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Walter Gieseking (Lione, 5 novembre 1895 – Londra, 26 ottobre 1956) è stato un pianista e compositore francese naturalizzato tedesco.
Per rimasterizzazione o remastering si intende una tecnica di manipolazione audio avente il compito di migliorare la resa sonora di un brano musicale già precedentemente masterizzato. Questa tecnica si può utilizzare indifferentemente su vecchie produzioni musicali, particolarmente deteriorate dal tempo, o su nuove incisioni, per migliorarne il suono. Diversamente dall'operazione di mastering, la rimasterizzazione può essere mirata ad interventi di recupero delle qualità sonore di un brano particolarmente rovinato o scadente. In questo caso l'operazione viene chiamata restauro. Con il termine rimasterizzazione si possono anche indicare processi di miglioramento della qualità di un'immagine o progetti atti a modernizzare prodotti videoludici per adattarli alle risoluzioni moderne ed ai nuovi dispositivi.
La lista degli appartenenti alla P2 fu scoperta, il 17 marzo 1981, nella fabbrica "La Giole", di proprietà di Licio Gelli, a Castiglion Fibocchi presso Arezzo, dai magistrati durante le indagini sul presunto rapimento di Michele Sindona. L'elenco dei soggetti appartenenti alla P2 fu reso pubblico dalla presidenza del Consiglio dei ministri in seguito il 21 maggio 1981.
Sir John Vincent Hurt (Chesterfield, 22 gennaio 1940 – Cromer, 25 gennaio 2017) è stato un attore britannico, tra i più noti nel mondo del cinema e del teatro, apprezzato anche per i suoi numerosi ruoli teatrali in opere shakespeariane. Celebre per le doti istrioniche e per il suo grande carisma sia sul palco teatrale che in pellicole di grande successo, Hurt ha anche preso parte ad alcune serie tv dai primi anni duemila, portando avanti una carriera lunga sei decenni. Ha vinto quattro BAFTA Awards su sette nomination, il Golden Globe nel 1979 per Fuga di mezzanotte e ha ottenuto due nomination al Premio Oscar, una per Fuga di mezzanotte e una per The Elephant Man.
Il concerto per pianoforte e orchestra n. 5 di Ludwig van Beethoven fu composto tra il 1809 e il 1810. È detto "L'Imperatore", nome assegnatogli in via del tutto posticcia e non inerente a Napoleone Bonaparte cui si riferisce invece la Terza Sinfonia del 1804 detta "Eroica". Il concerto fu dedicato come il precedente dell'op.58 all'arciduca Rodolfo Giovanni d'Asburgo-Lorena. La prima di questo concerto non fu eseguita a Vienna ma a Lipsia, l'anno successivo a quello della sua stesura definitiva, il 28 novembre 1811, dal pianista Friedrich Schneider e sotto la direzione di Johann Philipp Christian Schulz. A Vienna fu eseguito l'anno dopo, con un pubblico che dimostrò una certa freddezza nei confronti del capolavoro beethoveniano, anche in considerazione della durata dell'esecuzione (circa 40 minuti). Il concerto è in mi bemolle maggiore ed è suddiviso in 3 movimenti: Allegro Adagio un poco mosso (in si maggiore) Rondò: AllegroL'allegro apre con una cadenza che presenta carattere virtuosistico, a cui segue l'esposizione dei temi da parte di un Tutti orchestrale. Il primo è pomposo e gioioso e si differenzia nettamente dal secondo tema, interiore ed essenziale nella scrittura, che viene esposto dall'orchestra dapprima nella Tonica sul modo minore, più tardi dal pianoforte solo in si minore e nella ripresa in do diesis minore. Il percorso armonico in questo primo tempo risulta piuttosto articolato e complesso, così da sottolineare la frequente ricerca da parte di Beethoven di un approfondimento e reinterpretazione delle forme, che fin dalla giovinezza era uso modificare (come dimostrano alcune sonate giovanili e quelle che fanno parte del cosiddetto terzo periodo compositivo di Beethoven). L'adagio un poco mosso presenta un tema dalla cantabilità estrema unita alla dolcezza sublime, tipica dei suoi tempi lenti centrali. È ricco di trilli, abbellimento utilizzato per rendere l'effetto del prolungamento altrimenti scadente nei pianoforti dell'epoca, alquanto poveri di sonorità. Anche in questo frangente il pianoforte non è mero strumento solista, ma appare splendidamente fuso con l'orchestra, che inizialmente accompagna il tema eseguito dal pianoforte e da ultimo lo espone da protagonista, accompagnato dal pianoforte nel registro acuto dello strumento. Con una modulazione improvvisa tramite una discesa cromatica (si-si bemolle ovvero dominante di mi bemolle) avviene il collegamento col Rondò finale, che presenta nel tema principale un'emiolia che gli dona un carattere scintillante e gioioso. La zona centrale diventa una continua proposizione del tema da parte del pianoforte, con accenti particolarmente delicati, a cui segue sempre la risposta imperiosa dell'orchestra. Dopo una sorta di ripresa il dialogo tra pianoforte e orchestra diventa più stretto fino all'arrivo della breve cadenza finale, a cui segue un'altrettanto stringata coda dell'orchestra a chiudere con effetto trascinante il concerto.