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Prima guerra del nord

La prima guerra del nord o guerra di Livonia (1558 – 1583) vide le truppe russe invadere la Livonia: si trattò di un conflitto combattuto dal Regno russo contro la Confederazione polacco-lituana, alleata a Regno di Danimarca e Impero svedese, il cui scopo era l'ottenimento della supremazia nel Mar Baltico. Le coste della Livonia (in gran parte l'attuale Lettonia) avevano per i russi un valore strategico per i commerci con l'est europeo a causa delle isole del Baltico. L'esercito polacco-lituano era in grado di schierare sul campo più di 30.000 soldati. Nel 1581 contava 9.000 cavalieri (principalmente ussari) e 12.000 fanti, oltre a 10.000 Lituani. La guerra terminò senza successo per la Russia nonostante le sue vittorie iniziali contro l'Ordine livoniano, a seguito delle difficoltà economiche e di politica interna provocate dalla rivolta dei boiardi dal 1565 e dall'invasione dei tartari di Crimea, che il 24 maggio 1571 incendiarono Mosca. Nell'armistizio di Jam Zapolski del 15 gennaio 1582 con i polacco-lituani, lo zar Ivan IV (detto Il Terribile) rinunciò alla Livonia, ma riottenne fra il 1579 ed il 1581 dal re Stefano Báthory alcuni territori occupati dal nemico, dopo che questi aveva rinunciato all'assedio, durato senza successo più mesi, della città di Pskov. Con la pace di Pljussa del 10 agosto 1583 fra Russia e Svezia, a quest'ultima furono riconosciuti alcuni territori che si affacciano sul Golfo di Finlandia, ovvero le province di Estonia, Ingria e Livonia svedesi.

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