Punica fides
La locuzione latina Punica fides, tradotta letteralmente, significa fedelt cartaginese.
Il termine si basa sul nome con cui i romani chiamavano i cartaginesi, poeni, cio puni, il quale deriva a sua volta dal greco (phoinikes), cio fenici (dai quali i cartaginesi discendevano).
Nella cultura romana antica questo termine era sinonimo di non mantenere la parola, di mala fede, di fedelt ambigua e sospetta. Infatti i Romani consideravano i Cartaginesi, loro acerrimi nemici, infidi e ingannatori.
In realt questa espressione non era la realt assoluta, ma era molto condizionata dal patriottismo e dalla propaganda interni di Roma, sia durante il periodo delle guerre puniche che successivamente.
Cartagine era vista come il nemico per eccellenza dai romani, soprattutto durante la Seconda guerra punica in cui le truppe di Annibale sconfissero per quattro volte consecutive Roma e fecero temere un assedio dell'Urbe, generando cos forti sentimenti di revanscismo nella popolazione che sarebbero perdurati a lungo.
Per queste ostilit i nemici cartaginesi venivano cos spesso dipinti in maniera empia e negativa. Poich della civilt cartaginese non sono rimaste tracce, dato che la citt venne distrutta dopo la Terza guerra punica, sono pervenute a noi poche fonti su di loro, inevitabilmente filtrate dall'ottica dei vincitori, i romani, che non potevano essere indulgenti nel descrivere la citt contro la quale vennero consumati anni di guerra e innumerevoli vite.
Ci sfoci inoltre in una certa propaganda di tipo nazionalistico, esaltando le virt e le qualit dei romani in opposizione ai difetti e alle meschinit che attribuivano al nemico, in questo caso Cartagine.
Anche fra gli storiografi non-romani le testimonianze sulla cultura cartaginese sono spesso in disaccordo.
Addirittura in alcuni casi furono invece i romani che violarono i patti stipulati coi cartaginesi. Ad esempio la Prima guerra punica scoppi dopo che i romani accorsero in aiuto dei briganti mercenari Mamertini di Messina, occupata dai cartaginesi, nonostante esistesse un trattato che delimitava le sfere d'influenza delle due grandi citt , imponendo ai romani di non sbarcare in Sicilia e di non interferire con gli affari cartaginesi, che a loro volta rinunciavano a pretese sull'Italia ed inviarono aiuti a Roma nella guerra contro Pirro in funzione anti-greca.
Inoltre alla fine della guerra Roma approfitt dell'instabilit interna di Cartagine, impegnata nella rivolta dei mercenari, per occupare con la forza le isole di Sardegna e di Corsica, nonostante la tregua.
Fra gli storici antichi le testimonianze giunte a noi sono spesso in disaccordo fra di loro. Fra di essi, Polibio e Plutarco tracciano il ritratto pi negativo dei cartaginesi, definendoli servili e immorali, mentre Aristotele ne elogiava il sistema politico e l'onest mercantile e alcuni frammenti di Magone esprimono pareri positivi sulla cultura cartaginese.