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Per Quattro Province si intende una porzione dell'Appennino ligure compresa nelle province italiane di: Alessandria, in Piemonte (comprendendo val Curone, val Grue, valle Ossona, val Borbera, val Sisola, valle Spinti, media valle Scrivia) Genova, in Liguria (comprendendo alta valle Scrivia, alta val Trebbia, alta val d'Aveto, val Fontanabuona) Pavia, in Lombardia (comprendendo valle Staffora, valle Ardivestra, Val di Nizza, alta val Tidone, alta val Trebbia) Piacenza, in Emilia-Romagna (comprendendo alta e media val Trebbia, val Boreca, bassa val d'Aveto, media val Tidone, val Luretta, alta val Nure).Il toponimo Quattro Province ha origini recenti e si rintraccia in alcuni studi etnologici e musicali effettuati a partire dagli anni settanta del Novecento in poi. Tale denominazione fu coniata e impiegata per identificare un territorio, quale quello convergente nei quattro suddetti distretti amministrativi, accomunato dalle medesime tradizioni musicali, in particolare strumenti e danze tradizionali. A partire dagli anni 2000 il nome è stato esteso a concetti storici e geografici atti a rimarcare una precisa identità culturale dell'area in oggetto. Tuttavia le popolazioni di questi luoghi non hanno mai attribuito un nome particolare o univoco alla zona.Storicamente zona di transito per commercianti, eserciti, pellegrini e viaggiatori, vi passavano antiche percorrenze come la via Postumia (tracciata da Aulo Postumio Albino nel 148 a.C.) che collegava Genova ad Aquileia, la via Francigena, (che durante il Medioevo portava i pellegrini dalla Francia a Roma e da qui a Gerusalemme), la via degli Abati (che partiva da Bobbio) e la via del sale attraverso la quale transitava, verso la pianura padana, il sale proveniente dalla Liguria. I cambiamenti socio-economici hanno totalmente cambiato i modi di vita tradizionali. L'inurbamento e il conseguente spopolamento delle campagne, la difficoltà di mantenere in vita usanze non più indispensabili alla vita sociale dei piccoli nuclei, l'innegabile fascino del nuovo che va a soppiantare un vecchio che portava con sé ricordi e richiami ad una vita povera e difficile, ne hanno notevolmente ridotto la superficie.
Febo Guizzi (1947 – 2 dicembre 2015) è stato un etnomusicologo e antropologo italiano. Professore ordinario di etnomusicologia all'Università di Torino, dal 1999. Fra le sue molte ricerche, in Italia e nel mondo, si ricorda il monumentale Gli strumenti della musica popolare in Italia, terzo volume della Guida alla musica popolare in Italia curata da Roberto Leydi, attualmente (2016) da considerare come il più completo trattato di etno-organologia sugli strumenti della tradizione popolare Italiana.
L'Ensemble Alia Musica è stato un gruppo musicale specializzato nell’esecuzione di musica vocale e strumentale del medioevo. Con sede a Milano, Alia Musica ha svolto ricerca e sperimentazione musicale dal 1975 al 1987. È stato uno tra i primi gruppi a utilizzare, in quegli anni, riproduzioni fedeli di strumenti musicali ricavati da affreschi, dipinti e bassorilievi dell’epoca medievale.
Balli staccati è una denominazione moderna, vulgata dal termine dialettale bàl stàcc usato sull'Appennino bolognese ad indicare la danza di tradizione antica precedente al ballo liscio nell'Appennino bolognese. Nel territorio di pianura e in città questo linguaggio di danza prendeva il nome di bâl spécc. Il termine "stac" e il termine "spécc" fanno riferimento alla presenza di passi saltati o staccati dal suolo, a differenza di quanto era previsto in marce, valzer, polke e mazurke che prevedevano lo scivolamento. In montagna il termine usato per definire il repertorio era mutuato dal ballo maggiormente in uso: Rugìr (Ruggeri o Ruggero) nelle valli di Savena e Idice, Bargamasc o Bergamasco in Val di Sambro, Giga o Trescone nelle valli del Bisenzio e del Reno. In pianura era maggiormente usato il termine manfrina. La tradizione del bàl stàc è diffusa in cinque vallate: del Savena, del Setta, dell'Idice, del Sambro e del Reno.