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Le lettere pastorali sono tre lettere tradizionalmente attribuite a Paolo di Tarso e incluse nel Nuovo Testamento: la Prima lettera a Timoteo, la Seconda lettera a Timoteo e la Lettera a Tito. Oggi la maggior parte degli studiosi ritiene che questi scritti non siano opera diretta di Paolo, ma siano riconducibili a una tradizione a lui successiva. Le tre lettere sono generalmente considerate come un gruppo per similarità di stile e contenuti e perché, a differenza degli altri scritti paolini, non sono indirizzate ad una Chiesa o ad un gruppo di Chiese ma si rivolgono piuttosto a una singola persona. Sono inoltre chiamate pastorali perché in esse l'autore istruisce Timoteo e Tito nel loro compito di pastori di una chiesa. L'espressione Lettere pastorali è comunque relativamente recente: viene infatti utilizzata per la prima volta in Germania da Paul Anton nel 1753, mentre Cosma Magliano aveva precedentemente, nel 1609, raggruppato i tre scritti sotto il nome di Lettere pontificali.
Le lettere di Paolo sono tredici testi del Nuovo Testamento attribuiti dalla tradizione all'apostolo Paolo di Tarso. In esse Paolo scrive a varie comunità da lui fondate o visitate nei suoi viaggi apostolici; alcune lettere sono inoltre dedicate a persone a lui care. In passato la Chiesa cattolica attribuì a Paolo di Tarso la Lettera agli Ebrei, nella quale non è indicato il nome dell'autore; tale lettera è oggi ritenuta, pressoché unanimemente, essere di un altro autore. Si sono inoltre conservate alcune lettere che affermano di essere state scritte da Paolo ma che sono ritenute apocrife dalla maggioranza degli esegeti.
Una lettera pastorale, spesso detta semplicemente pastorale, è una lettera aperta indirizzata da un vescovo al clero o ai laici della sua diocesi che contiene ammonizioni, istruzioni, consolazioni, direzioni per comportamenti in particolari circostanze, ecc. Nella chiesa cattolica, tali lettere sono emesse in occasione di particolari momenti ecclesiastici, in particolare all'inizio di determinate feste. Le lettere vengono spesso lette anche all'interno delle congregazioni che non dipendono dalle diocesi. Documenti analoghi esistono anche tra i gli episcopali, i presbiteriani, i congregazionali ed i battisti.
La Prima lettera a Timoteo è una delle tre epistole conosciute come lettere pastorali incluse nel Nuovo Testamento. Cristiani, teologi, Padri della Chiesa e scrittori dei primi secoli nonché la più antica lista dei libri del Nuovo Testamento, ovvero il Canone muratoriano (anno 180), l'elenco di Cheltenhan (360) e il Concilio di Cartagine del 397 (che produsse il canone) attribuiscono a Paolo di Tarso lo scritto. Secondo la Bibbia CEI: «Fin dal II sec. la tradizione cristiana le ritiene di Paolo e l'attribuzione è ancora valida, nonostante che la maggior parte degli studiosi preferisca, in base alla critica interna, addebitarle a un discepolo di Paolo o a un ignoto scrittore cristiano del II sec.». La lettera indirizzata al suo giovane discepolo Timoteo mentre era ad Efeso, fu scritta da Paolo mentre era in Macedonia. Alcuni studiosi collocano la data della stesura dell'epistola fra il 63 o secondo altri nel 66-67. Secondo la maggioranza degli studiosi moderni si tratta invece di una lettera pseudepigrafica, scritta da un autore diverso da Paolo tra la fine del I e l'inizio del II secolo. Una minoranza di studiosi sostiene, invece, che l'autore sia stato Paolo di Tarso e gli accademici del The American Journal of Biblical Theology asseriscono che "è facile dimostrare" che sia stato proprio l'apostolo Paolo lo scrittore della lettera, così come anche per il teologo e accademico britannico James Dunn, noto per le sue opere su Paolo di Tarso.
Don Lorenzo Milani, nome completo Lorenzo Carlo Domenico Milani Comparetti (Firenze, 27 maggio 1923 – Firenze, 26 giugno 1967), è stato un presbitero, scrittore, docente ed educatore cattolico italiano. La sua figura di prete è legata all'esperienza didattica rivolta ai bambini poveri nella disagiata e isolata Scuola di Barbiana, nella canonica della Chiesa di Sant'Andrea. I suoi scritti innescarono aspre polemiche, coinvolgendo la Chiesa cattolica, gli intellettuali e politici dell'epoca; Milani fu un sostenitore dell'obiezione di coscienza opposta al servizio militare maschile (all'epoca obbligatorio in Italia); per tale motivo fu processato - e poi assolto - per apologia di reato. Il suo libro Esperienze Pastorali, inizialmente dotato dell'imprimatur ecclesiastico, fu oggetto di un decreto del Sant'Uffizio del 1958 contenente la proibizione di stampa e di diffusione e solo nel 2014, dopo 56 anni, la ristampa del libro non ha più avuto proibizione da parte della Chiesa.