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L'Insigne sacro e militare ordine di Santo Stefano papa e martire è un ordine religioso cavalleresco di fondazione pontificia (Bolla His quae del 1º febbraio 1562 di Pio IV), con doppia personalità giuridica, cioè canonica (attualmente Associazione pubblica di fedeli di fondazione pontificia) e civile. Fu di collazione della casa granducale di Toscana, così come l'Ordine del Merito sotto il titolo di San Giuseppe e l'Ordine del merito civile e militare.
Grotte Santo Stefano è una frazione del comune di Viterbo. Si trova a circa 16 km dal capoluogo dell'alta Tuscia, percorrendo la strada Teverina, verso la valle del Tevere. È servita dalla omonima stazione della Ferrovia Viterbo-Attigliano. Fino al 2 gennaio 1927 era un comune della provincia di Roma. Con la riforma delle province attuata da Benito Mussolini, a partire dall'anno successivo fu aggregato a Viterbo assieme ai territori di Bagnaia, San Martino al Cimino e in seguito (dal 1946, D.L.del Capo Provvisorio dello Stato 20 settembre 1946 n. 287) Roccalvecce. All'epoca, in disputa con Viterbo per l'elevazione al rango di Provincia era Civitavecchia che perse l'opportunità, proprio perché Viterbo riuscì con le aggregazioni di altri comuni ad incrementare il proprio territorio e il numero degli abitanti. Gli abitanti nel 1974 e 1985 tentarono di ricostituire il Comune autonomo, ma i tentativi non ebbero gli esiti sperati e, pur restando a 16 km di distanza da Viterbo e con una popolazione di circa 3.800 abitanti con origini e tradizioni diverse, Grotte Santo Stefano resta praticamente un "quartiere decentrato" di Viterbo.