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Il Museo diocesano di Brescia, è il museo del patrimonio artistico della diocesi di Brescia, situato nel chiostro grande del monastero di San Giuseppe, in via Gasparo da Salò, a poca distanza da Piazza della Loggia. Il museo, fondato dal vescovo Luigi Morstabilini nel 1978, raccoglie numerose opere d'arte provenienti da tutto il territorio della diocesi, esteso alla provincia di Brescia, spazianti tra dipinti, sculture, oggetti di oreficeria e tessuti liturgici. Il museo è inoltre sede regolare di esposizioni d'arte sacra legate al contesto bresciano.
Il Museo del Tessuto si trova a Prato in via Puccetti 3 ed è uno dei più importanti a livello nazionale ed europeo sulla storia e lo sviluppo della tessitura dall'antichità ai giorni nostri.
Il Museo Poldi Pezzoli è una casa museo situata nella centrale via Manzoni a Milano; fu creato dal conte Gian Giacomo Poldi Pezzoli (1822-1879) che, mediante disposizione testamentaria del 1871, aveva provveduto a costituire una Fondazione artistica Poldi-Pezzoli che raccogliesse in perpetuo le opere d’arte da lui stesso collezionate e che si trovassero nell'abitazione all'epoca della sua morte. La fondazione autonome venne poi eretta in Ente morale con Regio Decreto nel 1887. Il museo è ospitato a pochi passi dal Teatro alla Scala all'interno del palazzo Palazzo Moriggia Della Porta, poi Poldi-Pezzoli, acquistato nel 1800 dai precedenti proprietari marchesi Moriggia. Il museo Fa parte del circuito delle "Case Museo di Milano" ed espone opere di numerosi artisti, fra i quali: Perugino, Piero della Francesca, Sandro Botticelli, Antonio Pollaiolo, Giovanni Bellini, Michelangelo Buonarroti, Pinturicchio, Filippo Lippi, Andrea Mantegna, Jacopo Palma il Vecchio, Francesco Hayez, Giovanni Battista Tiepolo, Alessandro Magnasco, Jusepe de Ribera, Canaletto, Lucas Cranach il Vecchio, Luca Giordano.
Il Museo Ebraico di Venezia è un museo diffuso ovvero un complesso urbanistico architettonico e museale che include spazi espositivi e sinagoghe presenti all'interno ed all'esterno del Museo stesso. Si trova nel cuore del sestiere di Cannaregio e vi si accede dal campo del Ghetto Novo, nell'angolo tra le due più antiche sinagoghe di Venezia. Istituito nel 1954 dalla Comunità Ebraica di Venezia, dal 1990 è regolarmente aperto al pubblico con visite guidate, esposizioni permanenti e temporanee.
Il giapponismo (in francese japonisme e japonaiserie) è l'influenza che l'arte giapponese ha avuto sull'Occidente, in particolare sugli artisti francesi. Fu l'artista Philippe Burty, abile incisore, che nel 1873 coniò il termine Japonisme (Giapponismo in lingua italiana) che stava ad indicare l'attrazione e l'interesse dei pittori francesi verso l'arte del Sol Levante. Questa passione per l'arte giapponese non avrebbe avuto luogo se le stampe giapponesi non fossero sopraggiunte in Olanda tramite la Compagnia delle Indie, e poi diffuse in tutta Europa. Queste stampe ritraevano scene di vita quotidiana ed erano impostate sulla rappresentazione bidimensionale, e quindi sul colore piatto e l'assenza di chiaroscuri, ma dinamica; la linea curva, semplice e sinuosa suggeriva l'idea del movimento. Altre caratteristiche sono il taglio fotografico e la prospettiva essenziale. Interessante è l'attenzione dedicata all'elemento dell'acqua e allo studio della figura femminile. Durante l'era Kaei (1848-1854), molte navi mercantili approdarono in Giappone. In seguito alla Restaurazione Meiji del 1868, il Giappone pose fine ad un lungo periodo di isolamento, aprendosi alle importazioni dall'Occidente, tra cui la fotografia ed alcune tecniche per la stampa, mentre molte stampe ukiyo-e arrivarono in Europa e in America, diventando subito molto conosciute. Il giapponismo cominciò improvvisamente tra il 1850 e il 1870, con la moda di collezionare opere d'arte giapponesi, in particolar modo le stampe ukiyo-e. I collezionisti, gli scrittori e i critici d'arte europei intrapresero molti viaggi in Giappone, soprattutto nei due decenni successivi al 1870; per questo motivo, vennero pubblicati molti articoli sull'estetica giapponese, e vi fu un incremento nella distribuzione di stampe in Europa e, soprattutto in Francia. I più celebri tra questi viaggiatori furono l'economista liberista Enrico Cernuschi, che avrebbe poi fondato a Parigi il museo omonimo, il critico Theodore Duret e il collezionista britannico William Anderson (la cui collezione di stampe giapponesi è ora al British Museum), che visse per alcuni anni ad Edo, insegnando medicina. L'Esposizione Universale (1878) di Parigi presentò molte opere d'arte giapponesi.
Felice Beato, spesso chiamato Felix Beato (Venezia o Corfù, 1832 o 1834 – Firenze, 29 gennaio 1909), è stato un fotografo italiano naturalizzato britannico. Fu tra i primi a scattare fotografie nell'Asia Orientale e uno dei primi fotografi di guerra. È noto anche per i suoi ritratti, vedute e panorami architettonici e naturali asiatici e mediterranei. I suoi numerosi viaggi furono lo spunto per la creazione di immagini potenti di Paesi, persone ed eventi perlopiù ignoti alla maggior parte degli Europei dell'epoca. Fotografò la ribellione indiana del 1857 e la seconda guerra dell'oppio scoppiata nell'Impero cinese nei primi esempi di quello che verrà in seguito definito fotografi di guerra. Il lavoro del Beato fu di ispirazione per molti altri fotografi coevi ed esercitò una significativa influenza in Giappone, dove lavorò a lungo, collaborando con altri fotografi e artisti.
L'Esposizione internazionale di Milano del 1906, o Esposizione internazionale del Sempione, si tenne dal 28 aprile all'11 novembre in padiglioni ed edifici appositamente costruiti nell'area alle spalle del Castello Sforzesco, l'attuale Parco Sempione, e nell'area allora occupata dalla Piazza d'armi sulla quale dal 1923 sorgerà la Fiera di Milano. Le due aree erano collegate da un ferrovia elettrica sopraelevata a circa 7 metri di altezza, lunga circa 1.700 metri. Il tema scelto fu quello dei trasporti a festeggiamento del traforo del Sempione che era stato inaugurato nel febbraio del 1905 e da cui l'Esposizione trasse il nome e l'ispirazione. Presidente dell'Esposizione internazionale del 1906 fu il finanziere e banchiere milanese Cesare Mangili (1850-1917). Per l'occasione furono investiti 13 milioni di lire dell'epoca, le nuove costruzioni furono 225 tra cui l'acquario civico, l'unica costruzione non demolita e tuttora esistente insieme al padiglione dell'Umanitaria, progettato da Luigi Conconi e trasferito ad Anzola d'Ossola nel 1911. Le nazioni partecipanti furono 40, gli espositori 35.000, i visitatori furono stimati in più di 5 milioni, una cifra record per l'epoca. L'immagine ufficiale dell'esposizione, selezionata attraverso un concorso, era dall'artista triestino Leopoldo Metlicovitz e rappresentava un'allegoria del progresso tecnico-scientifico. Il manifesto celebrava l'apertura del traforo del Sempione, completato nel 1905, da cui prese il nome il Parco Sempione stesso e che aveva resa realizzabile la prima linea ferroviaria diretta tra Milano e Parigi. Nel poster di Metlicovitz il dio del commercio Mercurio e la scienza, illuminati dai bagliori rossastri del fuoco della locomotiva, escono dal traforo e guardano verso la città di Milano di cui si riconosce la sagoma del Duomo. La stampa del poster era delle Officine Grafiche Ricordi.
Collezione di sabbia è una raccolta di saggi pubblicata da Italo Calvino nel 1984.
Il civico museo archeologico di Milano è un museo archeologico, con sede nell'ex-convento del Monastero maggiore di San Maurizio, dove si trovano le sezioni greca, etrusca, romana, barbarica e del Gandhara. La sezione preistorica ed egizia è ospitata presso il Castello Sforzesco.