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La Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori (CISL) una confederazione sindacale italiana fondata a Roma il 30 aprile 1950. una confederazione autonoma dal suo retroterra politico e confessionale.
Concertazione (termine mutuato dalla musica) è un termine utilizzato in Italia che si riferisce ad una pratica di governo che tende a operare scelte economiche attraverso una consultazione preventiva delle parti sociali, principalmente sindacati ma anche associazioni di categoria o appartenenti al terzo settore. È una pratica adottata alla fine del ventesimo secolo ed utilizzata per superare il famigerato binomio conflittuale tra sindacati e governo; infatti l'indiscutibile pregio della concertazione consiste nel bene della pace sociale. Tuttavia, questo sistema è entrato in crisi poiché le parti sociali - ivi compresi i sindacati - non rappresentano in modo adeguato l'interesse generale, quindi possono porsi potenzialmente in contrasto con tali soggetti.In particolare la concertazione trova ampia applicazione in materia di mercato del lavoro, salari e contrattazione collettiva, organizzazione della previdenza sociale. Al metodo concertativo si è frequentemente fatto ricorso anche in relazione alle grandi scelte pubbliche sulla politica fiscale e della finanza pubblica, più in genere, sulla politica economica. La concertazione è praticata anche a livello decentrato (gli interlocutori di parte pubblica, in questo caso, sono le regioni e gli enti locali) in tema di politiche sociali, sanità e sviluppo territoriale. Si differenzia dal corporativismo perché non si propone di alterare il sistema economico-sociale e neppure di affermare un'indistinta ed assoluta cooperazione fra le parti sociali, ma di realizzare un sistema di consultazione e comune decisione sulle regole e le principali scelte della politica economica, all'interno di un sistema democratico e basato su un'economia di mercato.
Nel gergo parlamentare, il trasformismo indica una pratica politica che consiste nella sostituzione del confronto aperto tra la maggioranza che governa e l'opposizione che controlla con la cooptazione nella maggioranza di elementi dell'opposizione per esigenze tipicamente utilitaristiche}}. Nella storia della politica italiana il trasformismo emerse dopo il 1880 nel Regno d'Italia, come prassi comune ai gruppi parlamentari, di Destra e Sinistra, di variare le maggioranze in base a convergenze d'intenti su problemi circoscritti anziché su programmi politici a lungo termine. Il singolo parlamentare non era legato a un partito, per il semplice motivo che nell'Italia dell'Ottocento i partiti organizzati non esistevano. La candidatura alle elezioni era personale e ciò favoriva l'individualismo del singolo deputato. La base elettorale era ristretta: il deputato rispondeva del proprio operato alla propria base clientelare. Il passaggio di un parlamentare da uno schieramento all'altro era segno della conclusione di una trattativa nella quale il deputato aveva mercanteggiato il proprio voto in cambio della soddisfazione di certi interessi privati. Durante il periodo in cui il trasformismo fu prassi politica, le maggioranze parlamentari che di volta in volta si costituirono poggiarono su singole personalità politiche che, manovrando il costituirsi delle varie combinazioni di gruppi parlamentari, risultarono l'unico elemento di stabilità politica. Nella politica moderna, il termine trasformismo ha acquistato una connotazione prettamente negativa. Viene infatti attribuito: a) ad azioni chiaramente dettate dallo scopo di mantenere il potere o di rafforzare il proprio schieramento politico; b) alla consuetudine di evitare il confronto parlamentare e ricorrere a compromessi, clientelismi e sotterfugi politici, senza tenere conto dell'apparente incoerenza ideologica di certi connubi o consociazioni. Conseguenze negative in tal senso sono: lo scadimento del dibattito politico (viene a mancare una vera alternanza al potere), l'allontanamento del sistema politico dall'interesse collettivo verso il sistema paese (poiché il sistema politico obbedisce a logiche interne di proprio interesse, con spregio della responsabilità verso gli elettori) e, in ultimo ma non per ultimo, la dimostrazione di scarsa moralità da parte dei parlamentari agli occhi dei cittadini elettori.
Il termine superpotenza, nel linguaggio storiografico e giornalistico, è stato usato, a partire dalla seconda metà del XX secolo, per indicare uno Stato che, nelle relazioni internazionali, esercita una influenza in grado di condizionare le scelte degli altri Paesi grazie ad una notevole potenza economica, politica e militare e che esercita questa sua forza per orientare a proprio favore le relazioni internazionali stesse.
Nel linguaggio storico-diplomatico il termine politica dell'equilibrio nelle relazioni internazionali tra le potenze indica la politica perseguita nella storia europea da alcuni stati (tipicamente dalla Gran Bretagna tra Settecento e Novecento) per impedire l'emergere sul continente di una potenza egemone (come ad esempio la Francia napoleonica o la Germania guglielmina o hitleriana) tale da sconvolgere la pace e l'equilibrio tra gli stati europei stessi.
La geopolitica (da non confondersi con la geografia politica e con la politica internazionale) è una disciplina che studia le relazioni tra la geografia fisica, la geografia umana e l'azione politica. Ancorché si tratti di una disciplina piuttosto popolare, manca ancora di una definizione univoca e condivisa. La grande notorietà di questa disciplina deriva dalla capacità attribuitale dai suoi cultori di predire l'azione politica (e quindi gli eventi futuri) tramite l'analisi del contesto spaziale (da intendersi in senso non meramente geografico, ma anche culturale, sociale ed economico) degli attori politici stessi o almeno di una parte dei comportamenti politici. La collocazione scientifica della geopolitica spazia dal campo della geografia politica a quello della politica internazionale vista in connubio con lo studio degli aspetti specifici della geografia (fisica e politica), il che riguarda l'ambito dello studio dei rapporti internazionali in chiave geografica, fino ad interpretarla come mero studio delle tendenze espansive di Stati e nazioni. Ad oggi tale disciplina, lontana dalle tendenze deterministiche con cui si era affermata tra le due guerre, rivaluta l'attitudine a sviluppare i rapporti tra geografia (analisi delle posizioni spaziali degli Stati e accessibilità a risorse, mercati, vie marittime e terrestri) e studio delle relazioni internazionali, unitamente allo sviluppo di temi e di numerose altre questioni che riguardano il rapporto degli stati con i più complessi fenomeni dati dal contesto del mondo globale.