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La riforma costituzionale Renzi-Boschi è stata una proposta di revisione della Costituzione della Repubblica Italiana contenuta nel testo di legge costituzionale approvato dal Parlamento italiano il 12 aprile 2016 e sottoposto a referendum il 4 dicembre 2016.La riforma, nata con un disegno di legge presentato dal Governo Renzi l'8 aprile 2014, si prefiggeva «il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione».Il provvedimento proponeva in particolare una radicale riforma del Senato della Repubblica, la cui principale funzione sarebbe diventata quella di rappresentanza delle istituzioni territoriali, concorrendo paritariamente con l'altra camera all'attività legislativa solo in determinati casi. Il numero dei senatori sarebbe stato ridotto da 315 a 100 membri, i quali – eccetto cinque nominati dal Presidente della Repubblica – sarebbero stati eletti dai Consigli regionali fra i loro stessi componenti e fra i sindaci dei propri territori. La Camera dei deputati sarebbe rimasta quindi l'unico organo ad esercitare la funzione di indirizzo politico e di controllo sull'operato del Governo, verso il quale sarebbe rimasta titolare del rapporto di fiducia. Venivano anche introdotte alcune modifiche nel meccanismo di elezione del Presidente della Repubblica e di nomina dei giudici della Corte costituzionale. La riforma contemplava inoltre la rimozione dalla Carta dei riferimenti alle province, l'abolizione del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (CNEL) e la soppressione dell'elenco delle materie di legislazione concorrente fra Stato e Regioni; erano previste anche modifiche in tema di referendum popolari, procedimento legislativo e uso della decretazione d'urgenza. La proposta di riforma, aspramente avversata dalle opposizioni parlamentari e da alcuni giuristi, è stata approvata con una maggioranza inferiore ai due terzi dei membri di ciascuna camera: di conseguenza, come prescritto dall'articolo 138 della Costituzione, il provvedimento non è stato promulgato direttamente, essendo prevista la facoltà di richiedere un referendum per sottoporlo al giudizio degli elettori. La consultazione popolare, richiesta sia su iniziativa parlamentare sia attraverso una raccolta di firme, ha avuto luogo il 4 dicembre 2016; non è stato necessario il raggiungimento di un quorum. La consultazione referendaria ha visto un'alta affluenza alle urne, pari al 65,47% degli elettori, e una netta affermazione dei voti contrari, pari al 59,12% dei voti validi. La riforma non è quindi entrata in vigore.
La bestemmia o blasfemia è soggetta a legislazioni molto diverse nei diversi paesi. In alcuni paesi essa non è perseguibile. Per esempio, negli Stati Uniti d'America essere perseguiti per questo crimine violerebbe la Costituzione secondo quanto stabilito dalla giurisprudenza nel caso Joseph Burstyn, Inc contro Wilson. Nel Regno Unito, precisamente in Inghilterra e Galles i reati di blasfemia sono stati aboliti nel 2008. In Europa, il Consiglio d'Europa ha raccomandato che i paesi membri adottino leggi a favore della libertà d'espressione. In luogo del reato di blasfemia, o in aggiunta a esso, alcuni paesi vietano l'incitazione all'odio su base religiosa, il vilipendio della religione o gli "insulti religiosi". D'altro canto, nei paesi in cui è in vigore la sharia e in altri paesi (come ad esempio il Pakistan), la blasfemia è un reato punibile con la pena di morte.
L'evoluzionismo teista (in inglese: theistic evolutionism), talora anche noto con Evoluzionismo teistico, Creazione continua, Creazione evolutiva, Darwinismo cristiano è una corrente di pensiero sviluppatasi all'interno della teologia cristiana, i cui fautori cercano di promuovere una filosofia della vita e della persona umana che tenti di conciliare scienza, filosofia e teologia. L'evoluzionismo teista, nella sua accezione generale, suppone che valori generalmente considerati molto significativi per la vita dell'uomo, come quelli morali ed estetici (cognizione del "bene" e del "male", empatia, etc.), non sarebbero accessibili mediante una lettura esclusiva delle scienze naturali. Tale corrente filosofica e teleologica presuppone l'esistenza di un'entità superiore e onnipotente, generalmente identificata con la figura di Dio Creatore e sostiene che la vita ebbe origine per volontà divina. L'entità, vista come benevola e creatrice, avrebbe quindi scelto e calibrato il meccanismo dell'evoluzione, per creare ogni tipo di essere vivente, dalle creature invisibili a occhio nudo come microbi, sino alle piante e ai mammiferi.L'evoluzionismo teista è suddiviso in due tipologie: integrale, che ipotizza la creazione, da parte di un'entità superiore, di uno o pochi organismi semplicissimi, i quali, una volta creati, avrebbero avuto le capacità e le proprietà necessarie al fine di potersi evolvere fino a produrre il corpo umano, l'anima sarebbe stata infusa dal creatore (salto ontologico). parziale, che suppone la creazione, da parte di un'entità superiore, di più organismi, i quali avrebbero dato origine agli altri organismi appartenenti però allo stesso genere, o sottordine, o ordine, ecc..., secondo la maggiore o minore estensione concessa all'evoluzione, escluso però l'uomo, non solo quanto all'anima, ma anche quanto al corpo.Gli approcci filosofici rispettivamente teista e teleologico non dovrebbero essere confusi con l'approccio utilizzato dal metodo scientifico. Gli stessi esponenti dell'evoluzionismo teistico sostengono che si dovrebbe sempre distinguere, nelle riflessioni filosofiche e teleologiche, tra la vita intesa come fenomeno biologico della vita, da un lato, e la vita intesa come l'insieme delle vicende e delle esperienze di un singolo individuo, dall'altro; E mentre all'indagine scientifica spetterebbe il compito della spiegazione del fenomeno biologico della vita, alla teleologia spetterebbe la comprensione della vita intesa come la comprensione dell'insieme delle vicende e delle esperienze di un singolo individuo, le quali si collocherebbero in una dimensione personale, nella quale viene assegnato un ruolo anche ai sentimenti religiosi. Alcuni filosofi hanno criticato tale posizione definendola una ingerenza della Chiesa all'interno della comunità scientifica. L'evoluzionismo teistico poggia il suo paradigma su due pilastri portanti: Interdisciplinarità – che viene proposta come esercizio dello sguardo al fine di renderlo capace di considerare l'oggetto di studio, cioè la persona umana, da diverse angolazioni metodologiche e ottenerne, in questo modo, una visione sintetica più completa.Quest'approccio solleva problemi riguardanti i metodi, fondamenti e presupposti delle diverse scienze, e afferma e sottolinea una evidenza di complementarità tra esse e, quindi, si propone di correggere i pregiudizi identificati come causa dell'isolamento tra le varie discipline. Viene sottolineata, inoltre, la necessità di evitare di ridurre alcune scienze ad altre, specialmente le scienze naturali e le scienze umane. Compatibilità – che si richiede sussista tra le interpretazioni teoretiche, scientifiche e filosofiche delle evidenze sperimentali; il Teismo evoluzionista pone una distinzione fra una teoria di natura più propriamente scientifica (la quale va ricercata in autori come Lamarck, Darwin e Wallace) e un sistema filosofico che si vuole applicare a tutta la realtà (come in Herbert Spencer e, in qualche modo, anche in Pierre Teilhard de Chardin). La lettura materialistica o quella anti-finalistica dell'evoluzione (contro il Disegno intelligente, per esempio) appartengono alla letteratura scientifica in senso proprio, divulgata da riviste quali Nature e Science.Una lettura filosofica materialistica e anche quella esclusivamente finalistica del creazionismo sono viste come non compatibili con la fede cristiana, in quanto quella materialistica viene rimproverata di escludere la sfera spirituale dell'uomo, mentre il finalismo puro del creazionismo viene considerato in contrasto con la spiegazione razionale delle evidenze sperimentali, pertanto ad entrambe viene imputato di giungere ad una specie di "suicidio epistemologico".
Il Ducato di Massa e Principato di Carrara è stato un piccolo stato italiano della Toscana settentrionale esistito tra il 1664 e il 1829. Lo stato era centrato su un piccolo territorio affacciato sul mare che comprendeva le due città di Massa e Carrara (amministrate in unione personale), nelle quali si trovavano le residenze dei sovrani (nei rispettivi palazzi cittadini e nella rocca Malaspina). Pur con numerose modifiche ed espansioni territoriali avvenute nel corso dei secoli, i feudi veri e propri non si estesero mai oltre i confini dell'attuale provincia di Massa e Carrara.