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Per pittura napoletana si intende quell'attività creativa pittorica che abbraccia un arco di tempo che va dal XVII alla prima metà del XX secolo e che ha interessato la città di Napoli influenzando poi tutto il meridione. Tra le principali città d'arte europee, Napoli può vantare una lunga tradizione artistica sebbene non si sia potuta riscontrare una vera e propria scuola pittorica continuativa nei secoli e nota sul piano europeo. Tuttavia importanti e numerose correnti artistiche si sono affermate nel corso dei secoli nella città partenopea grazie al suo cosmopolitismo, che l'ha portata a contatto prima con la pittura senese e poi a quella emiliana, alla presenza di sovrani illuminati come Roberto d'Angiò e Carlo di Borbone e grazie anche al passaggio in città di Caravaggio, il cui arrivo, avvenuto nel XVII secolo, fu determinante per la nascita della pittura napoletana strettamente intesa con la conseguente fioritura in città di un cospicuo numero di seguaci che contribuirono considerevolmente alla nascita della corrente del caravaggismo. Nel corso del XIX secolo la pittura napoletana assunse una maggiore consapevolezza individuale grazie all'Accademia di Belle Arti che formò un importante numero di artisti, dei quali, una parte di questi, costituì la cosiddetta scuola di Posillipo, all'avanguardia nella pittura di paesaggio.
L'Impressionismo è una corrente artistica sviluppatasi in Francia, a Parigi, nella seconda metà dell'Ottocento, precisamente tra il 1860 e il 1870 e durata fino ai primi anni del Novecento. Inaugurato nello studio del fotografo Nadar è caratterizzato da una precisa esperienza di gusto, in un momento storicamente definito, s'identifica questa tendenza nella civiltà artistica moderna, con i pittori che amano dipingere "en plein air" ovvero all'aria aperta.
En plein air (letteralmente all'aria aperta) è una locuzione in lingua francese che indica un metodo pittorico consistente nel dipingere all'aperto per cogliere le sottili sfumature che la luce genera su ogni particolare. Altro obiettivo di questa tecnica è quello di cogliere la vera essenza delle cose, poiché risulta essere espressione derivante dall'osservazione diretta della realtà. In voga soprattutto nell'Ottocento europeo, la pittura en plein air fu grandemente utilizzata dalla corrente pittorica degli impressionisti. La tecnica ebbe quali anticipatori Leonardo da Vinci (che sosteneva "Io dipingo solo ciò che vedo") e, secoli più tardi, i paesaggisti Pierre-Henri de Valenciennes e Thomas Jones, che abbozzavano, con la tecnica ad olio su piccoli fogli di carta, gli effetti di luce che poi venivano riproposti sulle loro tele. I primi ad applicare questa tecnica furono i pittori romantici inglesi, mentre, In Italia, furono invece i cosiddetti macchiaioli.Venne perfezionata dagli impressionisti, anche se la vera paternità è da attribuirsi secondo vari studiosi alla scuola di Barbizon e a Gustave Courbet, (che per primo ne delineò i principi).Questa tecnica sarà poi rigettata nel decadentismo quando lo stimolo dell'artista non sarà più la natura ma l'interiorità più profonda, il mistero.Fra i più celebri pittori di dipinti realizzati "all'aperto" vi sono Manet, Monet, Filippini, Cézanne, Renoir, Pissarro, Van Gogh Camille Corot, Théodore Rousseau, Constant Troyon, Charles-François Daubigny, Berthe Morisot, William Turner, John Constable e William Holman Hunt.
Arte accademica, o art pompier, fu definita con intenti derisori la pittura prodotta in Francia nella seconda metà del XIX secolo sotto l'influsso delle Accademie di Belle Arti. L'espressione indica ancora oggi quell'arte, appunto, accademica e ufficiale, gradita al potere, che, pur eseguita con tecnica magistrale, risulta spesso falsa e vuota fino al cattivo gusto.