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Il vaccino della rosolia è un vaccino che viene utilizzato per prevenire la rosolia. Il vaccino richiede all'incirca due settimane per essere efficace, ed una singola dose è sufficiente a rendere immune circa il 95% dei soggetti. Nei paesi che presentano alti tassi di immunizzazione non sono più presenti casi di rosolia di nuova insorgenza, o di sindrome da rosolia congenita. Laddove il tasso di immunizzazione infantile è invece basso, il numero di casi di rosolia congenita è destinato ad incrementare per via dell'aumentato numero di donne che raggiungono l'età fertile senza essere state prima vaccinate o esposte al contagio. È quindi raccomandato che a ricevere il vaccino sia almeno l'80% della popolazione.L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha raccomandato che il vaccino della rosolia sia fra quelli inclusi nella vaccinazione di routine. Laddove non sia possibile vaccinare l'intera popolazione, la priorità è che a ricevere il vaccino siano almeno le donne in età fertile. Il vaccino non deve essere somministrato alle donne in gravidanza o ai soggetti immunocompromessi. Sebbene una dose sia generalmente sufficiente a garantire la protezione per tutta la vita, vengono spesso somministrate due dosi.Gli effetti collaterali sono generalmente lievi. Includono febbre, rash cutaneo, dolore e arrossamento nella zona dell'iniezione. Nelle donne è talvolta presente dolore articolare a distanza di 1-3 settimane dal momento della vaccinazione. L'anafilassi è invece rara. Il vaccino della rosolia è disponibile da solo o in combinazione con altri vaccini. Le combinazioni includono quella con il vaccino del morbillo, con quello della parotite (vaccino MPR), e con quello del morbillo, parotite e varicella (vaccino MPRV).Il primo vaccino della rosolia è stato approvato nel 1969. Fa parte della Lista dei Farmaci Essenziali dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, ovvero i farmaci di maggiore importanza richiesti in un sistema sanitario di base. Nel 2009 circa 130 paesi lo hanno incluso nella loro vaccinazione di routine. Il costo all'ingrosso del vaccino MPR è di 0.24 USD per dose nel 2014. Negli Stati Uniti il costo per dose si aggira tra i 50 e i 100 USD.
Il silicio è l'elemento chimico della tavola periodica degli elementi che ha come simbolo Si con valenza 2,4,6 e come numero atomico 14. È un semimetallo e un semiconduttore. Meno reattivo del suo analogo chimico, il carbonio, è il secondo elemento per abbondanza nella crosta terrestre dopo l'ossigeno, componendone il 27,72% del peso. Si trova in argilla, feldspato, granito e quarzo, principalmente in forma di biossido di silicio, silicati e alluminosilicati (composti contenenti silicio, ossigeno e metalli). Il silicio è il componente principale di vetro, cemento, ceramica e silicone.
In elettronica il LED (sigla inglese di Light Emitting Diode) o diodo a emissione di luce è un dispositivo optoelettronico che sfrutta la capacità di alcuni materiali semiconduttori di produrre fotoni attraverso un fenomeno di emissione spontanea quando attraversati da una corrente elettrica. Il materiale semiconduttore presenta due zone drogate differentemente in modo da avere portatori di carica opposta, elettroni e lacune, i quali secondo i principi di funzionamento del diodo a giunzione si ricombinano emettendo energia sotto forma di fotoni. Il primo LED fu sviluppato nel 1962 da Nick Holonyak Jr.. Nel 2014 è stato assegnato il premio Nobel per la fisica ad Isamu Akasaki e Hiroshi Amano dell'Università di Nagoya e a Shūji Nakamura dell'Università della California, Santa Barbara per le ricerche sul LED a luce blu. Negli anni novanta, vennero realizzati LED con efficienza sempre più elevata e in una gamma di colori sempre maggiore, realizzando anche luce bianca. Parallelamente, è aumentata la quantità di luce emessa a livelli competitivi con quelli delle comuni lampadine. Nell'illuminotecnica, il LED si configura come una tecnologia ad alta efficienza che garantisce un ottimo risparmio energetico.
Con l'espressione dialetti calabresi si definiscono le varietà linguistiche romanze parlate nella regione italiana della Calabria e in alcune città brasiliane dello stato di San Paolo dai discendenti di calabresi emigrati. Appartengono a due gruppi diversi: quello meridionale, conosciuto anche come diasistema della lingua napoletana ('e parrate calabbrise); quello meridionale estremo, o diasistema della lingua siciliana, e identificato anche come tricalabro da Ethnologue (i parrati calabbrisi);Del gruppo meridionale o napoletano fanno parte le varietà cosentine del nord della regione, mentre sono di tipo meridionale estremo o siciliano quelle in uso nella zona centro-meridionale che annoverano il calabrese centrale e il meridionale. Tale divisione linguistica corrisponde molto approssimativamente alla storica divisione amministrativa delle "Calabrie": Calabria Citeriore (o Calabria latina) e Calabria Ulteriore (o Calabria greca). I dialetti calabresi sono fra i dialetti d'Italia che più di altri hanno attirato l'attenzione degli studiosi per le proprie peculiarità e le radici in tempi antichi. L'evidente diversità linguistica nell'ambito della stessa regione, il rapporto tra impronta greca antica (grecanica) e storia della Calabria, la più o meno precoce latinizzazione ed i "relitti" lessicali di altre lingue, la forte presenza della minoranza albanese (arbëreshë), sono oggi argomento di studio e discussione di glottologi e linguisti. Chi voglia infatti paragonare i dialetti della Calabria meridionale con quelli parlati nella Calabria del nord, non può non notare il forte contrasto esistente. Un esempio è la forma del tempo perfetto indicativo (che include passato remoto e passato prossimo dell'italiano), che ha due forme nelle due diverse zone: nel Nord-Calabria è un tempo composto, simile al passato prossimo italiano; nel Sud-Calabria invece, è un tempo semplice che ricorda il passato remoto italiano, da cui il grande errore di chiamare "passato remoto" questo tempo anche in calabrese (in realtà equivale esattamente al perfetto latino, dal quale deriva). Infatti, anche un'azione non remota è espressa col tempo perfetto: Mangia(v)i, mo vaju u fatigu = Ho mangiato, adesso vado a lavorare. Mangiavi, mo vaju ma faticu (in dialetto catanzarese) Mangiai, ora vaju e travagghiu (in dialetto reggino)