Nobilt fiorentina
La classe nobiliare toscana fu riorganizzata con Legge del 31 luglio 1750, promulgata a Vienna e pubblicata in Toscana il 1º ottobre 1750. Richiamandosi ai principi generali degli Statuti dei cavalieri dell'Ordine di Santo Stefano fu stabilito che avessero diritto alla dignità di nobili le famiglie possidenti di feudi, appartenenti a ordini nobili, titolari di diplomi di nobiltà o infine che qualche familiare avesse ricoperto la carica civica di Gonfaloniere in una delle cosiddette "Patrie nobili" (città del Granducato aventi importanti sedi rappresentative dell'ordine di S. Stefano: Firenze, Siena, Pisa, Pistoia, Arezzo, Volterra, Cortona, Sansepolcro, Montepulciano, Colle di Val d'Elsa, San Miniato, Prato, Livorno, Pescia).
La nobiltà toscana si distinse così nelle due classi dei Patrizi (riconosciuti nobili da prima del 1532, appartenenti al cavalierato di Santo Stefano, e residenti nelle sole Patrie nobili antiche cioè in Firenze, Siena, Pisa, Pistoia, Arezzo, Volterra, Montepulciano e Cortona) e dei Nobili (nobiltà semplice, nobiltà civica, senatori e commendatori) con residenza della "nuove" Patrie nobili (Sansepolcro, San Miniato, Livorno, Pescia, Prato, Colle). Complessivamente la nobiltà fiorentina era distinta in feudale, senatoria e priorista. Furono così individuate 267 famiglie nobili fiorentine che dal 1752 cominciarono ad essere iscritte nei "Libri d'oro" della nobiltà della città. Le ultime famiglie iscritte risalgono alla fine del XIX, come quella dei Benso di Cavour.
Elenco in ordine alfabetico delle famiglie nobili fiorentine durante il Granducato di Toscana, derivato dalle opere citate in bibliografia.