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Il rapsòdo è il cantore professionista che nell'antico mondo greco recita e canta a memoria, Poemi epici di Omero e di altri autori, ma anche poesie liriche, elegiache e giambiche. Il termine inizia ad apparire nella letteratura greca nel V secolo a.C. e da un passo di Pindaro (Nemea, 2.1) se ne ricava l'etimologia, collegabile al verbo ῥάπτειν ("cucire"), per cui il rapsodo sarebbe il "cucitor di canti". In base a questa etimologia, alcuni studiosi hanno dedotto che il rapsodo, a differenza dell'aedo, ripetesse semplicemente ciò che gli era stato trasmesso dalle generazioni precedenti. Altri, invece, pensano che anche i rapsodi intervenissero sul repertorio tradizionale, magari arricchendolo. Ad esempio si pensa che a loro sia dovuta la composizione di certi inni omerici, che nella recitazione precedevano certe parti dei poemi veri e propri. Resta fondamentale il loro ruolo di trasmissione del patrimonio mitico greco. Comunque sia, i rapsodi originariamente recitavano accompagnandosi con la lira, più tardi sostituita con un bastone, come si vede nelle raffigurazioni degli antichi vasi greci. Secondo Platone, Femio, il cantore che nell'Odissea è indicato come un aedo, è in realtà un rapsodo. L'età d'oro dei rapsodi è probabilmente tra i secoli V e IV a.C., quando essi erano molto diffusi e partecipavano a giochi e feste pubbliche, dove si facevano notare per la voce e l'abbigliamento vistosi e gareggiavano fra loro per vincere i premi. I rapsodi riuscivano a suscitare emozioni in chi li ascoltava mettendoci una passione che potrebbe avvicinarli ai moderni attori. L'importanza della trasmissione culturale da una generazione all'altra del patrimonio tradizionale portava a curare scrupolosamente l'addestramento dei rapsodi, tanto che essi mantennero nel repertorio la pronuncia omerica fino all'età alessandrina, forse anche per influsso e autorità degli Omeridi, la corporazione di Chio specializzata nel cantare la vita e le opere di Omero, che gli altri rapsodi consideravano arbitri e punto di riferimento per la categoria. Nonostante fossero giudicati con disprezzo dalla classe colta (ma il loro livello era comunque più alto di quello dell'attore omerico) e considerati inattendibili, l'attività dei rapsodi continuò a lungo, giungendo fino al III secolo d.C., cioè quasi alla fine dell'era pagana.
Le Rapsodie Ungheresi (S. 244) sono una raccolta di 19 brani per pianoforte composti da Franz Liszt. Hanno una forma libera ispirata ai moti patriottici ungheresi del 1848. Sei rapsodie sono poi state riadattate dallo stesso autore per orchestra e alcune di esse sono brani diventati celebri, come le n. 2, 6, 9, 12, 14 (Fantasia Ungherese), 15 (Marcia Rákóczi) e 19.
La Rapsodia in blu (Rhapsody in Blue) è una delle più famose composizioni musicali dello statunitense George Gershwin.
Giovanni Marradi (Livorno, 21 settembre 1852 – Livorno, 6 febbraio 1922) è stato un poeta e scrittore italiano.