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Proteste in Bielorussia del 2020

Le proteste in Bielorussia del 2020, chiamate anche rivoluzione delle ciabatte, sono una serie di manifestazioni popolari in corso contro il governo bielorusso e il presidente Aljaksandr Lukašėnka, in carica dal 20 luglio 1994 e rieletto per il sesto mandato consecutivo durante le elezioni presidenziali del 9 agosto 2020. Le accuse di corruzione nel governo e il rifiuto di adottare misure di sicurezza per la pandemia di COVID-19, hanno dato il via il 24 maggio 2020 a una serie proteste nella capitale Minsk, che si sono poi diffuse in tutto il paese e inasprite dopo l'arresto del banchiere e oppositore Viktar Babaryka e del blogger Sjarhej Cichanoŭskij. Le proteste sono state più volte represse con la violenza, causando almeno 5 morti, centinaia di feriti tra i manifestanti, 50 persone scomparse, 450 casi di tortura e maltrattamenti di detenuti (secondo un rapporto dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani), oltre a casi di abuso sessuale e stupro, e oltre 12.000 arresti, oltre alla condanna delle repressioni violente da parte dell'Alto commissario per i diritti umani dell'ONU e da numerose altre figure istituzionali ed il mancato riconoscimento dei risultati ufficiali delle elezioni da parte dell'Unione europea, della maggior parte dei suoi Stati membri, degli Stati Uniti d'America, del Regno Unito e del Canada. Il 27 novembre, Lukašenka ha annunciato le proprie dimissioni a seguito delle proteste di massa contro i brogli durante le elezioni presidenziali.

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