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La storia del pensiero economico si occupa dello sviluppo dell'economia politica dalle origini ai giorni nostri, con le sue varie teorie o visioni del sistema economico. In prima approssimazione, si possono individuare le seguenti fasi: antichit classica (soprattutto nella Grecia antica) e Medioevo; la formazione degli stati nazionali e la nascita dell'economia politica in senso moderno; la rivoluzione industriale e l'economia classica; l'affermazione dell'economia di mercato e l'economia neoclassica; la Grande depressione del 1929 e l'economia keynesiana; approfondimenti e nuove proposte; la stagflazione e il monetarismo; sviluppi recenti.Gli storici del pensiero economico valutano in modi diversi sia le singole scuole, sia il loro succedersi. Vi un punto di vista "cumulativo", secondo il quale si avuto e continua un progressivo avvicinamento alla verit e, pertanto, la storia del pensiero economico deve essere storia delle verit economiche . Vi anche un punto di vista "competitivo", secondo il quale l'esistenza di diverse scuole mostra che sono possibili approcci diversi allo studio dei fenomeni economici, nessuno dei quali nettamente preferibile agli altri. Qualsiasi teoria economica, quindi, pu essere criticata o perch migliorata da altre successive, o perch basata su un approccio non condiviso da altre. La sintetica esposizione che segue ricca di riferimenti ad altre voci, alle quali si rinvia per approfondimenti e valutazioni critiche. Le varie correnti di pensiero della storia economica hanno influenzato profondamente le relative politiche economiche adottate dai vari Stati nazionali nel corso della storia moderna e contemporanea.
La sociologia è la scienza sociale che studia i fenomeni della società umana, indagando i loro effetti e le loro cause, in rapporto con l'individuo e il gruppo sociale; un'altra definizione, più restrittiva, definisce la sociologia come lo studio scientifico della società. Altre definizioni storiche includono quella di Auguste Comte che la definisce uno strumento di azione sociale, quella di Émile Durkheim, cioè la scienza dei fatti e dei rapporti sociali, infine quella di Max Weber, scienza che punta alla comprensione interpretativa dell'azione sociale (interpretativismo).
Una legge di potenza (power law) è una qualsiasi relazione del tipo: f ( x ) = a x k + o ( x k ) , x → 0 , {\displaystyle \ f(x)=ax^{k}+o(x^{k}),\ x\to 0,} dove a e k sono costanti e o ( x k ) {\displaystyle o(x^{k})} è una funzione asintoticamente piccola di x k {\displaystyle x^{k}} . k è di solito chiamato esponente di scala. Leggi di potenza ricorrono nelle distribuzioni di probabilità di molti fenomeni fisici (ad esempio la magnitudo dei terremoti, il diametro dei crateri dei pianeti, la dimensione dei frammenti degli oggetti che si infrangono per urti, l'intensità delle esplosioni solari), sociali (il numero dei morti nelle guerre, la popolazione delle città, il numero di collegamenti ai siti web, il numero di citazioni) ed economici (la distribuzione della ricchezza, le vendite di libri e cd, ecc.); così come ricorrono in altri tipi di relazioni, come quella tra il tasso metabolico di una specie e la sua massa corporea (cosiddetta legge di Kleiber), o quella tra la forza di gravità e la distanza tra le masse. Nel caso delle distribuzioni di probabilità, una distribuzione che obbedisce alla legge di potenza è denominata power law distribution, scale-free distribution (distribuzione a invarianza di scala), o anche distribuzione di Pareto - dal nome dell'economista Vilfredo Pareto, che per primo la individuò nella distribuzione del reddito - o infine legge di Zipf - dal linguista George Kingsley Zipf che la individuò studiando la frequenza d'uso delle parole nei testi.La particolarità di questo tipo di distribuzioni sta proprio nell'assenza di una scala caratteristica dei fenomeni. Così, ad esempio, dire che la distribuzione del reddito rispecchia la legge di potenza, o che la distribuzione del reddito è una paretiana, significa dire che, se ogni quattro individui con reddito annuo pari a diecimila euro, ne esiste uno con reddito pari a ventimila, allora ci sarà una persona che guadagna 2 trilioni di euro per ogni quattro con reddito pari a 1 trilione.