Accedi all'area personale per aggiungere e visualizzare i tuoi libri preferiti
La sepsi è definita come disfunzione d'organo pericolosa per la vita, causata da una risposta disregolata dell'organismo ad un'infezione. (Definizione del consesus Sepsis-3, 2016)La sepsi era precedentemente definita come compresenza di infezione e SIRS (Sindrome da Risposta Infiammatoria Sistemica). Successivamente questa definizione è stata abbandonata in quanto la SIRS non è presente in alcuni casi gravi di infezione con disfunzione d'organo ed è invece presente in molti pazienti con infezione ricoverati in ospedaleLe complesse interazioni tra il microrganismo infettante, il sistema immunitario dell'ospite, le risposte infiammatorie e la coagulazione influenzano l'esito nella sepsi.Il termine sepsi, etimologicamente, deriva dal greco antico σήψις, sēpsis, "putrefazione". Malgrado sia meno conosciuta di altre malattie ha un tasso di mortalità cinque volte superiore all'ictus e dieci volte all'infarto. Per aumentarne la consapevolezza nella popolazione è stata istituita la giornata mondiale della sepsi (World Sepsis Day) il 13 settembre 2013. La diagnosi tempestiva è fondamentale per la gestione della sepsi, come l'inizio di una corretta terapia precoce è fondamentale per ridurre la mortalità da sepsi grave.Precedentemente la malattia era nota come setticemia (dal greco antico σηπτικός, sēptikós) ed era considerata una condizione di iper-infiammazione e coagulabilità, con conseguente danno cellulare e squilibri della circolazione. Al giorno d'oggi il termine setticemia indica lo specifico caso in cui la sepsi è accompagnata da batteriemia (sepsi batteriemica) invece che da altri tipi di infezioni, anche se a volte viene utilizzato impropriamente come sinonimo di sepsi.
La medicina d'emergenza-urgenza è la specialità medica specifica che si occupa di emergenze o urgenze. Il suo raggio d’azione spazia dal territorio (medicina d’emergenza territoriale) all’ospedale, dove può operare sia nell’ambito dei Pronto Soccorso (con annessi letti di Osservazione Breve Intensiva, o O.B.I.) che in quello delle degenze di medicina d’emergenza, che hanno caratteristiche di degenza subintensiva.1
L'ictus (dal latino "colpo"), conosciuto anche come apoplessia, ischemia cerebrale, colpo apoplettico, accidente o insulto cerebrovascolare, o attacco cerebrale, si verifica quando una scarsa perfusione sanguigna al cervello provoca la morte delle cellule. Vi sono due tipi principali di ictus, quello ischemico (ischemia cerebrale), dovuto alla mancanza del flusso di sangue, e quello emorragico, causato da un sanguinamento o emorragia cerebrale, l'uno può anche seguire l'altro; entrambi portano come risultato una porzione del cervello incapace di funzionare correttamente. I segni e i sintomi di un ictus possono comprendere, tra gli altri, l'incapacità di muoversi o di percepire un lato del corpo, problemi alla comprensione o all'esprimere parole o la perdita di visione di una parte del campo visivo. Se i sintomi durano meno di una o due ore, l'episodio viene chiamato attacco ischemico transitorio (TIA). Gli ictus emorragici possono essere associati ad un forte mal di testa. I sintomi possono essere permanenti e le complicanze a lungo termine possono includere polmonite ab ingestis, demenza vascolare, parkinsonismo, afasia, paraplegia, tetraplegia, paresi o una perdita di controllo della vescica. Può anche causare la morte direttamente. Il principale fattore di rischio per l'ictus è la pressione alta, mentre altri possono essere il fumo di tabacco, l'obesità, il colesterolo alto, il diabete mellito, un precedente TIA e la fibrillazione atriale. L'ictus ischemico è causato generalmente dall'ostruzione di un vaso sanguigno; l'ictus emorragico, invece, dal sanguinamento intracranico generalmente in seguito alla rottura di un aneurisma cerebrale.La diagnosi viene generalmente formulata attraverso l'esame clinico. Le tecniche di neuroradiologia, in particolare la tomografia computerizzata e la risonanza magnetica, risultano fondamentali per confermare il sospetto clinico, escludere altre patologie, caratterizzare e quantificare le lesioni, pianificare il trattamento. Altri test, come un elettrocardiogramma (ECG) e gli esami del sangue sono solitamente eseguiti per determinare i fattori di rischio e per escludere altre possibili cause. L'ipoglicemia, ovvero l'abbassamento dei livelli di glucosio nel sangue, può causare sintomi simili.La prevenzione comprende un tentativo di diminuzione dei fattori di rischio, nonché, eventualmente l'assunzione di aspirina e/o statine, l'intervento chirurgico per mantenere pervie le arterie al cervello nei pazienti con un restringimento problematico e il farmaco warfarin per coloro che soffrono di fibrillazione atriale.Il trattamento dell'ictus spesso richiede il ricorso a cure d'emergenza. L'ictus di tipo ischemico, il più frequente, si può giovare della tradizionale terapia con somministrazione sistemica di fibrinolitico (entro 4.5 ore dall'insorgenza) e, nei centri dotati di unità di neuroradiologia interventistica, del trattamento endovascolare mediante trombectomia meccanica (entro 6-8 ore dall'insorgenza). Alcuni ictus emorragici possono essere trattati tramite intervento chirurgico. La riabilitazione intrapresa nel tentativo di recuperare alcune delle funzionalità perse si svolge idealmente nelle stroke unit, che tuttavia spesso non sono disponibili in molte parti del mondo. . Uno degli approcci di riabilitazione maggiormente diffusi ed utilizzati in occidente è il Concetto Bobath [1]. Nel 2010 circa 17 milioni di persone hanno subito un ictus e 33 milioni reduci ad un evento di questo tipo erano ancora in vita. Tra il 1990 e il 2010 il numero di ictus che si sono verificati ogni anno è diminuito di circa il 10% nel mondo sviluppato e aumentato del 10% nel mondo. Nel 2013, l'ictus è stato la seconda più frequente causa di morte dopo le malattie coronariche, responsabile di 6,4 milioni di decessi (il 12% del totale). Circa 3,3 milioni di morti sono conseguenza dell'ictus ischemico, mentre 3,2 milioni dell'ictus emorragico. In generale, due terzi degli ictus si sono verificati in persone di oltre 65 anni di età.
Per addome acuto in medicina si intende un quadro clinico a localizzazione addominale caratterizzato dalla acuzie, intesa come stato di massima gravità e intensità, delle sue manifestazioni. Può essere considerato come la espressione di gravi complicazioni nel corso di alcune malattie e come tale si riscontra abitualmente nelle perforazioni intestinali, nelle emorragie endo-cavitarie o nelle pancreatiti acute necrotiche, altre volte invece può costituire uno dei momenti del decorso di un evento patologico presentandosi occasionalmente come nel caso di alcune colecistiti acute, coliche renali, appendiciti acute. Pur manifestandosi a livello addominale non necessariamente è legato a malattie degli organi contenuti in questa cavità e così è possibile distinguere cause: endo-addominali - quando sono coinvolti gli organi che vi hanno sede: intestino, fegato, pancreas. extra-addominali - a partenza da organi distanti: apparato renale, aorta toracica, cuore, polmone. sistemiche o generali - nel caso di patologie non specificamente legate a un organo ma che coinvolgono l'organismo nella sua totalità.Una eziologia così varia spiega la frequenza, calcolata in oltre il 10%, con cui si osserva nelle prestazioni erogate in regime di Pronto Soccorso. Può andare incontro a risoluzione spontanea o, nei casi di pertinenza internistica, dopo terapia farmacologica, ma il più delle volte richiede un trattamento chirurgico tempestivo e pertanto costituisce una delle cause più frequenti di ricovero nei reparti di chirurgia d'urgenza.