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La statua di Sant'Eligio di Nanni di Banco fa parte del ciclo delle quattordici statue dei protettori delle Arti di Firenze nelle nicchie esterne della chiesa di Orsanmichele. Fu commissionata dall'Arte dei Maniscalchi e risale al 1417-1421 circa, collocata in situ nel 1422 circa. È in marmo apuano ed è alta 240 cm. Oggi si trova conservata all'interno del Museo di Orsanmichele, mentre all'esterno è sostituita da una copia.
Il gruppo dei Quattro Santi Coronati di Nanni di Banco fa parte del ciclo delle quattordici statue dei protettori delle Arti di Firenze nelle nicchie esterne della chiesa di Orsanmichele. Fu commissionato dall'Arte dei Maestri di Pietra e Legname e risale al 1409 circa-1416/17. È in marmo apuano ed è composto da quattro figure; la più alta misura 203 cm. Oggi si trova conservato all'interno del Museo di Orsanmichele, mentre all'esterno è sostituito da una copia.
Giovanni di Antonio di Banco, detto Nanni di Banco (Firenze, 1380/1390 circa – 1421), è stato uno scultore italiano. Lo scultore reagì ai manierismi tardo-gotici dirigendo la sua ricerca verso l'antico di cui riprese i modi pacati ma solenni, più statici delle opere coeve di Donatello, che sono invece caratterizzate da un'energia e vitalità trattenute ma perfettamente visibili.
La statua di San Filippo di Nanni di Banco fa parte del ciclo delle quattordici statue dei protettori delle Arti di Firenze nelle nicchie esterne della chiesa di Orsanmichele. Fu commissionata dall'Arte dei Calzolai e risale al 1410-1412 circa. È in marmo apuano ed è alta 250 cm. Oggi si trova conservata all'interno del Museo di Orsanmichele, mentre all'esterno è sostituita da una copia.
Il Profetino (Isaia?) è un'opera attribuita a Nanni di Banco e risalente al 1407. È in marmo bianco e misura 131 cm di altezza. L'opera, proveniente dalla Porta della Mandorla di Santa Maria del Fiore, era già stata attribuita al giovane Donatello, il quale sembra aver scolpito invece i due Profetini nei tabernacoli ai lati dell'arco cuspidato sul registro inferiore. Insieme ad un altro Profetino attribuito a Donatello è oggi esposto nel Museo dell'Opera del Duomo di Firenze. La prima attribuzione risaliva al ritrovamento di un documento del 1408 che registrava il pagamento a Donatello di due statuette di profeti, indicando nella diversità delle due opere una possibile incertezza del giovane scultore ancora in cerca di un proprio stile. Più recentemente è stata riconosciuta invece la mano di Nanni di Banco, che in quel periodo era in società con Donatello e pure lui impegnato nella decorazione della porta della Mandorla. Altri riconoscono poi nel documento invece una menzione ad uno dei profeti degli sproni o del portale del Campanile di Giotto, che però sono di chiaro stile gotico: la confusione nasce forse dal fatto che i due profetini vennero trasportati proprio sul portale del Campanile nel 1431
La Porta della Mandorla è la porta laterale sinistra della fiancata nord del Duomo di Firenze, davanti a via Ricasoli. Fu realizzata dal 1391 al 1423, con vari scultori, tra i quali Donatello e, soprattutto Nanni di Banco. Deve il suo nome alla raffigurazione nel timpano dell'Assunzione della Vergine entro un nimbo a forma di mandorla. Nelle girali vegetali scolpite sugli stipiti si notano innesti di massicce figure modellate secondo l'antico. Le sculture della porta hanno una notevole rilevanza nella storia dell'arte perché vennero realizzate durante il passaggio tra le ultime fasi del gotico e il primo incipiente Rinascimento, con i primissimi esempi di gusto rigorosamente classicista a Firenze, che di lì a poco diventò predominante. Questa ricerca di novità guardando al passato aveva come tecnica privilegiata proprio la scultura, poiché per gli scultori era più agevole il confronto con le opere degli antichi.