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Il termine moda indica uno o più comportamenti collettivi con criteri differenti. Questo termine è spesso correlato al modo di abbigliarsi. La moda — detta anche, storicamente, costume — nasce solo in parte dalla necessità umana correlata alla sopravvivenza di coprirsi con tessuti, pelli o materiali lavorati per essere indossati. Dopo la preistoria l'abito assunse anche precise funzioni sociali, atte a distinguere le varie classi e le mansioni sacerdotali, amministrative e militari.
I jeans hanno fatto la storia di intere generazioni e rappresentano l'icona dell'abbigliamento casual per eccellenza: indossati prima solo dai ragazzi e dai giovani adulti, ora i pantaloni di tela blu, anche se poi con gli anni sono state introdotte tutte le varianti del caso, occupano un posto negli armadi pressoché di chiunque.
La moda vittoriana comprende le varie mode e tendenze della cultura britannica che emersero e si svilupparono nel Regno Unito durante tutta l'età vittoriana, dal 1830 al 1900 circa. Questo periodo vide molti cambiamenti in fatto di tendenze in voga, rilevabili nei capi d'abbigliamento, nell'architettura, nella letteratura, e nelle arti visive e decorative. Nel 1905, i vestiti erano confezionati nelle fabbriche e venduti a prezzi fissi nei grandi negozi. I vestiti su misura e il cucito in casa erano ancora diffusi all'epoca, ma in declino. Le nuove macchine e i nuovi materiali consentirono una più diversificata evoluzione dell'abbigliamento. L'introduzione, a metà del secolo, della macchina per cucire a punto annodato semplificò la confezione dei vestiti sia in casa sia nelle boutique sartoriali, e permise applicazioni ricche di guarnizioni che dal punto di vista dei tempi di esecuzione sarebbero state difficilmente eseguibili a mano. La macchina per il pizzo fece sì che il costo del nuovo pizzo scendesse a una frazione del costo del vecchio. Furono sviluppati nuovi coloranti per tessuti, brillanti ed economici, che andarono a sostituire quelli vecchi di origine animale o vegetale.
Abbigliamento indica sia gli indumenti veri e propri indossati da qualcuno, che in generale il modo di vestire che combina questi ultimi con altri elementi (trucco, capigliatura, accessori) definendo l'aspetto esteriore di una persona o di un insieme di persone. Gli esseri umani sono i soli tra i mammiferi che indossano vestiario, a eccezione degli animali domestici, talvolta vestiti dai loro proprietari. Ciascun articolo d'abbigliamento ha un significato culturale e sociale(marcatore sociale) . In esso si condensano alcune funzioni tramandate o evolutesi nel tempo: quella pratica legata alla vestibilità; quella estetica legata al gusto dell'epoca e a canoni specifici delle diverse comunità; quella simbolica grazie alla quale l'abito può definire l'appartenenza ad una particolare comunità e nello specifico identificare lo status sociale, civile e religioso. La storia dell'abbigliamento, ovvero degli indumenti e accessori che hanno vestito la persona umana nel corso dei secoli, può essere inquadrata sia da un punto di vista antropologico-etnografico, dal momento che documenta l'evoluzione del costume, sia da un punto di vista socio-economico come prodotto dell'industria tessile, legato allo sviluppo tecnologico, della moda e del consumo. Degli abiti si possono quindi studiare le materie prime impiegate, le tecniche di realizzazione, gli aspetti estetici e quelli simbolici, i fattori economici e le gerarchie sociali.
La moda italiana è considerata una delle più importanti del mondo, insieme a quelle di Francia, Stati Uniti d'America, Gran Bretagna e Giappone. La moda è sempre stata una parte importante della cultura italiana.
In statistica, la moda (o norma) di una distribuzione di frequenza X è la modalità (o la classe di modalità) caratterizzata dalla massima frequenza e viene spesso rappresentata con la simbologia ν0. In altre parole, è il valore che compare più frequentemente. Una distribuzione è unimodale se ammette un solo valore modale, è bimodale se ne ammette due (ossia: se esistono due valori che compaiono entrambi con la frequenza massima nella data distribuzione), trimodale se ne ha tre, ecc. La presenza di due (o più) mode all'interno di un collettivo potrebbe essere sintomo della non omogeneità del collettivo stesso: potrebbero cioè esistere al suo interno due (o più) sottogruppi omogenei al loro interno, ma distinti l'uno dall'altro per un'ulteriore caratteristica rispetto a quella osservata. Se le classi hanno la stessa ampiezza, per determinare la classe modale si può ricorrere all'istogramma, individuando l'intervallo di altezza massima, ovvero il punto di massimo della curva. La classe con la maggiore densità media (che corrisponde all'altezza dell'istogramma) è quella modale. Nel caso particolare della distribuzione normale, detta anche gaussiana, la moda coincide con la media e la mediana. Indicando con n ( x i , x i + 1 ) {\displaystyle n(x_{i},x_{i+1})} il numero di elementi che cadono nella classe ( x i , x i + 1 ) {\displaystyle (x_{i},x_{i+1})} , l'altezza h ( i , i + 1 ) {\displaystyle h(i,i+1)} sarà data da: h ( i , i + 1 ) = n ( x i , x i + 1 ) x i + 1 − x i {\displaystyle \ h(i,i+1)={\frac {\ n(x_{i},x_{i+1})}{x_{i+1}-x_{i}}}} L'utilità della moda risiede nell'essere l'unico degli indici di tendenza centrale in grado di sintetizzare caratteri qualitativi su scala nominale.