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L'origine di replicazione è una particolare sequenza di DNA presso cui viene iniziata la replicazione del DNA. La replicazione del DNA procede poi da questo punto in senso bidirezionale o unidirezionale. La struttura specifica dell'origine di replicazione può variare notevolmente tra le diverse specie, ma conserva alcune caratteristiche comuni, tra cui quella di essere ricca in adenina e timina. L'origine di replicazione lega il complesso di pre-replicazione, un complesso proteico che riconosce, apre ed inizia a copiare il DNA. Il termine oriC è solitamente utilizzato per identificare le sequenze contenenti origini di replicazione, in particolare quelle procariotiche.
La lingua dei segni una lingua che veicola i propri significati attraverso un sistema codificato di segni delle mani, espressioni del viso e movimenti del corpo. utilizzata dalle comunit dei segnanti a cui appartengono in maggioranza persone sorde. una comunicazione che contiene aspetti verbali (i segni) e aspetti non verbali (le espressioni sovrasegmentali di intonazione per esempio) come tutte le lingue parlate o dei segni. Nel 2017, l ONU ha stabilito che, a partire dal 2018, il 23 settembre di ogni anno venga festeggiata la Giornata internazionale delle lingue dei segni.
La denominazione di origine protetta, meglio nota con l'acronimo "DOP", è un marchio di tutela giuridica della denominazione che viene attribuito dall'Unione europea agli alimenti le cui peculiari caratteristiche qualitative dipendono essenzialmente o esclusivamente dal territorio in cui sono stati prodotti. L'ambiente geografico comprende sia fattori naturali (clima, caratteristiche ambientali), sia fattori umani che comprendono tecniche agricole sviluppate nel tempo che, combinati insieme, consentono di ottenere un prodotto inimitabile al di fuori di una determinata zona produttiva. Affinché un prodotto sia DOP, le fasi di produzione, trasformazione ed elaborazione devono avvenire in un'area geografica delimitata. Chi fa prodotti DOP deve attenersi alle rigide regole produttive stabilite nel disciplinare di produzione. Il rispetto di tali regole è garantito da un organismo di controllo indipendente. Per distinguere, anche visivamente, i prodotti DOP da quelli IGP, i colori del relativo marchio sono stati cambiati da giallo-blu a giallo-rosso.
La denominazione di origine controllata, nota con l'acronimo DOC, non è un vero e proprio marchio poiché comune ad una grossa varietà di prodotti, ma una denominazione utilizzata in enologia che certifica la zona di origine e delimitata della raccolta delle uve utilizzate per la produzione del prodotto sul quale è apposto il marchio. Il marchio è il simbolo apposto sul prodotto che lo identifica, per cui possiamo avere diversi marchi con lo stesso acronimo DOC. Esso viene utilizzato per designare un prodotto di qualità e rinomato, le cui caratteristiche sono connesse all'ambiente naturale ed ai fattori umani e rispettano uno specifico disciplinare di produzione approvato con decreto ministeriale. Tali vini, prima di essere messi in commercio, devono essere sottoposti in fase di produzione ad una preliminare analisi chimico-fisica e ad un esame organolettico che certifichi il rispetto dei requisiti previsti dal disciplinare; il mancato rispetto dei requisiti ne impedisce la messa in commercio con la dicitura DOC. Il marchio fu ideato negli anni cinquanta dall'avvocato romano Rolando Ricci, funzionario dell'allora ministero dell'agricoltura. La denominazione di origine controllata fu istituita con il decreto-legge del 12 luglio 1963, n. 930, che si applica anche ai vini "Moscato Passito di Pantelleria" e "Marsala". Dal 2010 la classificazione DOC, così come la DOCG, è stata ricompresa nella categoria comunitaria DOP.
La lingua maltese (lingwa Maltija, ilsien Malti, "lingua maltese", o più semplicemente Malti, "maltese") è una lingua semitica parlata a Malta.
La lingua araba (الْعَرَبيّة, al-ʿarabiyya o semplicemente عَرَبيْ, ʿarabī) è una lingua semitica, del gruppo centrale. È comparsa per la prima volta nell'Arabia nord-occidentale dell'Età del Ferro e ora è la lingua franca del mondo arabo.L'arabo classico è la lingua liturgica di 1,9 miliardi di musulmani e l'arabo standard moderno è una delle sei lingue ufficiali delle Nazioni Unite. Si parla di forse ben 274 milioni di persone che la parlano nel mondo arabo, rendendola la quinta lingua più parlata del mondo.
L'anglicanesimo o anglicanismo è una confessione che si pone a metà strada (Via Media) tra il cristianesimo cattolico e quello protestante, e che ebbe origine nel XVI secolo con la separazione della Chiesa d'Inghilterra dalla Chiesa cattolica durante il regno di Enrico VIII. Comprende chiese che sono storicamente legate ad essa ed altre con credenze, pratiche di culto e strutture affini, sebbene non identiche. La parola anglicano ha avuto origine da ecclesia anglicana, una frase latina risalente al 1246 che significa "chiesa inglese". Gli aderenti all'anglicanesimo sono chiamati anglicani. La maggioranza di loro fa parte delle chiese aderenti alla Comunione Anglicana internazionale. C'è tuttavia un certo numero di chiese al di fuori della Comunione Anglicana che si autodefiniscono anglicane e sono quelle legate all'anglicanesimo continuo", su posizioni conservatrici. Il rappresentante di Dio in terra nella religione anglicana è di fatto il sovrano della corona inglese, il cui successore corrisponde all’erede del trono. Il protestantesimo anglicano è sostanzialmente una fusione di elementi luterani e calvinisti e in parte anche cattolici, fondato sul Vangelo di Gesù Cristo, sulle tradizioni della chiesa apostolica, sulla successione apostolica ("episcopato storico") e sugli insegnamenti dei padri della Chiesa. Secondo un'immagine che viene fatta risalire a Richard Hooker, esso poggia su un "triplice piedistallo": Sacre Scritture, tradizione e ragione. L'anglicanesimo costituisce uno dei maggiori rami del cristianesimo occidentale, avendo definitivamente dichiarato la sua indipendenza dal Romano Pontefice con l'insediamento al trono di Elisabetta I. Molti dei nuovi formulari anglicani della metà del XVI secolo corrispondevano strettamente a quelli del protestantesimo riformato contemporaneo. Queste riforme all'interno della Chiesa d'Inghilterra vennero acquisite e adattate al culto anglicano dall'allora arcivescovo di Canterbury Thomas Cranmer, con la scrittura e pubblicazione di testi anglicani importantissimi, cioè il Book of Common Prayer e i Trentanove articoli di religione, a cui susseguì uno slittamento teologico e liturgico verso posizioni intermedie tra le due maggiori tradizioni protestanti emergenti, vale a dire il luteranesimo e il calvinismo. Entro la fine del XVI secolo, il mantenimento nell'anglicanesimo di molte forme liturgiche tradizionali e dell'episcopato venne visto come inaccettabile dagli anglicani che promuovevano i principi protestanti più radicali, mentre nei secoli successivi alcuni teologi ed ecclesiastici anglicani, come Edward Bouverie Pusey e John Henry Newman, auspicarono un riavvicinamento al culto cattolico, in parte dividendosi dalla Chiesa d'Inghilterra e in parte formando l'anglo-cattolicesimo. Questo costituisce però una minoranza nell'anglicanesimo, come - su un fronte dottrinale diverso - il movimento della "Broad Church" (Chiesa larga) che, riprendendo il latitudinarismo anglicano del '600, ha sviluppato dalla seconda metà dell'800 posizioni critiche nei confronti della interpretazione dogmatica dei "credi" e di un uso pedissequo del Book of Common Prayer, sostenendo l'importanza della ricerca religiosa e del confronto costruttivo con altre tradizioni cristiane e non-cristiane.