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La glottodidattica (o didattica delle lingue) è la disciplina che analizza e mette in pratica approcci teorici, metodi e tecniche per l'insegnamento delle lingue. Essa riguarda tutti i differenti studi di lingua, sia esso studio della lingua materna o di una L2 (lingua straniera, seconda o etnica) o, ancora, di una delle lingue classiche (latino e greco). La glottodidattica non deve essere confusa con l'insegnamento delle lingue (educazione linguistica), che è invece l'oggetto di ricerca della disciplina. Si definisce come disciplina "teorico-pratica", in quanto ambisce tanto a "sapere" quanto a "risolvere" sulla materia dell'apprendimento delle lingue: essa, insomma, partecipa in entrambe le dimensioni, quella teorica e quella pratica. Quest'ultima si esplica sostanzialmente nella ricerca di modelli operativi e viene anche chiamata glottodidassi. Nel primo decennio degli anni duemila sono stati pubblicati in sede europea vari documenti per la formazione e l'autovalutazione del docente di lingue; tra i più importanti, EPOSTL (European Portfolio for Student Teachers of Languages, tradotto in italiano con l'acronimo PEFIL, che sta per Portfolio Europeo per la Formazione degli Insegnanti di Lingue) e lo European Profile for Language Teacher.
La competenza comunicativa è un termine linguistico collegato non solo all'abilità di applicare le regole grammaticali di una lingua per formare enunciati corretti, ma anche di sapere quando usare correttamente questi enunciati. Il termine è stato coniato da Dell Hymes nel 1966, in risposta all'inadeguatezza della distinzione di Noam Chomsky tra competenza e prestazione. Hymes dunque affermava che una persona era dotata di competenza comunicativa quando era capace di scegliere “quando parlare, quando tacere, e riguardo a che cosa parlare, a chi, quando, dove, in che modo”.