Accedi all'area personale per aggiungere e visualizzare i tuoi libri preferiti
Telepass è un marchio registrato di proprietà di Atlantia S.p.a. (di cui Telepass S.p.A. è licenziataria) atto a contraddistinguere un sistema di riscossione del pedaggio autostradale con l'utilizzo del telepedaggio, introdotto in Italia nel 1989 da Società Autostrade Concessioni e Costruzioni S.p.A. (oggi Telepass S.p.A.). Inizialmente installato sulla tratta Prato Calenzano-Firenze Nord in via sperimentale, è stato installato in un primo tempo sull'Autostrada A1 nei caselli delle principali città italiane (Milano, Roma e Napoli) in occasione del Mondiale di calcio 1990, e in seguito l'implementazione si è estesa a tutti i caselli della rete autostradale nazionale. In origine vincolato al singolo veicolo e destinato all'utenza business, dal 1998 è stato esteso alla clientela privata e dal 2005 il servizio è stato abilitato anche per le motociclette. Secondo i dati aggiornati all'aprile 2016, circolano 8 milioni di apparecchi Telepass, per un totale di circa 2 milioni di transiti al giorno. Attualmente con il Telepass è possibile pagare anche il pedaggio per il traforo ordinario dello Zovo, per i parcheggi degli aeroporti di Napoli Capodichino, di Milano Malpensa, Linate, Pisa, Torino Caselle, Roma Fiumicino, Bologna e Catania, la fiera di Bologna, l'ospedale "Dell'Angelo" di Mestre e per la ZTL di Milano. È anche possibile acquistare i biglietti per i traghetti Caronte & Tourist tra Messina e Villa San Giovanni. C'è un Telepass europeo valido oltre che in Italia per i pedaggi in Francia, Spagna e Portogallo ed anche per alcuni parcheggi.
Paolo Sica (Livorno, 30 aprile 1935 – Parigi, 27 settembre 1988) è stato un architetto e urbanista italiano.
Il disastro del Vajont è stato un disastro ed umano verificatosi la sera del 9 ottobre 1963, nel neo-bacino idroelettrico artificiale del torrente Vajont nell'omonima valle (al confine tra Friuli e Veneto), dovuto alla caduta di una frana dal soprastante pendio del Monte Toc nelle acque del bacino alpino realizzato con l'omonima diga; la conseguente tracimazione dell'acqua contenuta nell'invaso, con effetto di dilavamento delle sponde del lago, coinvolse prima Erto e Casso, paesi vicini alla riva del lago dopo la costruzione della diga, mentre il superamento della diga da parte dell'onda generata provocò l'inondazione e la distruzione degli abitanti del fondovalle veneto, tra cui Longarone, e la morte di 2018 persone. Le cause della tragedia, dopo numerosi dibattiti, processi e opere di letteratura, furono ricondotte ai progettisti e dirigenti della SADE, ente gestore dell'opera fino alla nazionalizzazione, i quali occultarono la non idoneità dei versanti del bacino, a rischio idrogeologico. Dopo la costruzione della diga si scoprì infatti che i versanti avevano caratteristiche morfologiche (incoerenza e fragilità) tali da non renderli adatti ad essere lambiti da un serbatoio idroelettrico. Nel corso degli anni l'ente gestore e i suoi dirigenti, pur essendo a conoscenza della pericolosità, anche se supposta inferiore a quella effettivamente rivelatasi, coprirono con dolosità i dati a loro disposizione, con beneplacito di vari enti a carattere locale e nazionale, dai piccoli comuni interessati fino al Ministero dei lavori pubblici.