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Artemisia Lomi Gentileschi (Roma, 8 luglio 1593 – Napoli, circa 1656) è stata una pittrice italiana di scuola caravaggesca.
Susanna e i vecchioni è un dipinto a olio su tela (170x119 cm) realizzato nel 1610 dalla pittrice italiana Artemisia Gentileschi. Fa parte della Collezione Graf von Schönborn, che si trova a Pommersfelden in Germania.
Aurelio Lomi (Pisa, 29 febbraio 1556 – Pisa, 23 maggio 1624) è stato un pittore italiano.
Quinto Orazio Flacco, noto più semplicemente come Orazio (in latino: Quintus Horatius Flaccus; Venosa, 8 dicembre 65 a.C. – Roma, 27 novembre 8 a.C.), è stato un poeta romano.
Il processo ad Agostino Tassi per lo stupro di Artemisia Gentileschi fu intentato da Orazio Gentileschi alla fine del febbraio 1612 a Roma. Orazio Gentileschi era un pittore di origini pisane al tempo attivo a Roma, Tassi era un pittore paesaggista arrivato da poco in città, che collaborava con Orazio e frequentava abitualmente la sua casa. L'accusa è lo stupro, avvenuto almeno un anno prima, della figlia Artemisia Gentileschi, anche lei pittrice. La vicenda era stata taciuta per molto tempo; quando finalmente Gentileschi decide di sporgere denuncia, l'evento suscita numerose dicerie, tanto che in più occasioni il processo si trasforma in uno strumento di diffamazione di Artemisia che, vista con sospetto per aver taciuto per tanto tempo, è ritenuta consenziente dall'opinione pubblica.
Giuditta che decapita Oloferne è un dipinto, olio su tela (158,8x125,5 cm) realizzato fra il 1612 e il 1613 dalla pittrice italiana Artemisia Gentileschi. È conservato nel Museo nazionale di Capodimonte.
La chiesa dei Santi Vito e Ranieri, popolarmente nota come chiesa di San Vito, si trova a Pisa, sul lungarno Simonelli.
Artemisia Gentileschi, pittrice guerriera è un film documentario italiano del 2020 diretto da Jordan River, presentato alla 6ª edizione del Festival internazionale del documentario Visioni dal Mondo, nella sezione Panorama Italiano e al XXIV Terra di Siena International Film Festival 2020.
L'Adorazione dei Magi è un dipinto di Artemisia Gentileschi del 1636-37 effettuato durante il suo periodo napoletano, prima della partenza per l'Inghilterra nel 1638. Quest'opera dopo essere stata conservata al Museo di San Martino di Napoli per circa cinquant'anni, è ritornata nella sua collocazione originaria a seguito della riapertura al culto della cattedrale di Pozzuoli nel maggio del 2014.