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Violenza contro gli uomini è un'espressione usata da alcuni ricercatori per raggruppare vari fenomeni di violenza contro gli uomini, tra cui le violenze intrafamiliari, la violenza sessuale, la violenza di genere e gli abusi su minori.Alcuni ricercatori ritengono che la violenza contro gli uomini sia un serio problema sociale, oggetto di meno attenzione della violenza contro le donne e che sia un fenomeno diverso dalla violenza sulle donne per natura, contesto e modalità di studio.Tra le ragioni per cui la violenza contro gli uomini sarebbe considerata un tabù sociale, viene indicato lo stereotipo dell'uomo come sesso forte, che porterebbe a una scarsità di studi sulla violenza delle donne contro gli uomini, sebbene esistano. Secondo alcuni autori, gli uomini sarebbero sottorappresentati come vittime e sovrarappresentati come autori di violenze.La violenza sessuale contro gli uomini è trattata in modo diverso a seconda delle società e dei contesti in cui viene affrontata. Diversi studi sostengono che, «per ridurre e prevenire la violenza sessuale contro gli uomini nelle situazioni di conflitto, il diritto internazionale dovrebbe essere interpretato, applicato e rinforzato in modo da delegittimare le concezioni pregiudizievoli e discriminatorie di genere, sesso e (omo) sessualità che spesso alimentano tale tipo di violenza».Il problema della violenza contro gli uomini è stato oggetto di dibattito presso il Consiglio d'Europa, nel rispetto della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, ove essa è stata definita una "violazione dei diritti umani, ma anche un ostacolo all'eguaglianza tra donne e uomini" ("violation of human rights, but also as an obstacle to equality between women and men").Secondo un documento del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione "la violenza tra uomini è spesso legata a rigide norme di genere e a dinamiche di potere" e stima che l'80 per cento delle vittime di omicidi siano maschi, e che è da tre a sei volte più probabile che gli autori siano uomini piuttosto che donne.
Quello di terzo genere o terzo sesso è un concetto per cui il singolo individuo viene sottoposto ad una categorizzazione - sia da se stesso che dall'intero sistema sociale di appartenenza - in quanto non è né uomo/maschio né donna/femmina: indica pertanto chi non si riconosce nel binarismo di genere. Si tratta in ogni caso di una categoria presente anche in strutture sociali che riconoscono tre o più generi. Il termine "terzo" è solitamente inteso come "altro"; alcuni studiosi e ricercatori di antropologia culturale e sociologia hanno descritto il 4°, il 5° e "alcuni" generi. La biologia determina se il sesso, l'eterosoma cromosomico e l'apparato genitale dell'anatomia di un uomo è maschile, femminile o una delle rare variazioni (Disorders of sex development-DSD) di questo dimorfismo sessuale il quale può creare un grado di ambiguità noto come intersessualità; tuttavia lo stato di identificazione personale come - o essere identificato dalla società come - un uomo, una donna o altro, viene solitamente definito anche dall'identità di genere dell'individuo e dal ruolo di genere assunto nella particolare cultura in cui si trovano a vivere. Non tutte le culture umane posseggono ruoli di genere strettamente definiti. Nelle diverse culture un 3° o anche un 4° genere può rappresentare cose molto diverse tra loro. Per i nativi delle Hawaii e di Tahiti, quello denominato Māhū è uno stadio intermedio tra uomo e donna, ovverosia una "persona di genere indeterminato". La tradizionale figura del "Diné" tra i Navajo degli Stati Uniti sud-occidentali si vede riconosciuta in almeno 4° generi: donna femminile, donna maschile, uomo femminile e uomo maschile. Il termine "terzo genere" è stato anche usato per descrivere gli Hijra dell'India e del Pakistan i quali hanno acquisito la propria identità di genere come legalmente riconosciuta, i fa'afafine della Polinesia e le "vergini giurate" (burrnesh) dell'Albania. Pur rinvenendosi in un certo numero di culture non occidentali i concetti di "terzo", "quarto" e "alcuni" ruoli di genere sono ancora in qualche modo nuovi alla cultura occidentale tradizionale e al pensiero concettuale. È altamente probabile che il concetto venga abbracciato nella moderna subcultura LGBT o Queer, o nelle culture delle minoranze etniche che esistono all'interno di grandi comunità occidentali come quelle dei nativi americani degli Stati Uniti d'America i quali hanno ruoli di genere assegnati per i "Two Spirit" (gli aventi una "doppia spiritualità"). Mentre gli studiosi occidentali mainstream, in particolare gli antropologi che hanno cercato di scrivere sulle persone "di genere" del nativo americano e dell'Asia meridionale, hanno spesso cercato di comprendere il termine "terzo genere" esclusivamente nella lingua dei moderni movimento LGBT e comunità gay; altri invero - specialmente di origini indigene - non mancano di sottolineare che la loro mancanza di comprensione e contesto culturale ha portato a diffuse e false dichiarazioni di persone di "genere terzo".
Il rapporto sessuale (amplesso e coito) un'attivit fra due individui dalla quale pu insorgere, se di tipo eterosessuale, la riproduzione d'essi o d'alcuni d'essi se il rapporto tra pi di due esseri. La sessualit e i rapporti sessuali sono considerati elementi sostanziali dell'essere umano poich , oltre alla riproduzione, coinvolgono gli aspetti ontogenetici dell'essere umano e in modo preponderante, lo sviluppo dell'identit , la formazione e il mantenimento delle sue relazioni nell'ambiente di vita.
La psicologia sociale è una branca della psicologia che studia l'interazione tra l'individuo e i gruppi sociali. Il primo studio di psicologia sociale può essere considerato La psicologia dei popoli (Völkerpsychologie) di Wilhelm Wundt, del 1900 e 1920. Essa però si afferma come disciplina a sé stante negli USA, dagli inizi del XX secolo, con Norman Triplett e William McDougall. Gli psicologi sociali tipicamente spiegano il comportamento umano in termini di interazione tra stati mentali e situazioni sociali immediate. Nella famosa formula euristica di Kurt Lewin (1951), il comportamento (C) viene visto come una funzione (f) dell'interazione tra la persona (P) e l'ambiente (A), concetto sintetizzato da Lewin con C = f ( P , A ) {\displaystyle C=f(P,A)} . L'aggettivo "sociale" rappresenta un dominio interdisciplinare che fa da ponte tra la psicologia e la sociologia. Durante gli anni immediatamente successivi alla seconda Guerra mondiale, ci fu collaborazione frequente tra psicologi e sociologi (Sewell, 1989). Negli anni recenti le due discipline si sono specializzate in modo crescente ed isolate l'una dall'altra, con i sociologi che si concentrano su "macro variabili" (struttura sociale), con estensione molto più ampia. Ciononostante, gli approcci sociologici alla psicologia sociale rimangono un'importante controparte alla ricerca psicologica in questa area.
Il complesso, in psicologia, è una definizione usata, talvolta impropriamente, per descrivere la comparsa di una serie di sentimenti di tipo coscienti, sgraditi, inevitabili, arrecanti incertezze e ansie nei riguardi del soggetto interessato e non alterabili attraverso il ragionamento. Il complesso è un agglomerato di contenuti psichici, di immagini, ricordi ed esperienze; l'Io stesso è un complesso. Tali contenuti si formano e ruotano intorno al nostro sviluppo affettivo ed emotivo, in relazione costante tra loro articolano le nostre componenti soggettive ed il nostro modo di vedere il mondo. Carl Gustav Jung coniò il termine "complesso" per identificare quel materiale, più o meno inconscio, che più condiziona la nostra esistenza, che nasce e vive in noi attraverso espressioni sintomatiche con tonalità più o meno nevrotiche dalla quale la nostra personalità prende vita. Jung annunciò che non sono i sogni la via regia per l'inconscio, ma il complesso stesso. In termini semplici, il complesso è la correlazione tra carattere (tipo psicologico) e società, ovvero le nevrosi di relazione tra l'Io e il Sé. Essi si muovono e si presentano a noi continuamente, in maniera autonoma e personificata nell'esperienza presente, nei sogni e soprattutto nella possessione in cui la nostra volontà e l'attenzione possono essere completamente sopraffatte al punto da condurre la nostra coscienza verso un destino proprio.