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Il Neolitico è un periodo della preistoria, l'ultimo dei tre che costituiscono l'Età della pietra, che va dall'10000 a.C. al 3500 a.C. circa. Etimologicamente il termine deriva dalle due parole greche νέος (nèos, "nuovo") e λίθος (lithos, "pietra") e quindi "età nuova della pietra" o "età della pietra nuova", in cui l'aggettivo "nuova" si riferisce ad "età". Il Neolitico fu contraddistinto da notevoli innovazioni nella litotecnica, tra le quali la principale è rappresentata dall'uso della levigatura. Altre innovazioni furono l'introduzione dell'uso della ceramica, dell'agricoltura e dell'allevamento, prima di ovini e successivamente anche di bovini. Cambiamenti importanti avvengono anche sul piano della struttura familiare per quanto riguarda la trasmissione dei beni all'interno dei clan.
Il periodo riguardante la Sardegna prenuragica comprende quella parte della Storia della Sardegna che precede la Civiltà nuragica. Nell'arco temporale che va dal VI millennio a.C. alla fine del III millennio a.C. si svilupparono sull'Isola diverse culture il cui aspetto peculiare fu la continuità: questa loro continuità caratterizzerà gli sviluppi culturali del Neolitico e dell'Eneolitico sardo.Durante la nascita e l'espansione del commercio dell'ossidiana le genti isolane risultano ben inserite nella fitta rete dei contatti tra i popoli delle regioni costiere mediterranee; grazie all'insularità e a filtrati apporti culturali esterni, mantennero tuttavia forti elementi di tradizione, seguendo un'evoluzione graduale. I traffici marittimi ebbero inizio probabilmente a partire dal Mesolitico, come testimoniano alcuni ritrovamenti in contesti liguri, e si intensificarono con l'avvento del Neolitico quando la sua diffusione toccò l'apice andando a raggiungere l'Italia centro-settentrionale, la Provenza e la Francia meridionale.Sempre in quell'arco temporale il vasto fenomeno culturale del megalitismo, che dall'Atlantico raggiunse il bacino del Mediterraneo occidentale, investe in pieno le culture isolane lasciando sul territorio un gran numero di vestigia senza eguali. Questo fenomeno sfocerà - dopo millenarie evoluzioni - nella Civiltà nuragica.
Il neolitico preceramico (A e B) rappresenta le culture archeologiche neolitiche che si svilupparono nelle regioni mediorientali e altomesopotamiche della cosiddetta Mezzaluna fertile. Succedette intorno a 10.200 - 9.200 anni fa alla cultura natufiana del mesolitico e le sue due fasi furono definite dall'archeologa Kathleen Kenyon nel sito archeologico di Gerico (Palestina) e sono caratterizzate dall'assenza di ceramica. La fase climatica era di clima arido (Dryas II). La fase B è datata intorno a 9.600-8.000 anni fa ovvero tra il 7500 e il 6000 a.C. e sembra sia terminata intorno a 8200 anni fa (circa il 6.200 a.C.), in corrispondenza di un brusco calo delle temperature, durato circa due secoli. Nel sito di 'Ain Ghazal, in Giordania è stata individuato un periodo C del neolitico preceramico, (7250 a.C. - 5000 a.C.). Juris Zarins ha proposto un collegamento con la cultura arabica pastorale, che si sarebbe sviluppata a seguito di un maggiore sviluppo delle attività pastorali dopo la crisi climatica e alla fusione con la cultura tardo-natufiana di cacciatori e raccoglitori della Palestina meridionale (cultura harifiana). Questo sviluppo avrebbe collegamenti con le culture del Fayyum e del deserto orientale egiziano e si sarebbe diffuso lungo le coste del Mar Rosso e dalla Siria verso l'Iraq meridionaleNella fase A si utilizzavano frumento, orzo e legumi, ma non ci sono prove che indichino che fossero coltivati anziché semplicemente raccolti. Tra gli strumenti sono conosciute sia lame a forma di falce, sia pietre da macina, che confermano l'utilizzo di cereali. Nella fase B le popolazioni sembrano essere maggiormente dipese dall'allevamento, che integrò la precedente economia (agricoltura e/o caccia e raccolta).