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La pedagogia è la disciplina umanistica che studia l'educazione e la formazione dell'essere umano nella sua interezza ovvero lungo il suo intero ciclo di vita. Si occupa dei diversi approcci educativi che coinvolgono l'uomo e la donna nei diversi momenti e situazioni dello sviluppo: non solo quindi l'età infantile ma tipicamente anche l'adolescenza, l'età adulta, la vecchiaia (o terza età), la condizione di disabilità ed i Bisogni Educativi Speciali. Insieme alle altre Scienze Umane si rivolge dunque ai contesti formali, non-formali e informali, nei quali si ambienta il processo di formazione della persona.
Le scienze dell'educazione e della formazione sono l'insieme di discipline che studiano sistematicamente l'educazione e la formazione dell'uomo. Si tratta quindi di una disciplina trasversale, che trae principalmente le proprie basi dalla pedagogia, dalla psicologia, dalla filosofia e dalla sociologia.
La pedagogia speciale è una branca della pedagogia che interviene, con modalità ben definite, in tutte le aree riguardanti la disabilità, (soprattutto quella cognitiva, ma anche motoria e socio-affettiva). Essa opera insieme ad altri trattamenti educativi, riabilitativi, rieducativi, e in situazioni di disagio psichiatrico. Scopo della pedagogia speciale è quello di accompagnare la persona nel recupero e nell’attivazione delle sue potenzialità spesso messe in crisi durante il suo sviluppo. In questa disciplina l’educazione si presenta così in una doppia funzione: di sostegno al Soggetto nella ricerca delle proprie capacità, e nella ricostruzione e ridefinizione della sua personalità. In generale, la pedagogia speciale ha lo scopo di ricostruire un senso, per coloro che sono circondati da una situazione di disagio, di devianza e persino di marginalità o di handicap. Affronta così quelli che si chiamano i bisogni educativi speciali.
Maria Tecla Artemisia Montessori, nota come Maria Montessori (Chiaravalle, 31 agosto 1870 – Noordwijk, 6 maggio 1952) è stata un'educatrice, pedagogista, filosofa, medico, neuropsichiatra infantile e scienziata italiana, internazionalmente nota per il metodo educativo che prende il suo nome, adottato in migliaia di scuole materne, elementari, medie e superiori in tutto il mondo; fu tra le prime donne a laurearsi in medicina in Italia.
Il termine Pedagogia Sperimentale è usato fin dagli inizi del Novecento per indicare la ricerca scientifica e la ricerca sperimentale nel campo dei fenomeni educativi. Basta fare riferimento a Maria Montessori per collocare nel tempo questa disciplina. All'origine, questi studi furono influenzati dall'atmosfera positivista, nella quale lo studio della psicologia era passato da un settore della filosofia (scienza dell'anima) ad un settore della fisiologia e della neurologia. Attilio Monasta, nel volume La Ricerca in Scienze della Formazione sostiene che all'origine della Pedagogia Sperimentale, come di molte prassi educative nella scuola, sia esistito un vizio fondamentale. In occasione della seconda rivoluzione industriale (la creazione e diffusioni di grandi fabbriche sul modello tayloristico) e della prima guerra mondiale, la Psicologia Sperimentale mise a punto sistemi di verifica delle attitudini e delle caratteristiche di milioni di esseri umani (i test "oggettivi", i test "psicoattitudinali"), per collocare, rapidamente, "l'uomo giusto al posto giusto". La ricerca scientifica sulle caratteristiche dei soggetti fu alla base anche della Pedagogia Sperimentale. Con la differenza che le finalità della formazione e, soprattutto dell'istruzione nella scuola di base, non sono quelle di selezionare i soggetti, per porre la persona giusta al posto giusto, bensì quelle di "trasformare", far crescere le persone, fare imparare competenze e comportamenti che la persona, magari, all'inizio non possiede. Oggi, con lo sviluppo enorme dei fenomeni educativi è necessario estendere e fondare una vera scienza della formazione su basi molto più corrette, condividendo termini, definizioni e metodologie e identificando le caratteristiche e le finalità dei vari processi formativi e le potenzialità dei soggetti che vi sono implicati. Verso la ricerca scientifica in campo educativo esistono ancora diffidenze da parte di chi sostiene che non si possa fare ricerca scientifica su fenomeni così complessi. All'inizio del XX secolo, nello scontro fra filosofia idealista e filosofia positivista, in Italia, la Pedagogia Sperimentale fu duramente attaccata ed emarginata, al punto che nel 1916 se ne vietò l'insegnamento dalle cattedre universitarie. L'impostazione idealista data da Croce e Gentile alla cultura italiana pesa ancora sull'insieme delle concezioni più diffuse in Italia, sulla scuola e la formazione.
L'educazione (dal verbo latino educĕre (cioè «trarre fuori, "tirar fuori" o "tirar fuori ciò che sta dentro"), derivante dall'unione di ē- (“da, fuori da”) e dūcĕre ("condurre")., secondo altri deriverebbe dal verbo latino educare ("trarre fuori, allevare").) è l'attività, influenzata nei diversi periodi storici dalle varie culture, volta allo sviluppo e alla formazione di conoscenze e facoltà mentali, sociali e comportamentali in un individuo.Il termine è spesso ritenuto complementare a insegnamento o istruzione anche se quest'ultima tende a indicare metodologie più spiccatamente "trasmissive" dei saperi. Tuttavia, sebbene le strategie istruzionali possano essere parte di un percorso educativo, il significato di educazione è più ampio e mira a estrapolare e potenziare anche qualità e competenze inespresse. Se dal punto di vista etimologico il significato della parola appare chiaro, nella lingua italiana il suo utilizzo, rispetto a termini come istruzione o formazione, è talvolta equivoco anche in testi normativi e pedagogici.In italiano il termine educato è anche sinonimo di un individuo che segua una condotta sociale corretta rispetto a norme non necessariamente codificate (benché di generale condivisione), le cosiddette "buone maniere" quali la "gentilezza", l'"urbanità", ecc. Un altro motivo di confusione è anche dovuto al diverso uso che si fa del termine educazione in altre lingue (ad es. nella lingua inglese con "education" si tende spesso a indicare "istruzione"). La stretta connessione che c'è tra il sapere acquisito da un individuo e il suo comportamento rendono le due parole apparentemente sinonime in vari contesti. Esistono tre tipi di educazione: la formale, la non formale e l'informale. La prima disciplina che studiò sistematicamente i problemi dell'educazione fu la pedagogia, che si concentrò sull'educazione infantile. In tempi moderni nacquero poi le scienze dell'educazione e della formazione, che trattarono anche l'educazione continua in età adulta, rendendo questa accezione di "formazione" un sinonimo di educazione.
L'educazione musicale in Italia comprende interventi previsti nei servizi educativi della prima infanzia (asili nido), negli ordinamenti didattici delle scuole dell'infanzia, dell'istruzione primaria e secondaria e del sistema dell'Alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM) e, per alcuni aspetti, dell'Università. Comprende inoltre le attività formative praticate in ambito extrascolastico da enti e associazioni musicali. Gli aspetti epistemologici, metodologici e didattici relativi all'insegnamento/apprendimento della musica sono affrontati da discipline specifiche quali la Pedagogia musicale, la Psicologia della musica, la Didattica della musica, l'Antropologia musicale.
L'educazione ai media è un'espressione entrata in uso con lo sviluppo tecnologico dei mezzi di comunicazione di massa e si riferisce alla formazione delle capacità di utilizzare opportunamente i mezzi di comunicazione di massa. Non va quindi confusa con l'educazione con i media, generalmente indicata con l'espressione "didattica tecnologica" o "tecnologie didattiche", laddove i mezzi di comunicazione sono considerati semplicemente in prospettiva strumentale. La competenza mediale (media literacy) che dovrebbero raggiungere gli utenti include diverse dimensioni che - secondo il pedagogista tedesco Dieter Baacke - possono essere riassunte così: critica dei mezzi di comunicazione di massa: l'utente deve essere in grado di riflettere sui contenuti e di analizzarli criticamente, riconoscendo anche i pericoli delle nuove tecnologie di comunicazione; mediologia: conoscenza dei vari sistemi di comunicazione di massa, della tecnologia delle comunicazioni; capacità di uso: si intende la capacità ricettiva di un utente, quella di poter trarre profitto dai contenuti dei mezzi di comunicazione di massa; capacità di creazione mediatica: poter quindi creare innovazioni e sviluppi nel sistema mediatico.In prospettiva pedagogico-didattica, Felini considera schematicamente tre grandi tipologie di interventi da realizzare nei contesti formativi, atti a raggiungere obiettivi paragonabili a quelli menzionati: educazione ai media come educazione alla comprensione del sistema mediale e dei suoi messaggi: l'industria, le tecnologie, le strategie commerciali o le culture veicolate (orientamento rivolto alla formazione di conoscenze); educazione ai media come educazione alla fruizione consapevole e corretta degli strumenti del comunicare, con la serietà necessaria quando si opera in un contesto pubblico quale è quello mediale (orientamento rivolto alla formazione di abitudini responsabili); educazione ai media come educazione alla produzione e diffusione di messaggi originali nei diversi formati della medialità (orientamento rivolto all'affinamento delle capacità espressive e alla formazione di abilità).
L'andragogia è una teoria dell'apprendimento ed educazione degli adulti nata nel 1980. Il termine è stato coniato in analogia a quello di pedagogia, che deriva dal greco παῖς pais, bambino, e ἄγω ago, condurre. Si tratta di un modello incentrato sui bisogni e gli interessi di apprendimento degli adulti (i quali in generale sono diversi da quelli dei bambini), che ha trovato in Malcolm Knowles il suo massimo esponente.