti figurative sono rivolti alla citazione e al recupero di suggestioni letterarie, storiche, archeologiche con esiti che possono raggiungere valenze surreali o metafisiche. Negli stessi anni Maurizio Calvesi parlava di "anacronismo" (termine coniato in origine dall'artista Franco Piruca) e il critico Italo Tomassoni di "ipermanierismo" per indicare fenomeni simili a quelli individuati da Italo Mussa. Nel 1986 Giuseppe Gatt avrebbe parlato invece di "nuova maniera italiana". Della corrente pittura colta hanno fatto parte i pittori Alberto Abate, Roberto Barni, Ubaldo Bartolini, Carlo Bertocci, Lorenzo Bonechi, Marco Bussagli, Franco Corrocher, Cesare Di Narda, Gian Paolo Dulbecco, Gerard Garouste, Omar Galliani e Carlo Maria Mariani.
Masaccio, soprannome di Tommaso di Ser Giovanni di Mòne di Andreuccio Cassài (Castel San Giovanni in Altura, 21 dicembre 1401 – Roma, giugno 1428), è stato un pittore italiano. Fu uno degli iniziatori del Rinascimento a Firenze, rinnovando la pittura secondo una nuova visione rigorosa, che rifiutava gli eccessi decorativi e l'artificiosità dello stile allora dominante, il gotico internazionale. Partendo dalla sintesi volumetrica di Giotto, riletta attraverso la costruzione prospettica brunelleschiana e la forza plastica della statuaria donatelliana, inserì le sue «figure vivissime e con bella prontezza a la similitudine del vero» (Vasari) in architetture e paesaggi credibili, modellandole attraverso l'uso del chiaroscuro. Bernard Berenson disse di lui «Giotto rinato, che ripiglia il lavoro al punto dove la morte lo fermò».