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Matelda è un personaggio della Divina Commedia di Dante. Matelda è protagonista degli ultimi cinque canti del Purgatorio: il suo nome verrà fatto soltanto in quello conclusivo. È la donna che il poeta incontra nel Paradiso Terrestre prima di Beatrice. Caratterizzata da una bellezza assoluta, sia nell'aspetto sia nei gesti, simboleggia la condizione umana prima del peccato originale. Gli studiosi della Divina Commedia sono concordi nel dichiarare Matelda una donna storicamente vissuta. Alcuni ritengono si tratti di Matilde di Canossa, altri propendono per Mechthild von Hackeborn o la nobildonna Matelda Nazarei di Matelica, che si fece suora di clausura ed è meglio conosciuta come la beata Mattia Nazarei che Dante avrebbe potuto conoscere nei suoi viaggi attraverso l'attuale regione Marche, la cui esatta conoscenza geografica da parte del Poeta è indizio che fu da questi approfonditamente visitata. Sarà Matelda a immergere Dante nelle acque dei due fiumi Lete ed Eunoè, rito indispensabile prima dell'ascesa al Paradiso Celeste. Scrive il critico Umberto Bosco che Matelda, dunque, è "un'idea figurata alla quale il poeta ha dato un nome al quale non sappiamo che valore attribuire.[...] Se il Paradiso Terrestre è la felicità umana, logico che Matelda impersoni la stessa felicità: più precisamente è la figura dell'essere felice qual era l'uomo prima del peccato [...]". Ella battezza Dante con l'acqua della verità, completa la sapienza della Ragione umana (Virgilio) e anticipa la Rivelazione e la Teologia (Beatrice).
L'armata Brancaleone è un film del 1966 diretto da Mario Monicelli. Tra i film più noti della commedia italiana e tra i capolavori del regista. Vincitore di tre Nastri d'argento, fu presentato in concorso al 19º Festival di Cannes.
Il cavalier Brancaleone da Norcia è il protagonista dei film L'armata Brancaleone e Brancaleone alle crociate, entrambi diretti da Mario Monicelli. Il personaggio, assai noto ancora oggi, è entrato subito a far parte di diritto dell'immaginario collettivo italiano dato che rappresenta lo stereotipo dell'italiano povero e sbruffone, così caro alla commedia all'italiana, che viene coinvolto in rocambolesche disavventure o in situazioni che richiedono una grinta e intelligenza superiore alle sue facoltà. Ma tale cliché venne calato nella società del Medioevo, fatto questo che rese necessaria la creazione di una geniale lingua fittizia, modellata dagli autori sui dialetti umbro marchigiani medievali. Ciò diede un'ulteriore connotazione di originalità al film e contribuì non poco alla sua popolarità.