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La storia della letteratura italiana ha inizio nel XII secolo, quando nelle diverse regioni della penisola italiana si iniziò a scrivere in italiano con finalità letterarie. Il Ritmo laurenziano è la prima testimonianza di una letteratura in lingua italiana. Gli storici della letteratura individuano l'inizio della tradizione letteraria in lingua italiana nella prima metà del XIII secolo con la scuola siciliana di Federico II di Svevia, Re di Sicilia e Imperatore del Sacro Romano Impero, anche se il primo documento letterario di cui sia noto l'autore è considerato il Cantico delle creature di Francesco d'Assisi. In Sicilia, a partire dal terzo decennio del XIII secolo, sotto il patrocinio di Federico II si era venuto a formare un ambiente di intensa attività culturale. Queste condizioni crearono i presupposti per il primo tentativo organizzato di una produzione poetica in volgare romanzo, il siciliano, che va sotto il nome di "scuola siciliana" (così definita da Dante nel suo “De vulgari Eloquentia”). Tale produzione uscì poi dai confini siciliani per giungere ai comuni toscani e a Bologna e qui i componimenti presero ad essere tradotti e la diffusione del messaggio poetico divenne per molto tempo il dovere di una sempre più nota autorità comunale. Quando la Sicilia passò il testimone ai poeti toscani, coloro che scrivevano d'amore vi associarono, seppure in maniera fresca e nuova, i contenuti filosofici e retorici assimilati nelle prime grandi università, prima di tutto quella di Bologna. I primi poeti italiani provenivano dunque da un alto livello sociale e furono soprattutto notai e dottori in legge che arricchirono il nuovo volgare dell'eleganza del periodare latino che conoscevano molto bene attraverso lo studio di grandi poeti latini come Ovidio, Virgilio, Lucano. Ciò che infatti ci permette di parlare di una letteratura italiana è la lingua, e la consapevolezza nella popolazione italiana di parlare una lingua, che pur nata verso il X secolo si emancipa completamente dalla promiscuità col latino solo nel XIII secolo.
Ugo Foscolo, nato Niccolò Foscolo (Zante, 6 febbraio 1778 – Turnham Green, 10 settembre 1827), è stato un poeta, scrittore e traduttore italiano, uno dei principali letterati del neoclassicismo e del preromanticismo. Egli fu uno dei più notevoli esponenti letterari italiani del periodo a cavallo fra Settecento e Ottocento, nel quale si manifestano o cominciano ad apparire in Italia le correnti neoclassiche e romantiche, durante l'età napoleonica e la prima Restaurazione. Costretto fin da giovane ad allontanarsi dalla sua patria (l'isola greca di Zacinto/Zákynthos, oggi nota in italiano come Zante), allora territorio della Repubblica di Venezia, si sentì esule per tutta la vita, strappato da un mondo di ideali classici in cui era nato e cresciuto, tramite la sua formazione letteraria e il legame con la terra dei suoi antenati (nonostante un fortissimo legame con l'Italia che considerò la sua madrepatria). La sua vita fu caratterizzata da viaggi e fughe, a causa di motivi politici (militò nelle forze armate degli Stati napoleonici, ma in maniera molto critica, e fu un oppositore degli austriaci, a causa del suo carattere fiero, dei suoi sentimenti italiani e delle sue convinzioni repubblicane), ed egli, privo di fede religiosa ed incapace di trovare felicità nell'amore di una donna, avvertì sempre dentro di sé un infuriare di passioni.Come molti intellettuali della sua epoca, si sentì però attratto dalle splendide immagini dell'Ellade, simbolo di armonia e di virtù, in cui il suo razionalismo e il suo titanismo di stampo romantico si stemperano in immagini serene di compostezza neoclassica, secondo l'insegnamento del Winckelmann.Tornato per breve tempo a vivere stabilmente in Italia e nel Lombardo-Veneto (allora ancora parte del Regno d'Italia filofrancese) nel 1813, partì presto in un nuovo volontario esilio e morì povero qualche anno dopo a Londra, nel sobborgo di Turnham Green. Dopo l'Unità, nel 1871, le sue ceneri furono riportate per decreto del governo italiano in patria e inumate nella Basilica di Santa Croce a Firenze, il Tempio dell'Itale Glorie da lui cantato nei Sepolcri (1807).
Cirillo Emiliano Monzani (Castelnovo ne' Monti, 17 settembre 1823 – Roma, 2 aprile 1889) è stato uno storico e politico italiano.
La Rivista di Firenze, giornale politico e letterario fu un periodico pubblicato a Firenze dal 7 gennaio 1847 al 9 giugno 1849. Fu la continuazione de La Rivista, giornale artistico, letterario, drammatico e musicale, che a sua volta continuava la Rivista Musicale fondata nel 1840.
Giuseppe De Leva (Zara, 18 aprile 1821 – Padova, 29 novembre 1895) è stato un docente e storico italiano.
Giovanni Dolfin, spesso italianizzato in Delfin o Delfino (Venezia, 15 dicembre 1545 – Venezia, 25 novembre 1622), è stato un politico e cardinale italiano.
William Jefferson Clinton, nato con il nome di William Jefferson Blythe III, detto Bill (Hope, 19 agosto 1946), è un politico statunitense, 42º presidente degli Stati Uniti d'America dal 1993 al 2001. Con i suoi 46 anni al momento dell'elezione, è stato il terzo presidente più giovane di sempre. Il suo mandato è iniziato alla fine della Guerra fredda, ed è stato il primo presidente della generazione dei baby boomer. Clinton è stato descritto come un "New Democrat" (Nuovo democratico) e le sue scelte politiche hanno seguito la cosiddetta "Third Way" (Terza via) di centro, che concilia le tradizionali posizioni di destra sull'economia con una politica sociale progressista. Nato e cresciuto in Arkansas, ha frequentato la Georgetown University, dove ottenne una borsa di studio tramite la quale frequentò l'Università di Oxford. Durante il periodo universitario divenne leader studentesco e coltivò la sua passione per la musica. Sposato con Hillary D. Rodham, entrambi i Clinton hanno ottenuto la laurea in legge dall'Università di Yale, dove si sono conosciuti e hanno iniziato a frequentarsi. Quando era governatore dell'Arkansas, ha riformato il sistema scolastico statale ed è stato Presidente della National Governors Association (Associazione Nazionale Governatori). Eletto Presidente nelle presidenziali del 1992, durante il suo mandato gli Stati Uniti hanno vissuto uno dei più lunghi periodi di pace e prosperità economica di sempre. Tra i suoi provvedimenti più importanti bisogna ricordare il North American Free Trade Agreement e la controversa politica Don't ask, don't tell che doveva rappresentare un passo intermedio verso la piena integrazione dei militari omosessuali. Dopo un vano tentativo di riforma del sistema sanitario nel 1994 il Partito Repubblicano ottenne il controllo del Congresso per la prima volta dopo 40 anni. Due anni dopo, Clinton venne eletto per un secondo mandato, durante il quale riuscì a far passare una riforma del welfare e lo State Children's Health Insurance Program, che ha fornito assistenza sanitaria a milioni di bambini. Nel 1998 venne sottoposto ad impeachment per falsa testimonianza e ostruzione della giustizia dopo lo scandalo Lewinsky, ma venne assolto dal Senato. Negli ultimi tre anni del suo mandato, il bilancio federale ha avuto un avanzo primario positivo. Clinton ha lasciato la carica con il più alto indice di gradimento mai ottenuto da un presidente dopo la seconda guerra mondiale . Da quel momento, è stato impegnato in discorsi pubblici e programmi umanitari. In accordo con la sua vocazione filantropica, Clinton ha creato la William J. Clinton Foundation con lo scopo di sensibilizzare la popolazione su questioni d'interesse mondiale come la prevenzione dell'AIDS e il riscaldamento globale. Nel 2004 ha pubblicato la sua autobiografia My Life (edita in Italia con lo stesso titolo). È rimasto attivo in politica facendo campagna elettorale per i candidati democratici, in particolare per la moglie nel 2008 e nel 2016 e per Barack Obama nel 2008 e nel 2012. Nel 2009 è stato nominato Inviato speciale delle Nazioni Unite per Haiti, e dopo il terremoto del 2010 ha formato, insieme al suo successore George W. Bush il Clinton Bush Haiti Fund (Fondo Clinton-Bush per Haiti). Anche dopo aver lasciato la carica continua a godere di un elevato consenso.
Anselmo d'Aosta, noto anche come Anselmo di Canterbury o Anselmo di Le Bec (Aosta, 1033 o 1034 – Canterbury, 21 aprile 1109), è stato un teologo, filosofo e arcivescovo cattolico franco, considerato tra i massimi esponenti del pensiero medievale di area cristiana. Anselmo è noto soprattutto per i suoi argomenti a dimostrazione dell'esistenza di Dio; specialmente il cosiddetto argomento ontologico ebbe una significativa influenza su gran parte della filosofia successiva. Nato da una nobile famiglia di Aosta, se ne allontanò poco più che ventenne per seguire la vocazione religiosa; divenne monaco nell'abbazia di Notre-Dame du Bec e, grazie alle sue qualità di uomo di fede e fine intellettuale ne divenne presto priore, e quindi abate. Si rivelò un abile amministratore e, avendo intrattenuto alcune relazioni con il regno d'Inghilterra, all'età di 60 anni ricevette l'importante carica di arcivescovo di Canterbury. Negli anni successivi, dapprima sotto il regno di Guglielmo II, quindi di Enrico I, ricoprì un ruolo rilevante nella lotta per le investiture che vedeva contrapposti i sovrani d'Inghilterra e il papato. Grazie al suo lavoro politico e diplomatico, svolto in accordo con il programma riformista gregoriano e finalizzato a garantire alla Chiesa l'autonomia dal potere politico, la questione si risolse infine con un compromesso piuttosto vantaggioso per i religiosi. La riflessione filosofica e teologica di Anselmo, caratterizzata dal primario ruolo riconosciuto alla ragione nell'approfondimento e nella comprensione dei dati di fede, si articolò su diversi problemi: dimostrazioni a priori e a posteriori dell'esistenza di Dio, indagini sui suoi attributi, analisi di questioni di dialettica e di logica sulla verità e sulla conoscibilità di Dio, studio di problemi dottrinali come quello circa la Trinità o quelli legati al libero arbitrio, al peccato originale, alla grazia e in generale al male. Anselmo venne canonizzato nel 1163 e proclamato dottore della Chiesa nel 1720 da papa Clemente XI (1649–1721).
Andrea Morosini (Venezia, 1558 – 1618) è stato uno storico italiano della Repubblica di Venezia. Morosini scrisse alcuni volumi della storia della Repubblica Veneta, stampati poi fra il 1718 e il 1722. Suoi predecessori furono Marcantonio Sabellico (1436–1506), Pietro Bembo (1470–1547) e Paolo Paruta (1540–1598). I suoi successori come storici ufficiali della Repubblica furono Gian Battista Nani (1616–1678), Piero Garzoni (1645–1735) e Michele Foscarini (1632-1692). Nel 1623 due volumi furono stampati dal fratello. Nel 1782 il senatore Girolamo Molin li tradusse dal latino in italiano e stampò in edizione in tre volumi con Zanatta a Venezia.